Sacro Monte di Varese, “le 5 tesi”

Non so cosa sia stato fatto nel Sacro Monte di Varese negli ultimi 3 anni, soprattutto in riferimento al dipinto “La fuga in Egitto” di Renato Guttuso, perchè vivo all’estero, ma ogni tanto mi arrivano segnalazioni preoccupanti, come quella recentissima del Sig.Dotti che pubblico qua sotto.
Scrive il Sig. Giovanni Dotti di Varese questo commento al Post “La NATIVITA’ del Sacro Monte di Varese” : “Bisogna tornare all’ATTACCO di questi politicanti da quattro soldi ignoranti e incompetenti che si credono superiori a tutti e ripristinare l’ INTEGRITA’ STORICO-MONUMENTALE, quindi anche pittorico-artistica, del SACROMONTE sopra VARESE, anche per un rispetto della sacralità del luogo e dei nostri avi che così lo vollero. Non è questa la ’modernità’, questa è barbarie, ignoranza e presunzione. (Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini ! la storia insegna)”.

Ripubblico allora le mie “5 tesi” del 17 marzo 2009, per salvare il Guttuso e il Sacro Monte di Varese. Chissà, magari qualcuno rinsavisce o qualcosa succede per cambiare direzione ed evitare il peggio.

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SALVIAMO GUTTUSO E IL SACRO MONTE DI VARESE

Posted on 17 marzo 2009

5 tesi del Pittore Sergio Michilini

Tesi n.1- UN GRANDE QUADRO APPESO AL SACRO MONTE

Bellissimo il dipinto moderno della terza cappella del Sacro Monte di Varese…..però, al Maestro Renato Guttuso é stato affidato un incarico più grande di lui.
Tecnicamente lo ha umilmente ammesso, dichiarando al restauratore Carlo Alberto Lotti di ….”non avere mai dipinto un affresco nella sua vita”…..(la tecnica dell’affresco è ancora oggi, per un pittore, un poco come “la madre” di tutte le tecniche pittoriche: “una filosofia” dei ritmi naturali delle cose e “il passaporto” per il mondo della Architettura e dell’Urbanistica).
Concettualmente e metodologicamente Guttuso ha affrontato in modo errato un grande problema di INTEGRAZIONE PLASTICA ESTERNA: integrazione con le opere d’arte seicentesche esistenti ed integrazione con l’ambiente naturale circostante.
Nel primo caso la policromia e i gli stessi materiali coloranti (colori artificiali e tessitura sintetica), nonché la struttura compositiva dell’opera stentano ad integrarsi armoniosamente con l’architettura della terza cappella del Sacro Monte: il dipinto vive un suo mondo isolato e sprezzante.
Nel secondo caso l’opera si inserisce molto male nell’ambiente naturale circostante: creando un cielo pittorico che entra in conflitto con il cielo naturale visibile dal viale di entrata….. in realtà si crea visivamente un buco di cielo nella collina. Questa considerazione era giustificabile nel precedente affresco del Nuvolone, ma impossibile da accettare alla luce delle innovazioni “poliangolari” del muralismo moderno.
Praticamente Guttuso ha concepito e dipinto un ottimo e grande quadro da cavalletto che è stato collocato (o “appeso”) inopportunamente nel luogo in cui si trova, senza prendere in considerazione nessuno degli elementi fondamentali per l’inserimento di questa opera moderna in uno spazio artisticamente definito e concluso.
Tutto ciò è riferito unicamente a questo tentativo maldestro di muralismo, che nulla toglie al grande e indiscutibile valore di uno dei più grandi e importanti pittori da cavalletto del secolo scorso.

Tesi n.2- SPOSTARLO NON E’ UNA OPZIONE: E’ LA UNICA OPZIONE DI SOPRAVVIVENZA

La fabbricante di materiali per Belle Arti francese “Lefranc & Bourgeois” ha dichiarato che i suoi Acrilici avrebbero garantito “stabilità e durata” all’opera di Guttuso (vedi intervista al restauratore Carlo Alberto Lotti in www.artevarese.com del 12-03-07).
Ma nessuna fabbrica di Acrilici del mondo può garantire stabilità e durata di queste resine sintetiche all’ESTERNO per più di 10 anni.
Il murale di Guttuso è tecnicamente già morto da un pezzo e quello che si sta facendo è una specie di “accanimento terapeutico” senza speranza, e a costo di un flusso inesauribile di denaro per restauri dubbiosi.
Ha completamente ragione la ispettrice della Direzione Regionale per i Beni Culturali Isabella Marelli dicendo che l’opera deve essere restaurata da specialisti “con specifici requisiti e provata esperienza” (secondo i parametri del Codice Urbani del 2004),…….come sicuramente lo sono Barbara Ferrini e Antonio Rava che hanno eseguito i restauri del 2007.
Ma è discutibile e francamente non regge sotto tutti i punti di vista la sua ferma posizione sul fatto che…”il dipinto deve rimanere dove è stato concepito…..per non alterare il contesto….” o per il rischio di sgretolamento.
Il “contesto” in cui è stato concepito questo grande quadro di Guttuso, come abbiamo già affermato, è stato probabilmente il suo studio di Velate e non il terreno del Sacro Monte di Varese con la sua complessa problematica di Integrazione Plastica Esterna.
E per quanto riguarda il presunto “sgretolamento” abbiamo delle affermazioni categoriche che prevedevano questo spostamento prima ancora che Guttuso dipingesse la sua opera…..infatti Carlo Alberto Lotti sostiene che….”venne eretto un muro…assolutamente in grado di essere spostato con un muletto”!!!!
Per quanto riguarda poi l’adesione della pellicola pittorica a questo muro monolitico, sarà magari questione di costi e di tempi, ma non di impossibilità tecnica della operazione.
Hanno ragione il critico d’arte Luigi Barion dicendo che…”si deve isolare il dipinto dall’ambiente..sotto vuoto, tra due cristalli”, e l’architetto Mario Botta dicendo che….”si deve spostare il dipinto murale”…(anche se non proprio in una “nicchia”, almeno in un ambiente chiuso, idoneo e protetto).
Altre opzioni palliative, come abbiamo detto, sono destinate al fallimento ed alla completa sparizione dell’opera di Guttuso in pochi anni.
E così, alla fine, ci troveremmo senza Guttuso e senza Nuvolone.

Tesi n.3- RICOSTRUIRE L’OPERA DEL NUVOLONE

Cristina Danti, responsabile delle Pitture Murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, ha espresso l’opinione di “rimettere in luce il sottostante affresco del Nuvolone”.
Sembra però che di quest’opera siano rimaste solamente poche tracce, ma dovrebbero esistere fotografie e documenti di questo affresco.
Una proposta ragionevole potrebbe essere quella di ricostruire quest’opera il più fedelmente possibile sulla stessa parete originale, una volta spostata e salvata l’opera di Guttuso.
Questa volta però NON dovrebbe essere una copia eseguita con la tecnica dell’affresco (il cui principale nemico è la umidità….e questo angolo boschivo e collinare di umidità ne avrà per sempre), ma con ceramica in piano o mosaico di pietre naturali.
NON dovrebbe essere una operazione realizzata da artisti (per “interpretare” il Nuvolone), ma da tecnici ceramisti o mosaicisti di altissimo livello, in grado di riprodurre il più fedelmente possibile l’opera del Nuvolone.
Sia per la ceramica che per il mosaico si dovrebbe utilizzare una policromia totalmente minerale e opaca, con una tavolozza ristretta e con colori simili ai pigmenti per affresco.
Questa soluzione dovrebbe ricomporre, con garanzia di effettiva stabilità e durata, una lettura d’insieme corretta della terza cappella.
Qualcuno potrebbe obiettare che una copia fedele del Nuvolone è tuttavia un “falso”….
Dobbiamo però considerare che l’affresco del Nuvolone non era una opera “in sé”, ma una piccola parte di una complessa macchina visiva ed espressiva, integrale e integrata, come è il Sacro Monte di Varese. Ricostruire questa piccola parte il più fedelmente possibile significa ridare correttezza alla narrazione artistica “definita, conclusa, integra, completa e logica” così come è stata concepita nel seicento.

Tesi n.4- NUOVE CAPPELLE SUL SACRO MONTE?

C’è una intuizione bellissima di Mons. Pasquale Macchi: quella di restituire al Sacro Monte l’antica nozione di “Fabbrica d’Arte Sacra”….oggi diremmo Cantiere o Centro per la produzione di Arte Pubblica, o forse meglio: Scuola integrata di Architettura, Scultura e Pittura.
Il problema è che sull’onda di questa intuizione, e mossi da un entusiasmo forse un po’ troppo frettoloso e superficiale, si è imboccata la via più facile, la scorciatoia: quella di inserire subito opere d’arte contemporanea di artisti famosi in un contesto definito, concluso e, oggi, vincolato come Patrimonio della Umanità, come è appunto il Sacro Monte di Varese.
E qui hanno totalmente ragione tutti quelli che si sono opposti a tali inserimenti frettolosi, a partire dalle opere di Floriano Bodini e di Renato Guttuso, fino alle proposte per le cinque opere di Arte Contemporanea ispirate ai “Misteri della Luce” che il conte Panza di Biumo suggerisce siano realizzate da artisti americani famosissimi.
E perché hanno ragione?
Semplicemente perché probabilmente all’entusiasmo per i nomi famosi e famosissimi non si è aggiunta una certa dose di saggezza che porti a chiederci: “gli artisti contemporanei sono all’altezza di ciò che hanno fatto i nostri predecessori?”.
C’è chi aveva e continua ad avere seri dubbi al rispetto….dubbi obiettivi, dimostrabili e non soggetti a gusti personali o a mode transitorie.
Il “divorzio” ormai secolare tra Architetti, Pittori e Scultori, sia a livello didattico che produttivo, probabilmente è la causa fondamentale della mancanza di professionalità negli artisti di oggi, soprattutto per ciò che concerne la creazione di Opere Pubbliche che devono interagire, integrarsi o armonizzarsi con l’ambiente naturale, con il territorio o, peggio ancora, con grandiose opere d’arte del passato.
E siccome il Sacro Monte è uno dei massimi esempi di integrazione tra le Arti Maggiori……molto facilmente chi ci mette il dito ne rimane scottato…..anche e soprattutto quando si pensa di sopperire a queste necessità, chiamando ad operare Architetti o Artisti famosi o famosissimi:…competere con gli UMILI ma AUDACI, e molto spesso SCONOSCIUTI architetti, scultori, pittori, decoratori, capomastri, muratori, scalpellini, manovali seicenteschi è, francamente, pericoloso!…..
Quindi, siamo totalmente in pieno accordo con Guglielmo Mozzoni, con Carlo Bertelli, con Luigi Zanzi ecc.: “NON TOCCATE IL SACRO MONTE”…..e “rimuovete le opere di Bodini e Guttuso”!
Però!!!!!….e poi? Non si può fare niente di nuovo tra il Sacro Monte e il Campo dei Fiori?
E la bellissima intuizione di Mons. Pasquale Macchi?
Si…..si può fare di tutto e di più, ma con saggezza, lungimiranza e serietà professionale!

Tesi n.5- LA “FABBRICA D’ARTE”

C’è chi ha proposto di collocare a Villa Baragiola una sorta di Centro Studi dedicato ai Sacri Monti (dove potrebbero anche essere collocate le opere di Guttuso e di Bodini).
C’è la meravigliosa proposta di Luigi Zanzi, della “città di Varese che deve occuparsi della montagna….per una Cultura della Montagna” (ora degradata e abbandonata)…creando ai piedi del Campo dei Fiori i “Giardini Misterici” con i “nuovi Misteri della Luce”….integrando Arte Ambientale, Industria dei Giardini ecc.
C’è chi, come il conte Panza di Biumo, propone opere d’arte contemporanea internazionale americana o giapponese, ma c’è anche chi, come Philippe Daverio teme gli americani e il loro “imperio” sull’arte e su tutto.
E c’è chi ha le radici profonde e ama il proprio territorio dell’Insubria, della Lombardia o della Padania!….nella convinzione che per ambire alla universalità è indispensabile partire dal meglio e profondo della cultura territoriale e locale……magari senza necessariamente prendere le scorciatoie dei “nomi famosi”.
Però, chi decide sugli interventi da fare e la qualità delle opere? una Commissione? un Referendum? I grandi e famosi artisti internazionali? Il Sistema Internazionale dell’Arte Contemporanea?…..

Perché invece non riunire tutti i suggerimenti nati in questi anni in un unico Progetto formativo e produttivo sulle orme della già citata intuizione di Mons. Pasquale Macchi per una rinnovata “Fabbrica d’Arte”?

Si potrebbe creare un CENTRO STUDI e ISTITUTO SUPERIORE DI ARTE PUBBLICA in collegamento con le Università e le Imprese del territorio e della Regione, a cui possano accedere studenti e professionisti della Architettura, della Scultura, della Pittura, nonché specialisti di Arte Ambientale, di Arte dei Giardini, Ceramisti, Mosaicisti ecc.
La nostra Provincia, caratterizzata dall’artigianato e dalla piccola e media industria, può diventare un esempio a livello nazionale ed internazionale in questo senso: abbiamo nel Campo dei Fiori lo spazio per realizzare le opere, abbiamo nel Sacro Monte uno dei massimi esempi di integrazione delle Arti Maggiori, abbiamo nella seicentesca “Fabbrica d’Arte Sacra” un metodo di studio e di lavoro per le future opere di Arte Pubblica, abbiamo nella nostra provincia un terreno fertile a livello di imprenditorialità e creatività………abbiamo i giovani che hanno voglia di lavorare e di costruire un futuro migliore.

Cosa aspettiamo ad iniziare l’opera? Che arrivino i grandi nomi mondiali per insegnarci a dipingere, a scolpire o a fare buona architettura?
Il miglior cammino è quello che si fa camminando……e le migliori opere nel territorio del Sacro Monte e del Campo dei Fiori saranno quelle create dei nostri giovani studenti e Maestri di questo nuovo CENTRO SUPERIORE DI ARTE PUBBLICA, che potrebbe addirittura avere la sua sede operativa nello stesso territorio di cui stiamo parlando.

Sergio Michilini, Pittore, 01-03-09

Salviamo Guttuso e il Sacro Monte di Varese Posted on17 marzo 2009 https://blogosfera.varesenews.it/la-bottega-del-pittore/?p=884

NATIVITA’ del Sacro Monte di Varese Posted on 24 dicembre 2010 https://blogosfera.varesenews.it/la-bottega-del-pittore/?p=5726

3 pensieri su “Sacro Monte di Varese, “le 5 tesi”

  1. Caro Sergio, non conoscevo questa situazione, imbarazzante!
    Sono completamente d’accordo su tutto ciò che hai scritto.

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