Gigi Bassani: le canzoni nostre, per sempre.

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“…..Il calore di un momento…………….poi via di nuovo verso il vento….”

Era un innamorato dell’arte, della poesia e delle rose, delle donne, degli amici, dei bambini, degli emarginati e dei deboli, della giustizia sociale, della pace, della vita…….
Era il migliore di tutti noi, era “de esos hombres que son imprescindibles“, e il vuoto che ci ha lasciato è immenso.

Canzoni nostre, per sempre

Il tempo, con passo da lupo, ci ha rubato le nostre canzoni. Non erano tante: un gruppo di versi, spesso rabbiosi e tristi, ironici e disperati, un’isola da difendere a voce nuda contro il gran mare lagnoso della “musica leggera”. E non erano neppure tanto belle, ammettiamolo: forse il vaglio estetico più severo ne salverebbe soltanto alcune. Ma erano le nostre canzoni: dicevano le cose che noi volevamo sentire, cantavano la nostra speranza e la nostra giovinezza.
Queste nostre canzoni, a dire il vero, non ebbero mai grande successo: stavano troppo fuori la norma del mercato: Come vogliamo chiamarle ora: sempreverdi o, meglio semprerosse? Lasciamole pure senza nome e dedichiamole anche a chi non le volle nemmeno ascoltare, o le osteggiò con durezza implacabile perché le sentiva “diverse”.

E, infatti, diverse lo erano davvero: non cercavano di vendersi al migliore offerente ma (addirittura!) volevano cambiare la nostra vita e la faccia del mondo.
È accaduto, invece, che la vita ha cambiato noi: ma, forse, non tanto da impedirci di provare, voltandoci indietro, qualcosa come un vago rimorso.
Le “cose” ci dicono sono cambiate: sono cambiati i nomi, gli aggettivi, gli avverbi, sono cambiati i ruoli e le persone.

Le bandiere più nobili si sono spiegazzate, afflosciate, sono cadute a terra: è caduto il “vento rosso” che le gonfiava. I nostri figli, i nostri nipoti non vogliono più sapere delle nostre canzoni, non le capiscono neppure: hanno altro per la testa nelle orecchie, le considerano impossibili. Allora vuol dire che tutto è perduto? Può darsi: ma quando tutto è perduto, come si suol dire, è anche la volta che tutto ricomincia, riprende significato e dimensione.
Anche queste voci lontane, come tutte le grida e le voci della storia del mondo, passano all’Archivio. Ma la musica leggera che conosce i suoi polli, coltiva da sempre i suoi “revivals” e si coccola i suoi “sempreverdi”, i “successi” che passano indenni di generazione in generazione.

Per questo, eccole ancora qui, le nostre vecchie canzoni, dalle più antiche alle più recenti, per la curiosità di figli e nipoti e per la nostalgia di tutti noi, compagni di un tempo passato e irrecuperabile; ma anche incancellabile, indimenticabile e nostro “per sempre”.

“Finchè ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva come una cosa viva
lanciata a bomba contro l’ingiustizia”

Albizzate 23 gennaio 2001
Gigi Bassani

Canzoni nostre, per sempre è l’ultima fatica di Gigi. Trentanove canzoni, popolari, di lotta, politiche, in ogni dialetto. Canzoni di passioni e di speranza.
Canzoni che Gigi amava cantare sempre e che mischiava a cose più leggere.
Canzoni, a volte, bruttine, ma che segnano una storia.
E Gigi ha voluto rimarcare a suo modo questa storia. Oggi non sono capite, ma nessun giudizio per questi ragazzi o bambini che non capiscono.
Anzi… il dubbio, ma anche la consapevolezza che è nostra storia e non deve scomparire.
Gigi ha chiuso questo lavoro tre giorni prima di morire, con una pagina sua. Un’introduzione che oggi, nel giorno del nostro ultimo saluto, suona quasi come un testamento. Una spinta ideale a continuare, a crederci ancora di più. A fare ancora più nostre e per sempre le trentanove canzoni e le loro storie.gigi

Managua, Nicaragua, 1993, Gigi Bassani (con la chitarra), alla sua destra Simonetta Frangilli (coordinatrice Acra per il Centro America) e Jan Haemhouts (ingegnere belga nei progetti di tecnologie appropriate dell’ America Centrale), nello Studio di Michilini.

1 pensiero su “Gigi Bassani: le canzoni nostre, per sempre.

  1. Caro Gigi, non ti scorderò mai.
    Era una notte d’agosto in Val Veny e, senza difficoltà, convincesti me ed altri tre o quattro a non dormire nel rifugio, ma fuori all’aperto, nel sacco a pelo.
    Le stelle erano bellissime, i nostri racconti sinceri, i non sense esilaranti.
    Una notte indimenticabile!

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