servizi sociali – Carcere 2.0 http://www3.varesenews.it/blog/carcere Momenti di confronto su un tema scomodo Thu, 26 Apr 2018 16:23:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 “Fuori mi servono casa e lavoro” http://www3.varesenews.it/blog/carcere/fuori-mi-servono-casa-e-lavoro/ Tue, 19 Oct 2010 09:16:06 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/carcere/?p=135 Continua a leggere]]>  La storia di Nando: alla vigilia della scarcerazione, chiede aiuto ai Servizi Sociali per poter avere davvero una nuova chances nella società.

Mi chiamo Nando e vengo dalla Campania. Al mio paese di origine, lavoravo al mercato ortofrutticolo, ma i frequenti litigi tra padre e figlio, titolari della piccola azienda, portarono alla rottura della società, con l’amara conseguenza del mio licenziamento. La ricerca di una nuova occupazione si rivelò subito difficile e purtroppo vana, anche perché non avevo alcun titolo di studio. Le condizioni modeste della mia famiglia mi avevano obbligato ad abbandonare presto la scuola. Vivevo in un rione popolare squallido e abitato da individui abituati a sbarcare il lunario “arrangiandosi” (foto realizzate dal Circolo fotografico bustese).
Da disoccupato, cominciai a trascorrere molte ore in loro compagnia, sulla strada. Un passaggio in macchina oggi, un pacchetto di sigarette domani, dieci o venti euro allungati per fare benzina, piccol,e ma frequenti donazioni mi resero debitore nei confronti di queste persone organizzate in un gruppo malavitoso. Arrivò presto il giorno in cui dovetti ricambiare i favori ricevuti.
Andò subito male. Fui arrestato e portato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fui condannato per favoreggiamento a sei anni e sei mesi di reclusione. Durante i primi tre anni ho avuto modo di meditare sulla mia situazione e mi sono ripetutamente chiesto che cosa mai volessi fare della mia vita. Per riprenderla in mano, dovevo assolutamente allontanarmi da quell’ambiente, anche carcerario. Pensai che non mi avrebbe fatto male riconciliarmi con la scuola, anzi, con tutto quel tempo a disposizione, avrei potuto diplomarmi. Come uditore, frequentai di nuovo la terza media, unico corso di studi presente nel carcere.
A salvarmi arrivò una circolare appesa in bacheca, che invitava a iscriversi a un corso professionale di operatore della gestione aziendale presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio. Chiesi immediatamente il trasferimento per ragioni di studio, pur sapendo che avrei dovuto sacrificare i colloqui settimanali con i miei familiari (soprattutto con mia madre) e rompere qualsiasi legame con gli amici. Ottenni ciò che desideravo. Fui felice di troncare con il passato, perché ritenevo negativa l’influenza dell’ambiente su di me.
Ed eccomi qui, alla vigilia del mio rilascio definitivo, con un diploma che spero, un giorno, possa aprirmi le porte di un lavoro qualificato.  Che altro dire? La mia storia conferma pienamente la funzione rieducativa del carcere. La mia volontà di cambiare, di porre rimedio a una situazione disastrata di degrado anche morale mi ha spinto a rispondere positivamente alle proposte dell’area educativa, svolgendo, accanto al lavoro di studente, quello di bibliotecario e di addetto al guardaroba, come volontario. Non sono mai stato lasciato solo, chiuso in cella. Tante persone (psicologa, assistente sociale, cappellano, insegnanti, assistenti volontarie…) mi hanno sostenuto nei momenti di abbattimento morale; le educatrici si sono sempre interessate a me e lo fanno tuttora, soprattutto in vista della mia uscita.
Sto vivendo un momento particolarmente difficile. Si agitano in me sentimenti contrastanti. La gioia di ritrovare la libertà è offuscata dalla paura di essere solo ad affrontare i rischi e i problemi della nuova vita. Nelle mie riflessioni notturne mi accorgo di tremare.
Ecco la necessità, per uno come me che ritorna dopo anni nella società, della presenza dei Servizi Sociali. Ho bisogno che mi aiutino a trovare una casa e un lavoro, perché credo che – per la mia rinascita – sia fondamentale rimanere al Nord, lontano da un ambiente in cui sarebbe facile ricadere nei vecchi errori. L’assistenza da parte delle istituzioni eviterebbe che “i problemi sociali si trasformino in problemi di ordine pubblico”.
Credo che favorire il mio reinserimento – come quello degli altri detenuti -, non solo impedirà a me di commettere nuovi reati, ma assicurerà di conseguenza alla società maggiore sicurezza.

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Sicurezza alla Fiera di Varese. E il carcere? http://www3.varesenews.it/blog/carcere/sicurezza-alla-fiera-di-varese-e-il-carcere/ http://www3.varesenews.it/blog/carcere/sicurezza-alla-fiera-di-varese-e-il-carcere/#comments Thu, 16 Sep 2010 09:21:27 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/carcere/?p=98 Continua a leggere]]> Pubblichiamo questa lettera aperta di Sergio Preite, un operatore del privato sociale, al sindaco di Varese.

Egregio Signor Sindaco,
mi chiamo Sergio Preite, sono un operatore del privato sociale e da diverso tempo collaboro con le Case Circondariali di Varese e di Busto Arsizio.
Ho colto con interesse e soddisfazione la scelta del Comune di Varese di dare vita ad un’iniziativa che provi ad affrontare in maniera articolata e multidimensionale un tema complesso quale è quello della sicurezza. Sappiamo quanto sia cruciale oggi affrontare in maniera pragmatica un “programma di sicurezza” che non insegua le analisi sommarie dei fatti di cronaca ma sia capace di anticipare i problemi, individuare le cause ed intervenire in maniera decisa, seria e rassicurante. Come ogni capitolo del nostro vivere civile anche la sicurezza prevede a monte un lavoro di sensibilizzazione culturale capace in prima battuta di far percepire il valore positivo della Comunità Locale impegnata a non lasciare nessuno da solo di fronte ai rischi della vita. Ben venga allora una Fiera sulla Sicurezza.
In merito a questa lodevole iniziativa, mi permetta Signor Sindaco di renderla partecipe di una mia perplessità. Sono perplesso per non aver trovato all’interno del programma della Fiera uno spazio di comunicazione pubblica dedicato al carcere.
Da operatore mi rendo conto di quanta cattiva informazione ruoti intorno al “pianeta carcere”, quotidianamente registro nel pensiero comune una forte ignoranza circa la funzione della pena e i compiti del carcere. Normalmente si parla di galera solo quando i media vogliono attirare attenzione su casi eclatanti, ma l’intelligenza di cui disponiamo dovrebbe insegnarci che la vita è fatta di quotidianità, di continuità, non tutti i giorni infatti ci capita di recarci a nozze o funerali (per fortuna!). Formarsi un’idea sulla realtà detentiva basandola sull’esperienza di un Vip recluso o sul colpevole di un reato aberrante non aiuta a certo capire cos’è il carcere e soprattutto perché il carcere oggi è un Servizio essenziale per la sicurezza di tutti noi cittadini.
La superficialità con cui una buona parte dell’opinione comune affronta problemi di ordine pubblico immagina che una volta affidato il colpevole di un reato alle patrie galere, la minaccia sociale magicamente scompaia, non esista più, come se il reo fosse stato cancellato dalla Comunità di cui è parte (e nella quale tornerà ad abitare). Sappiamo che non è così.
La pena nel nostro Paese non ha solo una funzione sanzionatoria e deterrente ma , in base alla nostra Costituzione, ha anche finalità di favorire il reinserimento sociale della persona detenuta. La logica del “buttare la chiave” è illusoria e di nessuna efficacia, limitarsi agli arresti non è sufficiente per proteggere la Comunità.
La ricerca e l’esperienza ci hanno insegnato che una vera difesa sociale che non sia temporanea ma definitiva, si realizza solo impedendo che il detenuto commetta ulteriori reati. Partecipare al reinserimento sociale del detenuto non è solo un principio morale ma è anche l’unica soluzione praticabile e a ben vedere anche la meno costosa.
Signor Sindaco, penso che una Fiera sulla Sicurezza oggi più che mai debba poter raccontare ai Cittadini che se vogliamo vivere in un luogo protetto, capace di intercettare e lavorare con le parti oscure e disgraziate della nostra società abbiamo bisogno anche del Carcere e di chi in carcere lavora con passione e competenza in perenne situazione di emergenza.
In ultimo ci tengo a sottolinearle che questo mio piccolo post-it da incollare (se crede) sull’agenda delle iniziative culturali, non ignora, ma anzi ringrazia, il lavoro prezioso che i Servizi Sociali della Sua Amministrazione svolgono quotidianamente per evitare che problemi sociali si trasformino in problemi di ordine pubblico.

Con stima
Sergio Preite

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