Un anno di studio all’estero: “salvato” dal football americano

La storia di Giacomo che ha trascorso un anno di studio in America tra intoppi e vere amicizie

Si è sempre parlato nella nostra scuola di viaggiare all’estero, notizia che ha sempre interessato ogni studente, a prescindere dalla loro fascia di età. 

Spesso, però, accade che per problematiche varie, come quelle legate agli aspetti finanziari, non sempre è possibile effettuare una tale esperienza, che sincerante tutti vorrebbero vivere.

Abbiamo incontrato Giacomo Gussoni per capire meglio cosa che offra questa alternanza all’estero.

Quanti anni hai? Dove vivi?
Ciao mi presento, sono Giacomo Gussoni, ho 19 anni e vivo a Brenno, un piccolo paesino del comune di Arcisate, in provincia di Varese.

Hai uno sport preferito? Se sì, quale sport pratichi?
Il mio sport preferito è il football americano e lo pratico da quando ero piccolo.

Dove vai a scuola? In quale indirizzo?
Frequento l’istituto ISIS Bisuschio-Valceresio, nell’indirizzo dell’amministrazione, finanza e marketing.

Come è stata la tua esperienza in America?
La mia esperienza, riguardo il mio stage linguistico all’estero, più precisamente a Dexter, Michigan (USA) è durata un’anno. Mi è stata davvero utile e ne sono rimasto affascinato, sia per l’interesse della lingua inglese, ma anche perché ho imparato ad affrontare un’esperienza assolutamente nuova, a me sconosciuta finora.

Dove ti hanno ospitato? Come ti sei trovato con la famiglia ospitante?
Sono stato ospitato inizialmente in una famiglia molto rigida, che imponeva regole ferree. Solo dopo un po’ di tempo ho imparato  a rispettarle. Ma la situazione è andata sempre più peggiorando. Dopo, l’insorgere dei primi problemi, seguiti da inconvenienti di ogni tipo, ho deciso, d’accordo con la mia famiglia, di trasferirmi dai miei parenti, i quali vivono in America da diverso tempo. Sin da subito abbiamo creato un bel rapporto, fondato principalmente sulla fiducia, ma anche sul divertimento.  Mi sono trovato davvero bene con loro, erano molto gentili e cercavano in tutti i modi di coinvolgermi, facendomi sentire il più possibile “a casa”.

Come trascorrevi la giornata e con chi?
Le prime conoscenze, sia dentro la scuola ma anche fuori, hanno tardato ad arrivare, in quanto, essendo limitato nel parlare e discutere, rimanevo abbastanza esterno. Mi occorreva tempo prima di trascorrere le giornate in compagnia o semplicemente per conoscere persone nuove. Ma grazie al football americano, sport che già praticavo in Italia, ho cominciato a fare amicizia con i compagni della squadra e a rafforzare ogni giorno sempre di più il nostro rapporto, tanto che una volta tornato in Italia posso affermare di esserci allontanati solo fisicamente.

Hai continuato a praticare football americano? Come ti sei trovato?
Ogni scuola ha la sua squadra di football e il suo team di cheerleader,  quindi sì, ho avuto l’opportunità e la fortuna di continuare a praticare il mio sport preferito. Mi sono trovato a far parte di un gruppo stupendo, e sin dall’inizio non ho avuto problemi di nessun tipo, anzi mi divertivo e riuscivo a scaricare la tensione ogni giorno sempre di più.

Ti ha affascinato di più la scuola in America? Se sì, quali aspetti?
Per quanto riguarda il contesto scolastico, premetto che è impegnativo ma allo stesso tempo interessante e molto divertente. Sin da subito, mi sono applicato e impegnato al fine di ottenere buoni risultati, dato che a fine anno scolastico avrei conseguito la maturità, percorso che ho terminato con un risultato positivo. La loro scuola è a tratti molto differente dalla nostra, come per esempio, vi è un’unica insegnate per classe, di conseguenza saranno gli studenti, una volta scelto il corso da seguire, (dando precedenza alle materie obbligatorie), di spostarsi per raggiungere il corso selezionato.

Potresti esprimere un tuo parere personale  in conclusione di questa esperienza?
Questa mia esperienza all’estero è stata davvero bella e interessante. Ho stretto legami importanti, tali da farmi dimenticare i lati negativi della vita quotidiana. È un’esperienza che consiglio vivamente a ciascuno di voi. Avverto che, all’inizio, l’avventura sarà in salita, faticosa e allo stesso tempo impegnativa, ma una volta ambientati, si sa, si vorrebbe rimanere lì a vita… C’è un ulteriore aspetto negativo da sottolineare: noi italiani, siamo i migliori per quanto riguarda la cucina, e ne sentiamo presto la mancanza!

Matteo Consoli

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