100 anni Whirlpool http://www3.varesenews.it/blog/100-anni-whirlpool cento di questi anni Mon, 19 Feb 2018 17:48:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.10 Questo blog è diventato un libro http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/08/31/questo-blog-e-diventato-un-libro/ Wed, 31 Aug 2011 21:47:47 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=584 Continua a leggere]]> Chi l’avrebbe mai pensato, nel momento in cui è stato pubblicato il primo post.
Questo blog, storia di un breve ma lungo viaggio in America, è uscito dalla Rete ed è diventato un volume. Pure bello: con una grafica moderna e accattivante, e persino un elastico che lo ferma come se fosse uno dei celebri taccuini di viaggio di Bruce Chatwin, a ricordo imperituro del fatto che i racconti più umani cominciano su una strada, senza sapere nulla della meta.
Il libro, firmato da Marco Giovannelli, direttore di Varesenews e autore degli appunti di viaggio qui conservati, è stato pubblicato da Whirlpool con il nome “Diario di viaggio di un’altra America” e verrà presentato durante Anche Io, la festa di Varesenews, che si svolge all’area feste di Schiranna di Varese dal 2 al 4 settembre.

Più precisamente, l’appuntamento è per sabato 3 alle 17.30: qui l’autore – del blog e del libro –  racconterà dal vivo la sua esperienza in un incontro che coinvolgerà tutti e 5 i sensi. E le copie del libro che saranno a disposizione serviranno, per quanto possibile, a dare un tetto sulla testa a chi fuori casa c’è costretto a stare dagli eventi: il ricavato delle vendite – ad offerta libera – sarà infatti devoluto ad Habitat for Humanity, una delle associazioni a cui la multinazionale è legata, che si premura di costruire case a chi non può permetterselo con l’aiuto di centinaia di volontari.

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Pezzi di viaggio http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/23/pezzi-di-viaggio/ Thu, 23 Jun 2011 20:19:59 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=568 Continua a leggere]]> Stiamo lavorando a rendere il blog un instant book. Una sorta di diario di viaggio vero. Testi che riprendono i post giorno per giorno. Foto che accompagnano le parole. E con queste alcune immagini di momenti dell’international media tour.
Questo riprende alcuni appunti all’inizio della serata con Nancy Tennant che “va in giro per il mondo a raccontare la storia del più radicale cambiamento di un’azienda”.

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L’altra America tra leccornie e “schiscette” http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/17/tra-leccornie-e-schiscette/ http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/17/tra-leccornie-e-schiscette/#comments Fri, 17 Jun 2011 23:21:02 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=548 Continua a leggere]]> Non potevo resistere alla tentazione di scrivere un post sull’esperienza gastronomica di questi quattro giorni, dando così una mano al cronista ufficiale dell’avventura.

Oltre al fattore geografico – abbiamo attraversato quattro stati – è contato molto anche l’aspetto logistico, per non parlare delle realtà molto diverse che abbiamo scoperto. Si parte quindi con Chicago, considerata una delle capitali della cucina statunitense.
Sicuramente non ci ha deluso, grazie anche alla grande professionalità di Fernando Marfìl con la sua esperienza nel settore alberghiero di lusso. Lo show cooking organizzato al World of Whirlpool era sicuramente spettacolare, ma anche e soprattutto di qualità. Accolti con un bicchiere di Merlot californiano (volendo era a disposizione un’ampia selezione di birre nazionali) e delicate sfoglie alle verdure appena sfornate, gli ospiti si sono visti servire una rapida successione di impeccabili stuzzichini, culminati con irresistibili miniature di hamburger da boccone. Tra le pietanze preparate sulle futuristiche cucine del World of Whirlpool svettava un inarrivabile controfiletto, brasato fino alla caramellatura e così tenero che si sfaldava a guardarlo. Azzeccato l’abbinamento, optional, con un’aerea mousse di crème fraiche e rafano. Dignitosa la selezione di formaggi, tutti americani, tutti da scoprire, in abbinamento a frutta e vari tipi di pane. I dolci erano una teoria completa sul cioccolato in tutte le sue forme. Divino.

Giorno 1: Chicago – Benton Harbor- Brandy Wine –

Sorvolando il breakfast, pantagruelico ma fortunatamente a scelta, si giunge al pranzo dell’indomani, ahimè non classificabile poiché costituito da panini e patatine in busta, come se non bastasse consumati sul pulmann e annaffiati dalla micidiale, ben nota e universale bibita gassata nazionale. Comunque, per dovere di cronaca, ecco l’autopsia del contenuto della mia invitante e carinissima “schiscetta” ricevuta in dotazione all’uscita del World of Whirlpool: panino-stoppa molliccio XXL farcito allo stremo con salumi vari non identificati, maionese o simile, foglia d’insalata anemica e fetta di pomodoro; un biscotto affetto da gigantismo, non male; un sacchetto di snack simil-patatine al gusto bacon; una mela (la mia salvezza). Il contenuto di sale sarebbe bastato a conservare il pescato di un’intera stagione di acciughe di Monterosso, ma aveva il pregio di mascherare il reale sapore degli alimenti.

Le cose migliorano alla sera, con la cena servita alle 18.30 secondo l’usanza statunitense. Ottima introduzione con vini bianchi e rossi californiani. Degno di nota il pinot nero, generoso e senza pretese. A tavola, in un ambiente caldo e accogliente da mountain lodge, ci attende la classica insalata mista, presentata però con qualche ricercatezza. Garba all’occhio e rinfresca il palato ancora arso dalla salatura forzata del pranzo. Il “main course” rientra nella categoria “surf ’n turf” ovvero “mare e monti”, con una grigliata mista di carne e pesce accompagnata da un’ottima spadellata di verdure miste. Non mi pronuncio sulla forzatura delle capesante abbracciate al pollo, entrambi ineccepibili, ma compatisco il povero salmone sock-eye di grande lignaggio afflitto da una eccessiva cottura. A conclusione, un irresistibile monolito di cioccolato nella più classica delle interpretazioni della torta “foresta nera” salva la partita.

Giorno 2 – Brandywine – Benton Harbor – Greenville

Breakfast buono, consistente, abbondante nella bella sala del lodge. A pranzo siamo ricevuti dal presidente Fettig nella “executive dining room” del quartier generale mondiale. Siamo un po’ in soggezione e l’interesse non va certo al cibo, ma alla discussione sui grandi temi dell’innovazione e della strategia dell’azienda. Le domande sono un fuoco nutrito, ma il presidente risponde instancabilmente, riuscendo anche a mangiare senza che ci si accorga. Tutta un’arte. L’aspetto gastronomico risente dalla necessità di non fare aspettare neanche un secondo l’uomo più importante della squadra, quindi gli spiedini di pollo e manzo, accompagnati da riso pilaf e verdure grigliate, sono un po’ legnosi. Soffrivano già di anonimità, e l’attesa li ha depressi ulteriormente. Niente primo e il dessert è una monoporzione, a scelta, tra un’ottima torta al limone e un delicato clafoutis ai mirtilli.  A tavola niente alcolici, questo prima di tutto è un luogo di lavoro.

Giunge la sera, e pure giunge a Greenville il nostro pulmann. Ad attenderci nel nuovissimo negozio “KitchenAid Experience” un impagabile gruppo di pensionate della fabbrica, pronte a coccolarci con gli stuzzichini che hanno realizzato con le loro mani. Tenerissime nonnine, benedette casalinghe che ci regalano con un sorriso l’America profonda e rurale, in un piatto. Sorprendenti involtini di castagne d’acqua e bacon in salsa barbecue; formaggio al forno in crosta di noci di pecan e zucchero di canna, da mangiarsi spalmato sul pane; gamberoni in salsa di pomodoro, rafano, tabasco e worcester; formaggio fresco alle erbe e verdure, tutte a me sconosciute, anch’esso da spalmare; verdure fresche di ogni tipo. Una boccata di aria fresca, una piccola scoperta gastronomica, con semplicità e soprattutto con il cuore.

La cena vera e propria ha luogo al “Bistro off Broadway” situato nell’edificio che ospitava la fabbrica originale dei leggendari mixer. L’ambientazione è quella del mid-west diner, con i colorati neon a pubblicizzare tale o talaltra marca di birra, le luci soffuse, il pavimento in legno e il lungo bancone. Ceniamo in compagnia del sindaco e di un politico della contea. D’obbligo l’assaggio della carne, nei vari tagli autoctoni, sconosciuti alle nostre tavole. Mi avventuro con un flat iron, taglio particolare di anteriore, mentre Marco si limita ad un più prudente “new york” (roast beef tagliato “nell’altro senso” rispetto a noi). Immancabili, e buone, le patatine. Abbondante, e gelata, la birra. Impossibile affrontare il dessert, le porzioni USA sono poco gestibili per i nostri stomaci europei.

Giorno 3 – Greenville – Clyde- Detroit

Breakfast al “Comfort Inn” senza intoppi, con la simpatica variante dei wafer “fai da te”. In realtà siamo assistiti da una arzilla nonnina del west. Qui sono tutti così gentili, e sempre pronti a farsi in quattro per farti stare più comodo, servirti quello che vuoi come lo vuoi…

A pranzo ricompaiono i lugubri panini, d’altronde il programma è talmente serrato che non vi è alternativa. Ci sostentiamo con un classico “sub” (da “subway”, metropolitana, per la forma oblunga) da un piede (33cm di lunghezza) nelle varianti prosciutto, formaggio, o “club” ovvero un po’ di tutto. Optiamo per quest’ultima soluzione. Di nuovo i biscotti giganti, davvero buoni ma un po’ stufagenti. Da bere sempre lei, la “soda” di Atlanta nella sua lattina rossa inconfondibile.

La cena la consumiamo in aeroporto, a Detroit. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Marco è attirato da un messicano, a dire il vero invitante. Cediamo. Mi accorgo che il direttore di Varesenews in realtà non sa nulla di pico de gallo, fajitas, jalapeños, chipotles e chili con carne. A dire il vero sul cibo si è espresso poco, se non per niente, durante questo viaggio. Questa è la parte meno avventurosa del suo carattere. Occorrerà rimediare, non può un viterbese autentico mancare di opinioni culinarie. Ci sarà modo in un prossimo futuro, spero. Intanto gli ordino in emergenza un “classic bacon barbecue burger” corredato da solide patatine. La cameriera chiede di vedere la mia carta d’identità alla mia richiesta di una Budweiser alla spina. Vuole controllare che abbia 21 anni!! Paradossi del regolamento seguito alla lettera!

Si conclude così nel più classico dei modi la nostra avventura gastronomica nel mid-west americano, con un hamburger perfetto e ahimè stracalorico, sognando già linguine, ravioli e risotti. Incorreggibili.

Pierre Ley

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The other America, of tidbits and DIY lunches http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/17/the-other-america-of-tidbits-and-diy-lunches/ Fri, 17 Jun 2011 03:22:58 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=562 Continua a leggere]]> I couldn’t resist the temptation to write a postscript to the gastronomic experience of the last four days, and thereby, give a hand to the official reporter of the adventure.

In addition to the geographical factor (we crossed four States), the logistic aspect also counted a great deal, not to mention the very different situations we discovered. So, I’m starting with Chicago, which is considered to be one of the capitals of US cuisine. And we were certainly not disappointed, thanks also to the great professionalism of Fernando Marfil, with his experience in the luxury hotel sector. The cooking show organized at the World of Whirlpool was, without doubt, spectacular, but also, and above all, high quality. We were welcomed with a glass of Californian Merlot (had we wanted, there was a large selection of American beers available) and delicate puff pastries, with vegetables, straight from the oven; the guests were served a rapid succession of flawless canapés, that culminated with irresistible bite-sized hamburgers. Among the dishes prepared on the futuristic cookers of the World of Whirlpool, an unbeatable sirloin sticks in my mind; it had been braised until it had begun to caramelize, and it was so tender that it melted as soon as I looked at it. The optional pairing, with an airy mousse of crème fraiche and radish was spot-on. There was a good selection of cheeses, all American, all to discover, paired with fruits and various types of bread. The sweets were a presentation of chocolate in all of its forms. How divine!

Day 1: Chicago – Benton Harbor – Brandywine

Skipping the enormous breakfast selection, we came to lunch on the following day, which was, alas, unclassifiable, as it consisted of rolls and packets of crisps, and if that weren’t enough, we ate them on the coach and watered them down with the deadly, well-known and universal national fizzy drink. In any case, for the purposes of the news, here’s a rundown of the contents of my appetizing and extremely delightful “DIY lunch” issued at the exit of the World of Whirlpool: XXL bread roll stuffed with a variety of unidentified cold meats and salami, mayonnaise, or something similar, an anemic lettuce leaf and a slice of tomato; a biscuit affected by gigantism, not bad; a bag of bacon-flavored, crisp-like snacks; an apple (which was my salvation). The salt content would have been enough to preserve the catch of a whole anchovy season in Monterosso, but it had the merit of masking the real flavor of the food.

Things got better in the evening, with the dinner served at 6.30 pm, in accordance with US customs. An excellent introduction with Californian red and white wines. Worth noting was the Pinot Noir, which was generous and without pretense. On the table, in a warm and cozy mountain lodge setting, we were welcomed with the classic mixed salad, presented, however, with a few refinements. It was pleasing to the eye, and refreshing to the palate, which was still deadened by the forced salting of lunch. The main course fell into the category of “surf and turf”, with a mixed grill of meat and fish, accompanied by an excellent selection of mixed vegetables. I won’t say what I thought of the abundance of scallops or the chicken (both exemplary), but I felt sorry for the poor sockeye salmon, which I image was of noble heritage, but which was, sadly, overcooked. At the end, an irresistible monolith of chocolate, in its more classical of guises, of the “black forest” gateau, saved the day.

Day 2 – Brandywine – Benton Harbor – Greenville

Good, substantial and rich breakfast in the lovely dining room of the lodge. At lunchtime, we were received by the chairman, Jeff Fettig, in the “executive dining room” in the world headquarters. We were a little in awe, and our interest was certainly not focused on the food, but on the discussion of the great topics of innovation and of the company’s strategy. The questions came thick and fast, but the chairman answered tirelessly, even managing to eat without anyone noticing. There was an art to it all. The gastronomic appearance suffered from the need not to wait even one second for the most important man in the team, and as a result, the chicken and beef kebabs, accompanied with pilaf rice and grilled vegetables, were a little tough. They were already suffering from anonymity, and the wait depressed them further. No first course, and the dessert was a single portion, a choice between an excellent lemon pie and a delicate clafoutis of blueberries. There was no alcohol on the table, this was, after all, a place of work.

Evening came, and our coach reached Greenville. Waiting for us in the very latest “KitchenAid Experience” shop was a group of women pensioners, former employees of the factory, who were ready to spoil us with canapés that they themselves had made. Loving little grandmas, blessed housewives who, with a smile, presented us with deep, rural America, on a dish. Surprising roulades of water chestnuts and bacon, in a barbecue sauce; baked cheese in a pecan crust and cane sugar, to spread on bread; king prawns in a tomato, radish, Tabasco and Worcester sauce; fresh herb cheese, and vegetables all unknown to me, also for spreading; fresh vegetables of every kind. A breath of fresh air, a small gastronomic discovery, with simplicity and, above all, with heart.

The actual dinner took place in the Bistro off Broadway, situated in the building that housed the original factory of the legendary mixers. The setting was that of a mid-west diner, with colored neon signs advertising this or that make of beer, suffused lights, wooden floors and a long counter. We dined in the company of the Mayor and of a county politician. It was compulsory to try the beef, one of the various local cuts that are unknown on Italian tables. I ventured for a flat iron, a particular cut from the front, but Marco was less adventurous and more cautiously chose a “New York” (a sirloin cut “the other way” to us). Of course, there were plenty of French fries, and they were good. And plenty of icy-cold beer. It was impossible to face the dessert, the US portions are difficult to tackle for our European stomachs.

Day 3 – Greenville – Clyde – Detroit

Breakfast at the “Comfort Inn”, without any hitches, with a pleasant variation of the “do it yourself” wafer. In fact, we were assisted by a sprightly grandma of the west. Here, everyone is so polite, and always ready to do their utmost to make you more comfortable, to serve you what you want, the way you want it …

At lunch, the dismal bread rolls reappeared, but then, the schedule was so full that there was no alternative. We fed ourselves with a classic foot-long “sub” (from subway”, because of the elongated shape), which came in the ham, cheese, or “club” (a bit of everything) version. We chose the latter. Again the giant biscuits, which were good, albeit a little boring. And to drink, there was the Atlanta “soda” again, in its unmistakable red can.

We ate dinner in the airport, in Detroit. We were spoilt for choice. Marco was attracted by Mexican food, which, to be honest, was very inviting. We gave in. I realized that the director of Varesenews, in fact, didn’t know anything about pico de gallo, fajitas, jalapeños , chipotles or chili con carne. To tell the truth, he had said little, if indeed anything, about the food during this trip. This was the least adventurous side of his personality. This would have to be remedied, no authentic native of Viterbo can be without an opinion on culinary matters. There must be a way, in the near future, I hoped. In the meantime, I ordered him a “classic bacon barbecue burger”, which came with solid French fries. The waitress asked to see my identity card when I asked for a draught Budweiser. She wanted to check that I was 21!! The paradoxes of the rule followed to the letter!

And thus, our gastronomic adventures in the American mid-west came to an end in the most classic of ways, with a perfect, and, alas, highly calorific hamburger, as we were already dreaming of “linguine”, ravioli and risottos. Incorrigible.

Pierre Ley

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Thank you http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/thank-you/ Thu, 16 Jun 2011 21:38:19 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=532 Continua a leggere]]> Un vero tour con 554 miglia, ovvero 882 chilometri. Quattro stati attraversati: Illinois, Indiana, Michigan e Ohio. Quattro città: Chicago, Benton Harbor, Greenville e Clyde. Tre notti in tre diverse strutture (splendido il lodge a Brandywine Creek).
Whirlpool ha gestito in modo impeccabile tutta l’iniziativa. Un grazie speciale va a Kristine Vernier, Jody Lau e Lesli Davis Clarke, nostre muse e accompagnatrici deliziose.

A Jill Saletta, Kim Thompson e Jeff Noel che sono stati molto insieme a noi. A Nancy Tennant che ha gestito una serata molto stimolante sull’innovazione. Al presidente Jeff Fettig che ci ha accolti e ascoltati con grande attenzione; lui è il “capo” e l’uomo che ha maggiori meriti e responsabilità dei nuovi corsi di Whirlpool. Ai diversi direttori e responsabili di strutture che hanno paretcipato ai diversi incontri e visite.
E, per me personalmente, un immenso ringraziamento a Pierre che mi ha tradotto gran parte delle relazioni e mi ha sopportato per tre giorni.

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Thank you http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/thank-you-2/ http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/thank-you-2/#comments Thu, 16 Jun 2011 21:37:12 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=542 Continua a leggere]]> It was a real tour, covering 554 miles, across four states, Illinois, Indiana, Michigan and Ohio. Four towns and cities, Chicago, Benton Harbor, Greenville and Clyde. Three nights, in three different facilities (the lodge in Brandywine Creek was marvelous).
Whirlpool managed the whole initiative impeccably. Special thanks go to Kristine Vernier, Jody Lau and Lesli Davis Clarke, our delightful Muses and guides.

Thanks also go to Jill Saletta, Kim Thompson and Jeff Noel, who were always there for us. To Nancy Tennant, who organized a fascinating evening about innovation. To the chairman, Jeff Fettig, who received us and listened to us carefully; he is the “boss”, and the man that has most credit and responsibility for the new trends in Whirlpool. To the various directors and heads of the groups that took part in the various meetings and visits.
And for me personally, a huge thank you goes to Pierre, who translated most of the speeches for me, and who put up with me for three days.

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Una Babele su un autobus http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/una-babele-su-un-autobus/ Thu, 16 Jun 2011 21:06:56 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=508 Continua a leggere]]> Una cinese, quattro indiane, tre francesi, un italiano, cinque brasiliani, un guatemalteco, due argentini, Pierre (che non sappiamo a quale nazionalità ascriverlo), tre americane dello staff e un autista.
Eccolo quello il gruppo dei ventun partecipanti all’international media tour. Provenienze, esperienze ed età molto differenti. L’America Latina è la parte di continente più numerosa con sette partecipanti, seguono l’Asia e l’Europa con cinque.
Un ritmo incalzante di iniziative  che all’inizio non ha facilitato molto la reciproca conoscenza, ma era solo questione di tempo, perché dalla seconda giornata il clima è cambiato e la sera di Greenville i “latini” hanno coalizzato l’attenzione di una delle due tavolate e subito sono partite le dispute storiche e calcistiche.

L’autobus (con il suo autista) è poi stato il ventunesimo protagonista. Dodici ore a spasso tra Illinois, Michigan, Indiana e Ohio non sono state poche.

È stata una bella esperienza mettere insieme questi tre continenti. Una Babele piena di ricchezza che ha permesso di conoscere mondi così diversi tra loro. E fa piacere sentire ancora che l’Italia “es la mas bonita”. Malgrado tutto non abbiamo ancora distrutto credibilità e bellezze. Parola di brasiliani e non solo loro.

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A tower of Babel on a coach http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/a-tower-of-babel-on-a-coach/ Thu, 16 Jun 2011 21:05:43 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=538 Continua a leggere]]> A Chinese woman, four Indians, three French people, an Italian, five Brazilians, a Guatemalan, two Argentineans, Pierre (whose nationality is unknown) and three Americans, the staff and driver.
This is the twenty-one strong group of participants on the International Media Tour. All with quite different origins, experiences and ages. Latin America is the continent with the largest representation, with seven participants; then come Asia and Europe, with five.
At first, the fast-paced sequence of initiatives did little to help us to get to know each other, but it was only a question of time, because the atmosphere changed on the second day, and during the evening in Greenville, the “Latin folks” focused the attention of one of the two tables, and discussions about history and football immediately arose.
The coach (with its driver) was the twenty-first participant. Twelve hours traveling between Illinois, Michigan, Indiana and Ohio, is, by no means, short.
It was a lovely experience to bring these three continents together. A tower of Babel, of great variety, that enabled us to learn about such different worlds. And it is pleasing to hear that Italy “es la mas bonita”. In spite of everything, we still have not destroyed credibility and beauty. These are the words of Brazilians, and not only.

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Una lavatrice ogni 4 secondi http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/una-lavatrice-ogni-4-secondi/ Thu, 16 Jun 2011 11:25:07 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=482 Continua a leggere]]> Ultima tappa del nostro tour. A voler confermare il fatto che in America è tutto fuori misura per noi europei, entriamo nella fabbrica di lavatrici più grande al mondo. A Clyde se ne produce una ogni quattro secondi. Nell’Ohio Whirlpool ha altre cinque unità produttive per un totale di 10mila lavoratori impiegati.Qui si lavora dal 1880 e nel 1952 la corporation ha acquistato la Clyde Porcelain Steel. Solo dallo scorso anno si è iniziata la produzione della lavatrici a carica frontale. Uno stabilimento da 5 milioni di pezzi all’anno e più del 70% delle lavatrici a carica verticale presenti nelle case americane sono prodotte qui. Finora sono stare prodotte 145 milioni di esemplari.
A Clyde lavorano 3.400 persone e oltre la metà ha più di 20 anni di anzianità. 
Le maggiori qualità di questo stabilimento sono un forte capacità organizzativa, una grande motivazione ed etica del lavoro e una struttura con possibilità di espansione molto flessibile. C’è una forte sensibilità sociale e negli ultimi tre anni sono stati domanti oltre un milione e 400mila dollari a varie realtà del territorio. Molti di noi fanno volontariato e collaborano ad azioni sociali.
La fabbrica si estende su una superficie pari a 55 campi da calcio. Ci sono decine di linee di produzioni e colpisce vedere correre in alto pezzi delle lavatrici che vanno poi a convergere in aree di assemblaggio. Oggi si lavora molto sul risparmio energetico, a partire dall’acqua. “Per un lavaggio prima servivano 80 galloni (uno è circa 4 litri), ora ne bastano 15-16” ci spiega Bill.
A Clyde si realizza tutta la lavorazione che comprende sia il metallo che la plastica.
“Questa è una fabbrica desindacalizzata”, ci dice Bill mentre ci accompagna a vedere le varie fasi della produzione. E Ce lo conferma anche il direttore e la responsabile del personale. “Le retribuzioni sono circa di 18 dollari all’ora (più o meno 2.200 euro al mese) a cui vanno aggiunti una serie di benefit tipo l’assistenza sanitaria e previdenziale che garantisce l’azienda”. Il criterio con cui si forma il salario è stabilita da una analisi del mercato che annualmente viene realizzata su base nazionale e locale.
Un sistema diverso dal nostro e difficilmente comparabile. Come è diverso il senso di appartenenza che se si coglie nel bene e nel male.

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A washing machine every 4 seconds http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/2011/06/16/a-washing-machine-every-4-seconds/ Thu, 16 Jun 2011 11:24:41 +0000 http://blogosfera.varesenews.it/100-anni-whirlpool/?p=502 Continua a leggere]]> It’s the last leg of our tour. In confirmation of the fact that everything in America is outsized for us Europeans, we enter the largest washing machine factory in the world. In Clyde, they manufacture one every 4 seconds.

In Ohio, Whirlpool has another five production units, with a total of 10,000 employees. This factory has been running since 1880, and in 1952, the corporation purchased the company Clyde Porcelain Steel. Only last year did production of front-loading washing machines begin. One factory, with 5 million pieces per year, and over 70% of the top-loading washing machines present in American homes are produced here. To date, 145 million washing machines have been produced. Three thousand four hundred people work in Clyde, and more than half of them have over 20 years of service. The most important qualities of this factory are a strong organizational ability, great motivation and work ethic, and a structure with a potential for very flexible expansion. There is a strong social sense, and, over the last three years, over $1,400,000 has been donated to a variety of causes in the area. Many of us do voluntary work, and collaborate on social activities. The factory extends over an area equal to 55 football pitches. There are dozens of production lines, and it is impressive to see pieces of washing machine flying overhead, converging on assembly areas. Today, a lot of focus is put on saving energy, starting with water. “In the past, a wash took 80 gallons, now, 15-16 is sufficient,” Bill explains to us. The whole of the manufacturing process is done in Clyde, including working the metal and the plastic “This is a de-unionized factory,” Bill tells us as he accompanies us to see the various production phases. And this fact is confirmed also by the director and the head of personnel. “Basic pay is about $18/hour, to which a number of benefits are added, like health care and social security, which the company guarantees.” The salary is established from an analysis of the market, which is made annually, on both a national and a local basis. This is a different system from the one in Italy, and comparisons are difficult. And the feeling of belonging is also different, which is accepted, for good and bad.

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