Birra in tour: California dreaming

california-beer-festivalEstate, tempo di vacanze e perché no di tour al sapore di birra. Non fa eccezione neppure il mio viaggio (di nozze) che ha toccato lo Stato-santuario della birra americana, la California, accompagnata da otto giorni alle Hawaii che tutto sommato mi hanno riservato qualche sorpresa interessante. Ovviamente il mio non è stato un viaggio da beer hunter (ammesso che io ne abbia le caratteristiche), quindi lo spaccato che porto con me deve essere letto come il risultato di una vacanza “normale”, seppur alimentata dalla curiosità di scoprire nuove etichette e di assaggiare alcuni degli stili più bevuti dalla gente comune.

HoppyPoppyLE IPA – Chi viaggia nel Golden State trova quasi sempre a disposizione una spina con un fusto di ei-pi-ai luppolata, aromatica e – ahime – spesso spillata in maniera per lo meno rivedibile. Sarò conformista, ma anche a me le Ipa piacciono molto (meglio se non estremamente amare) e quindi ne ho volutamente assaggiate parecchie. E mi sono tolto diverse soddisfazioni. Penso ad esempio alla Hoppy Poppy in bottiglia, prodotta nella zona di Santa Barbara dalla Figueroa Mountain e davvero piacevole per i tanti aromi, la freschezza e la presenza di un amaro mai troppo invasivo. Sul mio taccuino virtuale (ovvero il mio account su Untappd, mai così utile come in questo caso…) ho quindi segnato la Lagunitas Ipa, altra birra californiana doc (è di Petaluma) creata nell’interessante birrificio omonimo e rintracciabile alla spina anche in diversi locali di grande frequentazione (la zona di Fisherman Wharf a S. Francisco per intenderci). StoneDa applausi anche altre due Ipa che sanno nascondere molto bene gradazioni alcooliche importanti. Si tratta della Stone Ipa (quasi 7%) e della imperial “Idiot Ipa” (addirittura 8,5%); la prima arriva da Escondido e forse per questo maschera molto bene l’alcool, pur apparendo abbastanza corposa oltre che amara senza risultare troppo aggressiva. La “Idiot Ipa” è invece una birra di punta della Coronado Brewing Company che ha sede a San Diego: anche in questo caso i luppoli regalano un grande bouquet di aromi per una bottiglia di altissimo livello.
Tra le Ipa che non mi hanno impressionato, pur avendone dato un giudizio discreto, c’è la Ranger della New Belgium che ha il pregio di farsi spesso trovare nei ristoranti per turisti ma che ho trovato troppo sbilanciata verso l’amaro. Sempre parlando di India Pale Ale, segnalo l’inconsueta – per me – “Big Swell“, orgoglio dell’isola hawaiana di Maui che ho assaggiato in lattina a pochi chilometri dal luogo di produzione. L’ho trovata un gradino (o due) al di sotto delle birre di cui ho parlato all’inizio, ma mi è sembrata comunque una birra gradevole.

SummerfestLE ALTRE – Lasciando il mondo delle luppolate, torniamo a citare New Belgium per via della Fat Tire“, una amber ale che ho apprezzato decisamente più della “compagna di squadra” Ranger per via del buon equilibrio, del corpo consistente e forse anche perché è stata una delle poche spillate come si deve.
Nel mio tour ho ovviamente incontrato anche alcuni grandi classici del mondo brassicolo californiano. Una birra di cui ho già parlato su Malto Gradimento è certamente la Sierra Nevada Pale Ale“, ammiraglia del produttore di Chico che peraltro, nell’occasione in cui l’ho assaggiata alla spina, mi ha convinto meno di altre volte. Ma visto che la Sierra Nevada – intesa come catena montuosa – mi si è stagliata all’orizzonte più volte, ho provato anche la stagionale estiva “Summerfest“, una pils che invece ho apprezzato parecchio. Fruttata e con spiccate note di cereale in bocca.
Altra birra meno esaltante del previsto (e di quando l’avevo degustata in Italia, ma in bottiglia) è la celebre “Anchor Steam” di San Francisco, prodotta a temperature da ales ma con lieviti generalmente usati per le lager (correggetemi se sbaglio). Mi è piaciuta senza esagerare anche la “Double Barrel Ale“, unica degustata – alla spina – di Firestone Walker: ha dato il meglio di sé a temperatura ambiente, dopo essere stata spillata male e quasi ghiacciata.
Chiudiamo con le delusioni, nelle quali non annoveriamo neppure la Coors ghiacciata presa per motivi di sbadataggine poco dopo il mio sbarco a San Diego… Le due birre bocciate sono la “Blue Moon“, witbier anch’essa di casa Coors (non lo sapevo, la mia ignoranza talvolta affiora fragorosamente) e la “Samuel Adams Summer Ale“, portabandiera della East Coast – è di Boston – assaggiata in una steakhouse di S. Francisco (vi ho avvisato che non era un viaggio da beer hunters…) dove forse vi è giunta in affanno…

FireRockALOHA – Dopo aver accennato alla gradevole, seppur non memorabile, Big Swell in lattina di Maui Brewering, è necessario almeno un cenno al principale birrificio hawaiiano. Kona Brewering ha sede sulla più grande (per estensione) isola dell’arcipelago, quella appunto chiamata Big Island e vanta una gamma piuttosto folta di birre. Al di là della simpatia, il livello mi sembra più basso rispetto a quasi tutte le altre degustate in California, anche se alla fine una maglietta ricordo ha preso posto nella mia valigia. La birra migliore tra quelle assaggiate è stata probabilmente la “Fire Rock” (in bottiglia), una pale ale dolce, dal gusto rotondo e nel complesso gradevole. Un livello che pensavo di ritrovare nella “Longboard“, lager che – alla spina – mi è sembrata molto scialba e deludente. La gamma dei miei assaggi si è conclusa con la “Castaway Ipa” che si è posizionata nel mezzo: nulla di eccelso ma per lo meno accettabile rispetto alla Longboard. Devo dire infine che mi è rimasta una certa curiosità riguardo la “Hula Hefeweizen”, una bavarese di frumento prodotta nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico che alla fine non ho degustato. Qualcuno di voi l’ha per caso mai provata?

I racconti di BIRRA IN TOUR (invia il tuo a maltogradimento@gmail.com)

3 pensieri su “Birra in tour: California dreaming

  1. Da profano sono dispiaciuto per la bocciatura della Samuel Adams… le concederei decisamente un’altra chance, se lo merita! Anche la Sierra Nevada era tra le mie preferite.
    Concordo pienamente invece con il giudizio positivo sulla Fat Tire e con quello negativo sulla Blue Moon. Anche dalla Anchor Steam mi aspettavo di più, con il dovuto rispetto 😉
    Vedo però che ti manca la Arrogant Bastard, il nome è tutto un programma… http://www.stonebrewing.com/arrogantbastard/

  2. Care Locuste,
    attraversando una corsia dell’Esselunga di Masnago ho intravisto alcune bottiglie di Samuel Adams. Cercherò di dare una seconda opportunità anche ad essa 🙂 (c’è anche la Blue Moon, ma quella eviterei…)

    Caro Insubreman… grazie!

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