Rita e gli ulivi del boss

Una manifestazione per Rita Atria

Una manifestazione per Rita Atria

Era una ragazzina di 18 anni e aveva rivelato al giudice Paolo Borsellino i segreti del padre, mafioso ammazzato in un agguato anni prima. La storia di Rita Atria è durissima. Dopo la strage che uccise Borsellino e la scorta nel 1992, si sentì perduta. Rifiutata dalla famiglia e perso il suo punto di riferimento, si uccise. I testimoni raccontano che la chiesa non voleva neanche farle il funerale. Il comune di Partanna per anni non partecipò alle commemorazioni ufficiali. La sua memoria è stata mantenuta di un gruppo di ostinati amici della giovane, spesso donne coraggiose. Finché quella rabbia è diventata un progetto, e forse darà lavoro e sviluppo. E persino un film. 

Ma non tutti vogliono che si realizzi il sogno. Uno dei momenti più forti del viaggio alla scoperta delle cooperative sequestrate ai mafiosi in Sicilia (il campo di lavoro “estate liberi” organizzato da Coop Lombardia, con la collaborazione dell’associazione Libera e la cooperativa Liberaterra) sarà l’incontro il 31 agosto nella cooperativa “Terre di Rita Atria” nel trapanese. Si tratta di un progetto interessante e pericoloso, quello di coltivare degli ulivi nelle terre sequestrate al boss Matteo Messina Denaro, la primula rossa di Cosa nostra, nel suo feudo, dove ancora nei muri dei paesini sono comparse nei mesi scorsi scritte che inneggiavano alla sua potenza (“Messina Denaro illuminaci”).

I campi del trapanese sono sotto attacco. Nel giugno scorso una serie di incendi ha colpito le terre gestite dalle cooperative di Libera. Le immagini dei roghi sono state diffuse su youtube e parlano chiaro. Non è facile e nemmeno scontato mettersi in questo modo dalla parte dello stato. E dire che il territorio sarebbe ideale per un certa industria agroalimentare. A Castelvetrano e nel trapanese esiste un consorzio per tutelare la  Nocellara del Belice, un’oliva da tavola di ottima qualità. Il territorio ha riscoperto quella vocazione dopo il terremoto che distrusse questa parte di Sicilia nel 1968. Non solo, nelle valli del trapanese è presente anche una varietà di olivi dop.

Lo sbocco commerciale sembra essere a portata di mano anche per le cooperative di Libera. Dal 2010 la Coop Lombardia ha inserito questa realtà tra le attività sociali finanziata dalle iniziative dei soci (grazie al progetto ‘Coltivare responsabilità”, nato con lo scopo di amplificare il messaggio di Libera sul territorio lombardo e sostenere il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie). La cooperazione espone e vende già diversi prodotti delle cooperative antimafia, di cui parleremo nei prossimi post. E’ anche per questo che il 31 agosto il campo di solidarietà “estate liberi” a cui Varesenews parteciperà, sarà a Partanna per vedere gli olivi dedicati a Rita Atria. I volontari delle cooperative trapanesi hanno reagito con molta forza alle intimidazioni: “Non ci fermerete” hanno scritto in una serie di lettere pubbliche e di manifestazioni cui ha partecipato anche don Luigi Ciotti, il fondatore del gruppo Abele e di Libera, l’associazione contro le mafie. 

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