paolo franchini – Blogger al forno http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno Thu, 26 Apr 2018 15:58:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 Spegni il gas e accendi il noir #09 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432#comments Mon, 13 Dec 2010 03:11:05 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 Continua a leggere]]> Torno a farmi dolce per sfornare un dolce… Ogni tanto, d’altronde, va così.

Con qualche rimpianto, lo ammetto – ma chi ama scrivere mi può capire senza troppe difficoltà – abbandono la storia a cui sto lavorando e affido i protagonisti a un bar del centro, per una colazione coi fiocchi (non d’avena, sia chiaro) per infilare la testa nel mio bel grembiule da chef del noir e aprire il mio ricettario delle meraviglie. E, ancora una volta, per mettermi alla prova insieme al mio fedele Jet Chef.

I dolcetti di cui sto per raccontarvi, in origine, erano tedeschi. Oggi non più. Qualche esperimento e un’ostinata selezione degli ingredienti più speziati, alla fine, li hanno resi dei biscottini apprezzabili da chiunque. Detto fra noi, tra l’altro, già il nome originale li rendeva abbastanza “indigesti”: rosinenstangerl. Sbaglio, forse?

Eccovi gli ingredienti a raffica: 3 uova intere, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di farina, 250 grammi di uvetta, 1 bicchierino di rhum.

Per prima cosa, prendete l’uvetta e mettetela a bagno in una scodella di acqua più calda che tiepida. Più rimane a mollo, meglio è.

La ricetta – cosa sempre importante – è molto semplice, ma piuttosto faticosa. Siete avvisati. Più che altro, dovrete sfiancarvi nello sbattere alla grande le uova con lo zucchero: se – come me – non avete un aggeggio elettrico che fatichi per voi, quindi, preparatevi a sudare un po’… Alla fine, per farla breve, le uova e lo zucchero devono sembrare schiuma da barba.

Fatto questo, con calma, aggiungete la farina aiutandovi con un setaccio per evitare che si formino grumi. Una volta che avrete unito tutta la farina, aggiungete il bicchierino di rhum e dateci dentro di nuovo, con un’altra mescolata decisa. Poco per volta, recuperate l’uvetta dalla scodella, strizzatela come si deve e aggiungetela all’impasto. Non preoccupatevi se, alla fine, vi risulterà un composto molliccio: deve essere così.

A questo punto, prendete una bella teglia (se avete il Jet Chef è più che okay la piastra che mamma Whirlpool vi fornisce in dotazione) e versate l’impasto, avendo l’accortezza di usare un bello strappo di carta forno. Va bene anche imburrare la teglia e spolverizzarla di farina, intendiamoci: l’importante è non far attaccare il tutto.

Come avrete capito, non serve il mattarello: usate pure le mani per spianare l’impasto.

Infilate la piastra (o la teglia) nel forno e cuocete a potenza medio-bassa per una mezz’oretta. Tenete sempre d’occhio il forno e quello che ci avete infilato, mi raccomando. Il tutto deve dorare appena in superficie.

Quando sarete sicuri di aver cotto per bene (usate pure uno stecchino per controllare), sfornate e tagliate subito, a caldo. I biscottini dovrebbero essere dei rettangolini grossi come un wafer, ma se preferite dei quadratini, fate pure.

Una volta freddi, sono pronti. Ottimi da annegare in una tazza di tè, volendo… E se qualcuno vi dovesse avanzare, cosa che a me non capita quasi mai, una volta secchi sono spettacolari anche con due dita di Marsala. O di Porto, a voi la scelta.

Nell’augurarvi “Guten Appetit!”, vi consiglio un romanzo davvero noir e di grande intensità. Una storia, purtroppo, sempre attuale. Una storia non per tutti, lo devo dire. Una storia scritta, questa volta, da una ragazza tedesca che ama, conosce e descrive l’Italia molto meglio di tanti italiani. Cosa frequente, purtroppo.

Sabine Thiesler – La carezza dell’uomo nero
B.C. Dalai Editore – Euro 20,00
Berlino, 1986.
Benny marina la scuola. Sa che non deve dar retta agli sconosciuti, ma un tizio lo soccorre, mentre due ragazzi tentano di derubarlo, così si fida di lui. Dopo due giorni, viene ritrovato in una casupola, alla periferia della città: sembra ancora vivo, ma è morto da almeno diciotto ore. Come Daniel, ucciso tre anni prima. E come Florian, tre anni dopo. Inspiegabilmente, la serie di omicidi si interrompe.
Toscana, 1994.
Durante le vacanze, due genitori vivono l’incubo peggiore: a pochi giorni da Pasqua, loro figlio Felix sparisce senza lasciare traccia. Dopo qualche tempo, a loro non resta che tornare in Germania.
Toscana, 2004.
Ancora divorata dal dolore, la madre di Felix torna nel luogo in cui il filgio era scomparso. Affascinata da un rudere isolato, in una valle solitaria, lo acquista da un uomo affabile e carismatico, illudendosi di trovare indizi su cosa sia successo.
E la storia, a questo punto, decolla. Anzi, precipita verso l’abisso più nero.

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Spegni il gas e accendi il noir #08 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Mon, 25 Oct 2010 03:11:55 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Continua a leggere]]> Il tempo è già scarso di suo, figuratevi quando vi piomba in casa un amico messo alla porta dalla fidanzata… E per motivi che la privacy, purtroppo, o per fortuna, non mi permette di raccontarvi, tra l’altro. Neppure questa rivincita, maledizione.

Alle nove passate, poi, quando voi avete già acceso il PC per buttare giù le 1800 battute che avete promesso a Tizio e rileggere le 2500 che Sempronio, invece, sta aspettando da tre giorni. Alla faccia di Caio, mi verrebbe da dire.

Lavori, va detto, che avreste fatto sgranocchiando una Lazzaro senza basilico, vale a dire una di quelle pizze congelate e riportate in vita come uno zombie di George Romero dal vostro prodigioso Jet Chef.

Insomma, per farla breve, cursore su “start” e “spegni computer”, via il turacciolo a una bottiglia di Nero d’Avola e orecchie rivolte all’amico disperato. E affamato, certo, perché lo sconforto, a certe persone, apre lo stomaco come nemmeno una pallottola sputata dalla 44 dell’ispettore Callaghan riuscirebbe a fare.

Non ho dovuto che aprire il frigo e inventarmi un condimento espresso, uno di quei portenti che ti risolvono la serata per la gioia del palato e dei commensali: un etto scarso (a occhio) di grana, quindi abbondante, e un altro di gruviera. E una bella mozzarella, perché no?

Mentre l’acqua salata bolliva in attesa di uno sproposito di maccheroni pesati dall’amico derelitto, ho trasformato in cubetti i tre formaggi e li ho piazzati in una ciotolona di Pyrex insieme a qualche fiocchetto di burro. Coperchio di vetro sopra e via nel microonde per un paio di minuti, a potenza massima.

Sulle parole del disperato, che iniziavano a sparpagliarsi sulla tovaglia per via del rosso gagliardo, ho tolto il coperchio, rimestato con decisione (aggiungendo un po’ d’acqua per “smollare” la crema di formaggi). Quando l’uomo del monte (di pietà, vista la situazione) ha detto che la pasta era cotta, ho provveduto a scolarla e infilarla nel ciotolone. Altra rimestata decisa e ancora un minutino a mezza potenza, tanto per dare una botta di vita al tutto. Et voilà!

Pepe nero come se piovesse e grana grattugiato a piacere.

Ad un piatto come questo, e al vino che lo accompagna, ho deciso di abbinare un bel noir corposo. Un noir che merita di essere letto. Magari in una di quelle sere in cui, per un motivo che, in fondo, vi sfugge, la vostra dolce metà vi confina sul divano. O sullo zerbino, peggio ancora.

Jeffery Deaver – Nero a Manhattan
BUR – Euro 9,20
Togliere di mezzo Robert, un tizio solitario il cui unico passatempo consiste nel guardare e riguardare lo stesso vecchio film giallo, sembrerebbe un gioco da ragazzi per dei veri professionisti del delitto come Haarte e Zane. Peccato che anche i lavoretti più facili possano riservare imprevisti: l’imprevisto, stavolta, è Rune. Vent’anni, bella, molto bella, cambia lavoro con la stessa disinvoltura con cui cambia colore ai capelli. E, soprattutto, è troppo curiosa. È lei che, nella videoteca dove lavora, ha noleggiato a Robert il solito “Nero a Manhattan”. Ovviamente, il vecchio lo stava guardando nel momento in cui è stato freddato nel suo appartamento e, per questo, la ragazza (con cui il vecchio aveva stretto una sincera amicizia) inizia a nutrire il sospetto che nei fotogrammi di quella vecchia pellicola si possa nascondere la chiave per svelare il mistero. Con “Nero a Manhattan” Deaver ci trascina in un’atmosfera noir degna degli anni Quaranta e ci racconta una New York piuttosto insolita quanto affascinante.

Nota finale: per la cronaca, l’amico e la fidanzata hanno già appianato le rispettive divergenze e si stanno godendo, proprio adesso che sono qui a scrivere, un week-end a Monaco. Alla faccia di Caio, non potrebbe essere altrimenti. E anche alla mia, chissà.

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Spegni il gas e accendi il noir #07 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Wed, 22 Sep 2010 08:24:49 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Continua a leggere]]> Cari amici di Blogger al Forno, rieccomi fiero e battagliero come non mai. Perché? Semplice: come vi avevo promesso in occasione del primo post “ufficiale” (che trovate qui, nel caso vi andasse di dare un occhio) sono riuscito a trascinare nel magico mondo delle microonde anche mia zia. Più o meno, diciamo…

Ebbene sì, proprio lei, mia zia. La donna meno tecnologica del millennio, la donna che d’estate spignatta di sera perché di giorno fa più caldo e non sono mica matta a fare l’arrosto, la donna che usa la Bic col cappuccio perché la penna col pirulino che fa clic potrebbe sempre incepparsi a metà di un cruciverba senza schema, la donna che quando fa zapping col telecomando si ferma a 99 e torna indietro perché chissà cosa potrebbe succedere alla televisione se finisce nei canali a tre cifre… Insomma, la zia di uno come me… A pensarci bene, infatti, alcune dritte di questo tipo sono proprio farina del mio sacco. L’imprevisto è sempre in agguato, d’altronde. E se lo dice uno che scrive quasi sempre storiacce di morti ammazzati, in fondo, ci si può anche credere. Magari non fino in fondo, ma un po’ sì. Ma torniamo a noi.

Avete presente il film “Frankenstein junior” di Mel Brooks? Esatto, quello del si-può-fare!, per capirci. Anzi, per come sono andate le cose nella mia cucina, quello del rimetta-a-posto-la-candela!

Dunque: venerdì sera, pochi minuti alle venti. Oltre i vetri, una pioggerella fine e bastarda. Oltre lo schermo, un tizio in cravatta che sparacchia domande e regala soldi manco fossero noccioline. In cucina, infine, io, mia zia e il marchingegno di Lord Whirlpool.

– Mangi qualcosa con me?
– Ho già mangiato, grazie. Sono quasi le otto, non vedi?
– Sì, scusa. Hai ragione: in effetti, è tardino…
– Ti faccio un uovo, se vuoi.
– Ma no, lascia. Faccio da me.
– Ti fai la pasta?
– Boh, non so…
– Se vuoi, c’ho del minestrone. Te lo porto giù?
– No, mi arrangio col Jet Chef. Faccio prima.
– Non so come fai a mangiare quelle robe lì.
– Zia, parlo di questo.
– Ah, il forno? Si chiama così, adesso?
– Sì.
– E cosa ci metti?
– Quello che vuoi.
– Cioè?
– Tutto. Anche il pane.

Lo dico apposta, so bene l’immediata reazione che mi attende.

– Lascia stare, vien fuori che è di gomma.
– Non più.
– Balle.
– Giuro. Vuoi provare?

Approfitto al volo della sua titubanza.

– Dai, prova. Ti dico io cosa fare.
– Ma no, lascia stare…
– No, dai, sul serio. Ci vuole un attimo.
– Sicuro?
– Certo.

Mi guarda. La guardo. Il tizio in cravatta ci chiede “La accendiamo?” e mia zia fa di sì con un grugnito. Non vinceremo niente, noi due, ma almeno ci divertiremo un po’ e per davvero. Apro il freezer e tiro fuori un bel francesino.

– Allora, guarda qui.
– Aspetta che metto gli occhiali.
– Dunque, tu vai davanti al forno che io ti guido.
– Qui va bene?
– Anche un metro più avanti, tanto non scoppia…
– Ma no, è che a me ‘ste cose qui…
– Lo so, ma vai tranquilla. Dunque, tira la maniglia e apri. E’ come il forno di casa tua.
– Aspetta, così?
– Perfetto. Adesso metti il pane sul piatto.
– In mezzo?
– Sì, è meglio.
– E adesso?
– Adesso chiudi. Brava. Adesso gira la rotella a sinistra verso sinistra. Due clic.
– La sinistra a sinistra… Uno, due… Solo due hai detto?

Forse mi devo preoccupare, mi sembra che ci stia già prendendo gusto…

– Sì, due clic, brava… Adesso, invece, gira la rotella di destra finché non esce la scritta pane.
– Un momento che qui… Dunque… Allora… Sì, ecco… Pane. Fatto!
– Perfetto.
– Dici?
– Altroché.
– E adesso?

Sì, ci sta proprio prendendo gusto.

– Adesso schiaccia quella a destra del display. La vedi?
– Del cosa?
– Del display, zia… Dello schermino con le scritte…

Si piega appena e avvicina gli occhi al forno. Mi vien da ridere: più che una signora alle prese con un forno a microonde, per un attimo mi sembra uno scassinatore alle prese con un forziere del quale non conosce la combinazione. La vedo osservare le due manopoline, poi il display, infine il tastino di cui le dicevo.

– Questo?
– Sì, quello.
– Schiaccio?
– Schiaccia.
– Fatto.
– Bene. Adesso gira di nuovo la rotella di destra, finché non compare il peso del pane che abbiamo infilato nel forno.
Un tocc de pan… Boh? Fasém un ett e mezz. (traduzione: Un pezzo di pane? Facciamo un etto e mezzo.)
– Perfetto. Un etto e mezzo. E’ scritto così?
– Mi pare: centocinquanta grammi, dice.
– Bene. Allora, adesso, pigia il tasto tutto a destra.
– Questo qui?
– Sì. Vai!

Senza alcuna esitazione, la vedo premere con decisione il tasto dello start. Si tira gli occhiali sulla punta del naso e resta a guardare quello che succede oltre lo sportello. Il pane gira e il timer pure. E’ un attimo.

– E adesso? Perché ha fatto bip se mancano ancora 18 secondi?
– Leggi.
Girare cibo, c’è scritto. E cioè?
– E cioè apri, giri il panino a pancia sopra, richiudi e rispingi il bottone di prima.

La vedo eseguire le mie disposizioni senza battere ciglio, gli occhiali di nuovo inforcati come è più giusto.

Bip, di nuovo.
– Fatto. Finito. Il pane è scongelato.
– Di già?
– Certo. Controlla un po’, adesso: ti sembra di gomma?

Mia zia si sfila gli occhiali e li affida a una tasca del cardigan, poi apre il forno e mette le mani sul francesino tiepido. Lo schiaccia come dovesse strizzare una spugna.

– Beh? Com’è?
– Mah… Sembra quasi fresco. Non è mica tanto di gomma, sai?
– Lo so sì, lo so…

Mi guarda. La guardo. Senza attendere oltre, muove una mano e richiude lo sportello. E’ soddisfatta, glielo leggo in faccia, ma non mi darà mai soddisfazione. La conosco. Lo faccio anch’io, d’altronde.

– E adesso?
– E adesso basta: si taglia in due, lo si spalma di burro e ci si piazza sopra qualche fetta di crudo.
– Bene, bravo. Buon appetito. Io vado.
– E dove?
– Di sopra. A tirar fuori dal freezer il pane per domani. Io non c’ho mica il Geffceff!

Christopher Brookmyre – La magica arte del furto
Meridiano Zero – Euro 16,50

I loro occhi si incontrarono nella stanza gremita. Lei l’aveva aspettato per tutta la sera, cercato per tutta una vita e ora era lì. Lui ebbe un brivido. Non è come sembra, però. La stanza è quella di una banca e a gremirla sono gli ostaggi. E gli occhi, per dirla tutta, sono l’unica parte di lui che lei riesce a vedere. Dannato passamontagna. Lui è l’artista del furto per eccellenza, lei una professionista di ladri e rapine. Lo scopo di lei? Dargli la caccia. Fino alla morte, ovviamente. Quello di lui? Evitare di essere preso, ovviamente. Da leggere, magari sgranocchiandosi un bel panino imbottito di San Daniele.

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Elucubrazione notturna http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=273 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=273#comments Tue, 07 Sep 2010 14:30:23 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=273

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Spegni il gas e accendi il noir #06 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=248 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=248#comments Fri, 27 Aug 2010 08:24:54 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=248 Continua a leggere]]>

Perché una storia noir viva come si deve, qualcuno deve pur essere ammazzato. Non è colpa mia.

Cari amici di “Blogger al forno”, ho deciso di iniziare questo nuovo post con un’autocitazione che, spero, vi possa aiutare a conoscermi un po’ meglio.

La ricetta odierna, infatti, è quella di un dolce e la cosa, temo, potrebbe confondere qualcuno: “Come? Uno che scrive noir che parla di dolci? Ma siamo impazziti?”. Sento anche la voce dei più diffidenti: “Uno che scrive storie cattive, deve limitarsi a parlare di bistecche al sangue, ecchediamine!”

Invece no, mi dispiace. Anche i più malvagi, in fondo, hanno un cuore. Qualche volta di carciofo, altre di panna, ma questa è un’altra storia… Se non si fosse capito, l’ho scritto solo per citare uno dei tormentoni che hanno reso celebre Carlo Lucarelli.

Tornando ai nostri fornelli… Pardon, al nostro “Jet Chef”, eccomi a voi dopo un pomeriggio intero passato davanti al PC per dare la caccia a un killer, fra i cespugli e le piante di una pineta. Senza grossi successi della polizia né spargimenti di sangue, comunque. Perché, ogni tanto, deve anche andare così. Stanco di pistolettate e corse a perdifiato, per farla breve, dopo un saggio backup e una bella doccia, ho deciso di tornare a vestire i panni del bravo ragazzo mettendomi in pista per uno spettacolare Clafoutis alle pesche. Una vera delizia, giuro.

Gli ingredienti, se mai vi venisse in mente di imitarmi, sono questi: 3 pesche, 4 cucchiai da minestra colmi di farina bianca e 3 di zucchero, 2 uova, 1 bicchierino di brandy e un goccio di latte.

La preparazione, invece, è questa. Una premessa: è più facile da fare che da scrivere. E ve lo dice uno che preferisce scrivere che fare…

Il marchingegno delle meraviglie entra subito in scena: prendete le 3 pesche e cacciatele nel forno a microonde per un minutino abbondante a tre quarti di potenza. Perché? Ma per far prima a sbucciarle, no? E’ un trucchetto che funziona anche per i pomodori, provare per credere. Non fatevi prendere la mano, comunque, né col tempo né con la potenza: i pomodori potrebbero esplodere. E non esagero.

Una volta sbucciate le vostre pesche, tagliatele a spicchietti che andrete a disporre sul fondo di una tortiera (imburrata e spolverata di pan grattato, oppure coperta di carta forno, a voi la scelta). Noi prodi BAF di Lord Whirlpool, che abbiamo la fortuna di poter sfoderare il magico piatto per cuocere e crispare, da qui in avanti siamo aiutati… Ma volete farcene una colpa?

Sistemata la frutta, prendere una terrina e metterci la farina, i tuorli (non buttate gli albumi, mi raccomando!) e iniziate a mescolare. Dopo un attimo, aggiungete il bicchierino di brandy e cominciate a versare poco latte per volta.

Mescolate come dei dannati (e versate altro latte, se serve) fino a quando non avrete ottenuto una specie di pastella. Attenzione: non dev’essere né troppo liquida, né troppo “gnucca”.

In una seconda terrina, iniziate a sbattere i due albumi superstiti e aggiungete lo zucchero. Dovrete montarli a neve. Detto così sembra difficile, ma se usate una frusta (o due forchette messe “a ventaglio”, come mi ha insegnato quella vecchia volpe di mia mamma) vedrete che è una vera baggianata.

Fatto? Bene. Incorporate i bianchi montati alla “pastella” di poco fa, mescolate bene l’impasto e versatelo sulle pesche che ricoprono il fondo della tortiera. Fine.

Piazzate in forno sulla griglia più bassa (funzione “microonde e ventilato”) e fate cuocere per 35 minuti a 190 gradi. Per rendere più bello il vostro Clafoutis, infine, dategli un bel colpetto di “grill” da un paio di minuti. Il gioco è fatto.

In Francia, mi dicono, questo dolce viene fatto di solito con le ciliegie, rigorosamente col nocciolo (ma si sa, i francesi son sempre gente un po’ strana…). Da altre parti, invece, le pesche vengono rimpiazzate anche con le mele, le pere, le albicocche, etc.

A questo dolce, dopo lunga e attenta selezione, ho scelto di abbinare un Highsmith del 2007. Che saprà rendervi felici, vedrete. Quasi come il Clafoutis che avrete appena sfornato dal vostro microonde.

Quella dolce folliaPatricia Highsmith – Quella dolce follia
Bompiani – Euro 8,20

David è un tipo introverso. Si innamora di Annabelle, ma non è corrisposto. Il ragazzo non si arrende e sogna lo stesso un futuro con lei. Ma lei, nel frattempo, si sposa. Con un elettricista. David va fuori di testa, anche perché il suo “rivale” fa vivere ad Annabelle una vita piuttosto grama. I due continuano a scriversi, comunque. Lei è freddina, lui proprio no. Anzi, nei suoi sogni, David la vede sussurrargli parole d’amore e supplicarlo di aiutarla a divorziare dall’elettricista. David, in breve, perde il contatto con la realtà e quando la sua psicosi prenderà il sopravvento, niente potrà più distoglierlo da Annabelle, l’oggetto dei suoi desideri.

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Spegni il gas e accendi il noir #05 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=223 Mon, 09 Aug 2010 07:00:27 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=223 Continua a leggere]]> Amici di “Blogger al forno”, che ci crediate o meno, quello che vedete qui di fianco sono io. Lo so, l’autoscatto è stato più rapido dello scatto del sottoscritto, ma la tecnologia – come vi avevo già detto – non è proprio il mio forte…

Detto questo, ora che vi siete messi il cuore in pace, passiamo alle cose serie. Lord Whirlpool ci ha chiamati per questo, d’altronde.

Ci sono giorni in cui non si ha voglia di fare granché. Capita a tutti. A me, lo ammetto, capita soprattutto quando sono dentro, ma proprio dentro, a una delle storie a cui sto lavorando. Mi ci perdo, ecco.

E’ una questione di concentrazione, solo di concentrazione: riesco a pensare solamente a quello che sto scrivendo, alla vicenda, ai personaggi… Il resto, a quel punto, non diventa che un dettaglio. Trascurabile, persino. Anche mangiare, a volte. E’ brutto da dire, ma è proprio così.

Per questo motivo, stavolta, vi racconto il modo in cui sono riuscito a riempirmi la pancia (con gusto, anche) senza uscire di casa né perdere troppo tempo davanti ai fornelli. Grazie al marchingegno di Lord Whirlpool, questo è ovvio.

Dunque, dopo un rapido inventario oltre lo sportello del frigorifero e le ante dei pensili, mi ritrovo a disposizione quello che serve per una semplice e veloce torta salata.

Primo passo: la pasta brisée. Per chi non lo sapesse (ogni riferimento a Luca Viscardi e/o Chiara Poli è puramente casuale…), si tratta di uno degli impasti più semplici (ma non ‘leggerissimi’ per via del grasso) in cucina: gli ingredienti sono 200 grammi di farina, 100 grammi di burro, acqua fredda e sale fino q.b. Come è facile intuire, si deve mescolare il tutto. Prima la farina con il burro e non spaventatevi se il composto risulta granuloso: è giusto così. Fatto questo, si devono aggiungere l’acqua fredda e il sale e si deve impastare con decisione finché la boccia non diventa bella liscia.

Mentre la mia palla delle meraviglie riposava placida sotto una scodella rovesciata, ho fatto resuscitare in un’altra scodellona di Pyrex un bel po’ di spinaci surgelati, dopodiché – approfittando del calore della verdura – ho aggiunto senza pietà una mattonella di formaggio molle (non voglio fare pubblicità, ma si trattava di Certosino Galbani). Potevo fermarmi qui? Certo che no. Qualche poderosa grattata di formaggio grana, un po’ di anelli fini fini di cipolla e una vaschettina intera di pancetta affumicata a cubetti. Non fate quella faccia, suvvia: la pancetta affumicata a cubetti è come l’acqua gasata, in ogni frigo non dovrebbe mai mancare.

Mescola e rimescola, dopo un saggio colpetto di pepe macinato, ho lasciato da parte il mio composto per dedicarmi alla pasta. Uno sbuffo di farina sull’asse e poi giù di mattarello, energico come poche altre volte. Il resto, come avrete già intuito, è venuto da sé: uno strappo di carta forno su un piatto in vetro da forno, poi l’impasto bello steso e, infine, il composto.

A cuocere a puntino, come ogni volta, ci hanno pensato il mio Jet Chef e la sua funzione Assisted. E la foto qui accanto, sebbene un po’ sfocata, lo dimostra. A proposito, una doverosa precisazione: i punti che possono sembrare bruciacchiati, lo giuro sulla tastiera Qwerty del mio PC, sono solo le zone con maggiore densità abitativa di spinaci.

Alla mia gaudente torta salata, a questo punto, non mi resta che abbinare un Valentini del 2001. Ci si sposa davvero bene. Provare per credere, come diceva quel tale dei comò.

Roberto Valentini – Impasto perfetto
Todaro – Euro 12,91

Prima indagine per il giornalista Castelli. Un industriale della ceramica viene assassinato nel suo stabilimento. Il nostro cronista inizia a indagare, varcando la linea d’ombra di un microcosmo tranquillo solo in apparenza. L’indagine è piena di sorprese e rivela trame segrete, rapporti oscuri e rancori che bruciano sotto le tonnellate di ceramica prodotte quotidianamente a Sassuolo, forse la capitale mondiale di questo prodotto. Su questa torta, anche una ciliegina: la prefazione di Marcello Fois.

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Spegni il gas e accendi il noir #04 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=214 Mon, 02 Aug 2010 07:00:16 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=214 Continua a leggere]]> Cari amici di “Blogger al forno”, tutto bene?

Lo so, avete visto la fotografia qui accanto e, senz’altro, state pensando che si tratta di una provocazione. Ma non è così, lo giuro.

Proprio l’altra sera, infatti, nello sfogliare in modo distratto il libretto di istruzioni del mio marchingegno magico (parlo dello Jet Chef di Lord Whirlpool, ovviamente), mi è caduto l’occhio su una riga identica a tante altre. Breve, discreta, striminzita.

Ma a un certo punto… Ohibò!

Cooosa? Sfornare un toast dal forno a microonde? Leggo bene? Sì, avevo letto proprio bene. Un attimo e la voglia di testare subito il mezzo per quello scopo mi ha preso con sé.

E questo, devo dirlo, nonostante la cena fosse già in archivio, il palinsesto notturno di Fox Crime fosse già più che lanciato e sebbene mi fossi già lavato i denti, pronto per una meritata ronfata.

Per aprire il frigo, recuperare il necessario e dare vita al mio toast delle due di notte mi sono serviti un paio di minuti; per infilarlo nel forno, girare due rotelle e tirarlo fuori come lo vedete qui sopra, quasi uno di meno. In proporzione – e con questa ultima nota rendo felice il mio dentista, una persona che mi è davvero… cara – dare una bella spazzolata alle mie zanne è stata un’operazione molto più lunga e complessa.

Ellery Queen – I denti del drago
Mondadori – Euro 8,00

All’inizio della grande depressione, si parla del 1929, due cugini ebreo-polacchi decidono di scrivere un romanzo poliziesco a quattro mani. E’ da questo fortunato sodalizio che nasce il personaggio di Ellery Queen, detective snob e raffinato reso davvero celebre soprattutto dal piccolo schermo. Uno dei suoi casi più famosi è proprio questo, ovvero “I denti del drago”. L’investigatore deve fare i conti con il testamento di un milionario eccentrico che ha disseminato le sue ultime volontà in una serie di strane clausole, indicazioni destinate a causare più guai di quelli scaturiti dai denti del drago ucciso da Cadmo, l’ero greco che fondò la città di Tebe.

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Spegni il gas e accendi il noir #03 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151#comments Thu, 29 Jul 2010 07:00:27 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151 Continua a leggere]]> Eccomi di nuovo qui, amici, questa volta per raccontarvi la mia “prova risotto”.

Il motivo? Uno solo e semplice, molto semplice: la mia collega BAF Chiara Poli. Proprio così. Lei. Lei e il suo risotto delle meraviglie. Riuscito. Anzi, riuscitissimo. Talmente riuscito da mettere a tacere persino la suocera, vi rendete conto?

Per questo, non avendo né suocera né, tantomeno, cani e/o altri animali domestici a cui propinare il frutto di un eventuale esperimento fallito, non ho potuto fare altro che dare il meglio di me stesso insieme al mio fedele marchingegno griffato Whirlpool… E tutto questo, udite udite, bypassando persino la funzione “Assisted”!

E’ andata bene, ve lo rivelo subito perché non sto più nella pelle. E’ andata bene ed è stato semplice come bere un bicchiere d’acqua. Anzi, come bollire due patate con un “Jet Chef”… Ops, forse ho fatto una gaffe… Luca, ti prego, non me ne volere. E’ stata Chiara a dare il la al tormentone, ma dopo i tuoi rotolini e i tuoi fagottoni, comunque, non possiamo che fare retromarcia. Io, almeno, lei non so. Le donne, d’altronde, sono più difficili da conquistare. 😀

Vabbé, passiamo alle cose che interessano davvero. Al solito, quindi, eccovi in breve la mia ricetta, frutto di qualche sbirciata sul libretto allegato al forno di Lord Whirlpool e di un paio di minuti spesi a consultare il prezioso ricettario di mia mamma. Per buona pace di mia zia, ben lieta di non dovermi affiancare in questo mio nuovo ardimento tecno-culinario. Ma la convertirò alle microonde, vedrete. Datemi solo il tempo di acquisire totale padronanza del marchingegno che il resto verrà da sé.

Dunque, questi sono gli ingredienti per un piatto quasi abbondante: mezza zucchina, la metà di una cipolla piccola, 80/90 grammi di riso (ho usato il tipo Arborio perché in casa non avevo che quello), un bicchiere d’acqua calda in cui ho sciolto un po’ di dado granulare, un filo d’olio e poi, in dosi rigorosamente q.v.p.p. (se q.b. sta per quanto basta, ho deciso che q.v.p.p. può significare quanto vi pare e piace) parmigiano grattugiato, burro e sale.

Passiamo alla preparazione, la parte più divertente. In una ciotola di Pirex ho messo la cipolla pulita bene e fatta giù finemente, la zucchina lavata e tagliata a rotelline smilze smilze e un goccetto d’olio. Ho coperto con un pezzo di pellicola per microonde e ho fatto andare per un paio di minuti a 750W. Quando il marchingegno ha fatto bip, ho tolto la plastica per aggiungere il riso, il bicchiere di brodo e un pizzichino di sale. Cottura – stavolta scoperta – sempre a 750W per una decina (scarsa) di minuti, fermando per mescolare con decisione – e assaggiare – un paio di volte. Quando ho visto che il riso si era quasi asciugato, ho aggiunto burro e formaggio per mantecare, dopodiché… fine dello show. Un piatto, una forchetta e via!

A un piatto di riso, non potevo che abbinare un libro “a tema”. Un grande noir, per dirla fino in fondo.

Giménez Bartlett Alicia – Un bastimento carico di riso
Sellerio – Pagg.445 – Euro 12,00

L’assassinio di un barbone, sebbene indossi scarpe eleganti e costose, non commuove i poliziotti di Barcellona, come non commuoverebbe i poliziotti di ogni parte del mondo: troppo impegno per un risultato di scarsa importanza. I barboni, d’altronde, vivono in un mondo parallelo che solo apparentemente, o occasionalmente, occupa lo spazio (e il tempo) del nostro mondo ordinario e maledetto. Ma i cattivi, stavolta, sono spacciati perché il caso, che non si ferma a un solo omicidio, fa prima imboccare due piste, poi le fa abbandonare e, infine, conduce Petra Delicado – ispettore della polizia di Barcellona – a scoprire una verità davvero terribile e sorprendente.

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Spegni il gas e accendi il noir #02 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=141 Thu, 22 Jul 2010 07:00:09 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=141 Continua a leggere]]> Come preannunciato qualche sera fa, il vostro “chef del noir” si è dedicato anima, cuore e microonde alla temibilissima “Operazione Vesuvio”.

Sì, lo so, il titolo che ho scelto per questo esperimento culinario fa venire in mente una pellicola anni ’70 della premiata ditta Franco e Ciccio e non una pirotecnica sfida di cucina, ma questo è quello che mi era venuto in mente nell’infilare il grembiule… Vogliate scusarmi.

Bando alle ciance, comunque, siamo qui per lavorare. Lord Whirlpool, che ci crediate o meno, ha scelto i suoi fedeli BAF proprio per questo.

Dunque, qualche parola la devo spendere per l’impasto.

Ho cercato di tarare le dosi per due teglie tipo “Crisp”, quella prontamente suggerita dal display del mio Jet Chef. Più o meno, posso dirlo, le ho azzeccate. Vabbé, ho dovuto solo aggiungere un po’ di farina alla fine perché l’impasto risultava un po’ troppo molliccio, ma non facciamo i pignoli a tutti i costi, dai…

Eccole qui, comunque, se mai vi servissero: 300 ml d’acqua, 400 g abbondanti di farina, un po’ di lievito (a occhio, più o meno mezza bustina), un po’ di sale, un paio di cucchiaini d’olio d’oliva. Stop. Anzi, no: l’ingrediente segreto. Una bella cucchiaiata di Coca-Cola. Non so, effettivamente, se serve a qualcosa, ma siccome l’amico di un mio ex compagno di scuola che conosce di vista un pizzaiolo di Posillipo dice che è di fondamentale importanza, io la aggiungo sempre.

Una volta impastato il tutto – rigorosamente a mano, sia chiaro – e divisa la boccia in due (alla fine, a furia di aggiungi farina e sistema l’acqua mi è uscita più pasta del previsto…), ho provveduto a condire con quello che avevo in casa, cioè con passata di pomodoro, mozzarella, qualche oliva, due o tre straccetti di prosciutto cotto, un filo d’olio e un po’ di origano. Volevo aggiungere anche due o tre anellini di cipolla, ma poi ho lasciato perdere.

L’avventura, a questo punto, finisce qui. Delusi? Io no.

Qualche tic sulle rotelline per richiamare la funzione “Assisted chef” e per scegliere il piatto “pizza casalinga”. Al resto ha pensato il marchingegno di Lord Whirlpool. Forse sono stato solo fortunato, questo non lo so, ma la pizza – già al primo colpo – è uscita come piace a me. Né poco cotta, né troppo sbruciacchiata, insomma.

Aggiungo un particolare di grande importanza: mentre mi spararavo giù per il gozzo le fettine della prima creazione a microonde, il forno ha cotto la seconda (che mi sono mangiato in due metà nei giorni seguenti, se proprio volete sapere tutto). La pizza tirata fuori dal frigo, a una cert’ora, ha sempre il suo fascino… Ma questo lo sapete anche voi, vero?

A questo piatto squisitamente mediterraneo, come vuole oramai la prassi, ho scelto di abbinare un Mazzotta del 2009. Un napoletano verace e di grande carattere.

Ugo Mazzotta – La stagione dei suicidi
Todaro – Pagg.250 – Euro 16,00
Il suicidio di una sconosciuta e il disegno di un “matto” su una panca del commissariato danno il via alla nuova indagine del buon Prisco, questa volta inquieto. Dubbi e difficoltà a raffica, come al solito, ma il poliziotto nato dalla penna di Ugo Mazzotta (ma lo sapete che si trova persino nelle domande del Trivial Pursuit?) riuscirà anche stavolta a scoprire le ragioni della morte della donna senza nome, ma anche il perché di altri fatti, accaduti in ambienti diversi, ma collegati al primo evento nero del romanzo. Bello, senza ombra di dubbio. Anzi, a proposito di ombra, datemi retta: portatevelo in spiaggia, sotto gli spicchi variopinti del vostro ombrellone. Mi ringrazierete del consiglio, giuro.

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Blogger al forno – Episodio pilota: Risotto ai porcini http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=135 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=135#comments Tue, 20 Jul 2010 05:25:37 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=135 Continua a leggere]]> Mercoledì scorso il mio status su Facebook recitava: “Attenzione, gente: sto per lanciarmi nel primo risotto della mia vita. Dopo, il mondo non sarà più lo stesso“. Sabato eravamo passati a “Chiara Poli ha fatto un risotto ai porcini spettacolare e ama il suo Jet Chef” seguito da cuoricino (di cui faccio un uso spropositato da quando ho imparato a farlo grazie alla spiegazione di qualche ciofane).

Sì, lo amo. Detesto ancora cucinare, ma amo JetCheffare. Mettiamola così.

Ve l’avevo detto, che sono una che non molla. Così mi sono lanciata nel primo esperimento sparando subito alto (col primo risotto della mia vita) e a distanza di tre giorni ho replicato per dimostrare che imparo dai miei errori e che si può sempre fare meglio. Il tutto sotto gli occhi del marito cuoco criticone e – rullo di tamburi – della suocera. Non so se rendo. Ho detto suocera. Dove diavolo è la mia medaglia al valore?

Ad ogni modo, il primo risotto della mia vita non era malaccio. Un po’ crudino (o esageratamente al dente, fate voi) e un po’ asciuttino. Ma non malaccio. Me lo sono mangiato tutto e sono qui a raccontarvelo, direi che c’è da vantarsene. Il secondo però era S P E T T A C O L A R E. Ho visto gente leccarsi il piatto. E ho visto mio marito, col quale condivido la cucina da dieci anni senza aver mai cucinato alcunché (a meno che non conti il toast del 2006 che gli ho preparato quando lui era a letto con 40 di febbre), guardarmi tutto orgoglione. Fra l’incredulo e l’orgoglione, ad essere precisi.

All’inizio avevo deciso di lanciarmi su un piatto da Assisted Chef (nel forno del Signor Whirlpool ci sono qualcosa come trentatre ricette precaricate a prova di fesso, diciamo le cose come stanno). Invece no.

Risotto ai funghi.

Brivido lungo la schiena.

Mezz’ora prima di iniziare, ci avevo già ripensato. Il terrore mi attanagliava lo stomaco. Paura di far esplodere la casa. Già mi vedevo i vicini al tg “Che tragedia, una così cara ragazza…”. Paura, paura. Così ho fatto l’unica cosa che potevo fare: ho scritto su Facebook e su Twitter che avrei cucinato. Se lo annunci al mondo, poi il mondo si aspetta una foto o un commento; non puoi più tirarti indietro (come quando ho smesso di fumare: ho chiamato tutti quelli che conoscevo annunciando che avevo spento la mia ultima sigaretta. Sai che figura, farsi beccare dopo a fumare?). E poi mi sono fatta coraggio pensando “Non sono sola: ci sono altri blogger al forno”. Paolo Franchini, che mixa squisitamente cucina e noi. Luca Viscardi, che mi è fra le altre cose espertone di tecnologia ma mi consola perché si è lanciato subito nella mia seconda scelta (patate con l’Assisted Chef. Grazie, Luca). E Stefano Caffarri (non vale, però, qui giochiamo nella categoria professionisti!) sono quelli che ho scovato finora. E l’avventura è iniziata. Lanciata che Jack Bauer mi faceva un baffo.

Day 1panico e paura. Io in preda all’ansia da prestazione, che sudavo come Mennea durante il suo ultimo record e mi aggiravo confusa come Nicholson dopo l’elettroshock in Qualcuno volò sul nido del cuculo (foto 2). Cani terrorizzati che non credevano ai loro occhi (foto 3). Marito criticone che documentava con l’iphone senza perdere occasione per scuotere la testa e acidare consigli. Suocera che si aggirava rubandomi la ricetta che sentivo di dover leggere almeno settantadue volte, lanciandosi in generici suggerimenti; moderati, devo ammettere. Ha avuto pietà. Sapeva che non avevo mai fatto manco un uovo al tegamino e tutto sommato è stata piuttosto schiscia. Certo, la copiosa aggiunta di panna alla fine al grido di “E’ troppo asciuttino, sai, cara” poteva costarle la vita. Cioè. Leva le mani dal mio risotto. Fortunatamente per lei ero troppo esterrefatta di fronte al suo gesto, per reagire.

Day 2: un’incredibile sensazione di potere. Io che mi aggiro sicura per la cucina, preparando gli ingredienti e rivedendo le dosi in base al numero dei commensali. Come in trance, ho aggiustato le dosi del brodo; ho tritato le mandorle (agguantando il coltellaccio che mio marito non voleva mollare sostenendo che per scrivere mi servono tutte e dieci le dita); ho rivisto i tempi di cottura in base all’esperienza precedente. E mentre il Jet Chef cuoceva ho perfino riordinato la cucina, lavato due ciotole ed apparecchiato la tavola. Padrona della situazione. Niente panico. Ho dominato la cucina (sbattendo fuori gli indesiderati familiari pronti a replicare il pessimismo e fastidio della volta precedente). Alla fine ho visto il marito disperarsi (“Ma non ce n’è più??”) e la suocera scavare col cucchiaio nella pirofila, all’imbarazzante ricerca di qualche chicco superstite. Per la prima volta, ho cucinato e ho raccolto entusiastici complimenti.

Eh, già. Il mondo non è più lo stesso.

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