I primi anni – Mamma e bambino http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino Un nuovo sito targato WordPress Fri, 27 Apr 2018 18:10:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 Vaccinazioni: quando e perchè http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=331 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=331#comments Mon, 15 Sep 2014 07:09:26 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=331 Continua a leggere]]> vaccinazioni nei neonatiVaccinazioni obbligatorie, raccomandate, facoltative. Il sistema sanitario italiano prevede una serie di vaccini da farsi tra i 3 mesi e i 15/16 anni. Si tratta di interventi di prevenzione nei confronti di alcune malattie infettive: grazie a queste azioni, patologie, come il vaiolo, sono state debellate mentre altre, come la poliomielite o la difterite, il tetano o l’epatite virale B sono quasi scomparse. Non si tratta solo di un problema personale ma anche di contagi nelle comunità. Ecco perché ogni regione ha deciso un calendario specifico, garantendo i vaccini gratuitamente alla popolazione.

La dottoressa Franca Sambo, responsabile del Dipartimento della Prevenzione all’Asl di Varese, chiarisce alcuni dubbi ricorrenti

franca SamboPerché è necessario vaccinare il bambino?
La vaccinazione è il modo più sicuro ed efficace per ottenere protezione da alcune gravi malattie. I benefici della protezione contro queste malattie superano di molto i rischi legati alla vaccinazione.

Ma i vaccini sono sicuri?
Sono estremamente sicuri e, nel corso degli ultimi anni, medici ricercatori e operatori sanitari hanno perseguito l’obiettivo di rendere questi prodotti sempre più affidabili ed efficaci. Le complicanze dopo una vaccinazione sono estremamente rare mentre la probabilità di gravi conseguenze (incluso il decesso) dopo malattie prevenibili con vaccini è in alcuni casi elevata. Certo, come qualsiasi farmaco, anche i vaccini possono presentare qualche rischio. Prima di consigliare una vaccino, i medici fanno un’attenta valutazione di rischi e benefici, bilancio che può variare con il tempo, in rapporto all’eliminazione o meno di una certa patologia o alla disponibilità di nuovi prodotti. Recentemente, per esempio, le raccomandazioni circa la vaccinazione antipolio sono cambiate: ora si opta per la somministrazione di un vaccino inattivato proprio perché la mancanza di casi conclamati ha abbassato i livelli di tolleranza di eventuali controindicazioni

Quali sono i possibili effetti collaterali?
Anche se i vaccini moderni sono molto efficaci nell’assicurare elevati livelli di protezione, ci possono registrare effetti collaterali che, però, sono sempre di breve durata non sono permanenti. Per esempio: con il vaccino della difterite-tetano-pertosse possono insorgere, entro 4 ore, febbre lieve, arrossamento e gonfiore nel punto dell’iniezione e dolore ( uguali sintomi per l’epatite B) per il vaccino Polio Sabin orale, sempre entro 4 ore si possono presentare diarrea o stanchezza, mentre con il vaccino Polio Salk iniettivo potrebbero capitare leggera febbre, dolore, arrossamento o gonfiore nel punto della puntura. Per il vaccino morbillo, parotite-rosolia  tra i 5 e i 12 giorni dopo la vaccinazione potrebbero insorgere febbre lieve, rush cutaneo, ingrossamento della ghiandole. Nel caso il malessere si prolungasse per più di due giorni, però, è meglio consultare il medico per capire se non sono sintomi legati ad altre malattie. Se, invece, dopo la vaccinazione il bimbo fosse irrequieto perché prova dolore nella sede dell’iniezione, si può somministrare del paracetamolo. Solo se questo stato si dovesse protrarre oltre le 24 è bene rivolgersi al medico o al servizio vaccinale. Se, invece, fosse la gamba a destare preoccupazione perché gonfia, arrossata e calda, allora è sufficiente applicare un panno pulito e fresco o somministrare del paracetamolo. Anche in questo caso, è consigliabile rivolgersi al medico se i sintomi perdurassero oltre le 24 ore. In caso di febbre è bene dargli molto da bere, fare un eventuale bagno con spugnature e somministrare paracetamolo nel caso la temperatura interna fosse superiore a 39 gradi.

vaccinazioni Vaccini e autismo: si sente a volte parlare di una possibile correlazione
Sono stati fatti diversi studi per capire se il vaccino anti rosolia-parotite e rosolia potesse causare l’autismo, il disordine comportamentale cronico che comincia a manifestarsi durante la prima infanzia. Uno dei primi studi suggeriva che potessero esserci dei legami, ma è stato successivamente dimostrato che conteneva gravi errori nel metodo di ricerca. Hanno continuato a indagare e cercare possibili correlazioni ma non sono emerse evidenze di alcun genere. La causa di questo disturbo è ancora sconosciuta ma oggi si tende a sostenere che la malattia abbia origine prima della nascita, probabilmente nel primo trimestre di gravidanza. La correlazione tra vaccino e autismo è dovuta alla comparsa dei sintomi che, di solito, avviene tra i 12 e i 18 mesi di vita, lo stesso periodo in cui viene somministrato il vaccino.

Quanto dura la protezione vaccinale?
La maggior parte protegge per tutta la vita. È il caso di rosolia, morbillo, parotite, polio. Altre, come la pertosse, offrono una copertura più limitata  circa 5 anni, la fase della vita in cui la malattia è più grave. Altre, infine, come il tetano dura almeno 30 anni ma la copertura va affievolendosi ed è consigliabile ciclicamente ( 10 anni) fare una dose di richiamo

Tutte le persone sono protette con la vaccinazione?
Anche se i vaccini assicurano elevati livelli di protezione, l’efficacia non è mai del 100%. Quelli per rosolia, polio, tetano, morbillo, per esempio, garantiscono una copertura del 95%. Tre dosi di pertosse hanno una garanzia del 85%, tre dosi di epatiteB proteggono i bambini nel 95% dei casi.  Il discorso, però, va poi considerato nel contesto globale: più persone vaccinate ci sono, meno rischi si corrono per cui, anche le persone a cui il vaccino non assicura la copertura possono stare tranquille perché agiscono in un ambiente sano, senza patogeni.

Cosa succede se intercorre più tempo tra una dose di vaccino e quella successiva?
Non è di solito necessario ricominciare il ciclo. È però importante rispettare il calendario vaccinale perché gli intervalli di tempo sono stati stabiliti per ottimizzare la risposta immunitaria dell’organismo.

calendario vaccinazioni

Il calendario vaccinale
A tre mesi
  si fa il vaccino esavalente: si tratta della prima di tre dosi contro la polio, la difterite, il tetano, la pertosse, l’epatite B e l’haemophilus influenzare tipo b ( è tra le principali cause di meningite batterica nei più piccoli e di polmonite). La somministrazione è intramuscolo nella coscia o nella parte alta del braccio ( a seconda dell’età): le componenti antipertosse e antiaemophilus non sono obbligatorie ma  raccomandate. In aggiunta si effettua il vaccino antipneumococco.
A cinque mesi il secondo richiamo dell’esavalente e antipneumococco.
A undici mesi il terzo richiamo dell’esavalente e antipenumococco
A 12/15 mesi si effettuano il vaccino contro rosolia, parotite e morbillo con una puntura sottocutanea nella parte alta del braccio e il vaccino contro il meningococco con un’iniezione intramuscolare nella coscia
A 5/6 anni si effettua il richiamo di tetano, difterite e pertosse oltre alla polio e a morbillo, rosolia e parotite
A 11 anni solo le bambine vengono vaccinate contro il papilloma virus che provoca il tumore al collo dell’utero.
A 15/16 anni il richiamo per tetano, difterite e pertosse: la vaccinazione non è obbligatoria ma è fortemente raccomandata e la somministrazione avviene per via intramuscolare nella parte alta del braccio.

In caso, un genitore può decidere di non vaccinare il proprio figlio?
Al genitore vengono chiariti i rischi individuali a cui è esposto il minore ma anche i mancati benefici che derivano alla collettività. In ogni caso, La Regione Lombardia, in accordo con i tribunali dei minori, ha predisposto una procedura standard che, dopo aver comunicato più volte in modo ufficiale la necessità di sottoporre il minore al vaccino, una volta verificato che non esistano situazioni di trascuratezza o abbandono del bambino e, tantomeno, di potenziali condizioni patologiche che potrebbero aumentare i rischi di contagio, prevede la comunicazione della decisione al medico curante e al responsabile della scuola frequentata e, nel caso di situazioni di pericolo, anche al Comune di residenza e al Tribunale dei minori. Una volta compiuti i 18 anni, al giovane verranno di nuovo offerte le possibilità vaccinali.

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Obesità: la dieta inizia in culla http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=317 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=317#comments Thu, 03 Jul 2014 09:27:59 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=317 Continua a leggere]]> bambino obesoBimbi grassi, sovrappeso o obesi? L’attenzione alla bilancia inizia già in tenera età: dopo un iniziale progressivo aumento nei primi dodici mesi di vita del rapporto tra peso e lunghezza corporea, si deve osservare nei successivi 4-6 anni un progressivo dimagramento, seguito da un nuovo graduale “rimbalzo” del peso e del grasso corporeo in concomitanza con lo sviluppo puberale. Se tale “rimbalzo” del peso avviene troppo presto, prima dei 5-6 anni di età, vi è un elevato rischio dello sviluppo di un’obesità persistente.

Il latte materno è sicuramente un cibo equilibrato, ma quando è la fase dello svezzamento è bene evitare comportamenti alimentari e comportamentali scorretti . Una dieta troppo ricca di proteine nei primi due anni di vita, quale quella assunta da bambini che succhiano in continuazione biberon di latte vaccino al di fuori dei pasti, può predisporre allo sviluppo di obesità, così come l’utilizzo del passeggino dopo i tre anni, benché in alcune circostanze sia comodo, limita il movimento del piccolo ed il consumo calorico favorendo l’accumulo di grasso. Una delle cause dell’obesità è anche la mancanza di sonno: « È un circolo vizioso: se uno dorme poco ha più occasioni di mangiare e la stanchezza porta a muoversi di meno».

Il professor Alessandro Salvatoni

Il professor Alessandro Salvaton

Insomma, la lotta all’obesità si comincia precocemente, anche perché dopo i sei anni è più difficile vincerla. Il professor Alessandro Salvatoni, pediatra all’ospedale Del Ponte di Varese è ottimista: « Negli ultimi anni si è assistito ad un rallentamento della crescita dell’obesità in età pediatrica ed in alcuni casi, come per esempio in un’ASL del Milanese, ad un’inversione di tendenza. Questo grazie a campagne di sensibilizzazione e culturali che producono effetti positivi. I pediatri lombardi da anni sono in prima fila in questa battaglia: tra i principali consigli  quelli di allattare al seno il più a lungo possibile e comunque per almeno sei mesi, limitare il consumo di bevande zuccherate, evitare il biberon dopo i 24 mesi, evitare il passeggino dopo i tre anni e incentivare i giochi di movimento.  Il problema principale, però, è legato ai ritmi della nostra società: è consigliabile non lasciar mangiare mai il bambino da solo. È fondamentale sedersi tutti insieme e consumare il pasto a orari fissi. Mai, poi, permettergli di mangiare da solo davanti alla televisione».

cibo La miglior cultura deriva anche dai numerosi progetti sull’educazione alimentare delle scuole: « A Varese una psicologa e una dietista insegnano agli alunni le buone regole dell’alimentazione. Si tratta del progetto “L’appetito vien pensando”».

E se entro i sei anni la lotta all’obesità è fondamentale, dopo l’obiettivo è quello di contenere il peso in vista della crescita. Ma come fare? « Ci sono diversi approcci. Noi consigliamo una tabella dei cibi con la metafora del semaforo: i cibi “rossi” sono da evitare, quelli “gialli” da limitare, quelli “verdi” si possono mangiare liberamente. È un messaggio immediato da cui si traggono le regole per un’alimentazione di qualità».

Nell’ambulatorio all’ospedale Filippo Del Ponte arrivano molti casi: « Non tutti, però, sono da seguire. Noi dobbiamo concentrarci su quelli che presentano famigliarità per rischi metabolici quali diabete, ipertensione, ipercolesterolemia. La risposta in ogni caso prevede la promozione di un aumento dell’attività fisica e consigli dietetici che propongano un’alimentazione sana, ma anche varia perché spesso si pasticcia per noia. Dopo il primo anno di vita, è importante verificare che l’aumento di peso rientri nella norma riferendosi alle curve dei  “percentili” dell’indice di massa corporea (peso in Kg diviso per la statura in metri elevata al quadrato) ».

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Perchè non cresci, figlio mio? http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=306 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=306#comments Mon, 16 Jun 2014 13:39:53 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=306 Continua a leggere]]> grafico crescita

Quanto crescono i bambini?

Quanto crescerà mio figlio? È uno dei tormentoni dei genitori: prima i percentili poi i centimetri, siamo spesso con il metro in mano per controllare lo sviluppo del nostro bimbo. L’altezza, però, non è solo un fattore ereditario: « È determinata da 200 geni circa – spiega il professor Alessandro Salvatoni pediatra dell’ospedale Del Ponte di Varese – è un mix che dà risultati sempre variabili. In una famiglia non si troverà mai la stessa altezza tra i diversi componenti, a meno di gemelli perfettamente identici».

Ma le caratteristiche dei parenti quanto influiscono? « Sicuramente sono un indicatore, ma non il solo. Prima dell’avvento del DNA, il professor Fraccaro, famoso genetista dell’Università di Pavia, proponeva la teoria del bilanciamento della Natura: da un padre e una madre alti nasce spesso un figlio più basso che sarà, a sua volta, genitore di un figlio più alto di lui. In questo modo, la Natura controlla lo sviluppo graduale della crescita, altrimenti ci troveremmo, nel giro di poche generazioni, ad altezze eccessive».

Il professor Alessandro Salvatoni

Il professor Alessandro Salvatoni

Un bambino cresce molto nei primi tre anni di vita, poi rallenta la corsa e procede lentamente (in media 5-6 cm all’anno) fino al picco crescita puberale, tra i 12 e i 17 anni. Successivamente, con il completamento dello sviluppo puberale, le variazioni in altezza si riducono fortemente fino ad azzerarsi.

Ci sono, però, casi di eccessiva o di limitata crescita: e qui parte l’indagine per capire le ragioni più o meno patologiche. «Di solito, scatta l’allarme quando la statura si colloca nei percentili bassi – spiega il professor Salvatoni – Nei casi di assenza o limitata crescita si deve sottoporre il bambino ad alcune indagini. Nella maggior parte dei casi tratta di un semplice ritardo di crescita e della pubertà che rientra nella variabilità individuale, magari difficile da accettare vista la tendenza della nostra società a raggiungere sempre più precocemente stature medio/alte. Essere bassi non è per lo più una malattia né un elemento di criticità e spesso dobbiamo tranquillizzare madri e padri preoccupati. Se nei primi tre anni di vita la crescita può essere incostante ed alternare accelerazioni e rallentamenti della velocità di crescita, dopo il compimento del terzo anno di età una velocità di crescita inferiore al 4 cm/anno è una condizione che richiede certamente l’esecuzione di alcuni indagini. Ci sono casi che si risolvono da soli, nel senso che, naturalmente, il bimbo recupera il suo ritmo di crescita, altri, carenti di ormone della crescita, che possono beneficiare di un trattamento sostitutivo con l’ormone della crescita stesso. Vi sono inoltre bambini nati piccoli per l’età gestazione, definiti “SGA” (Small for Gestational Age), che, indipendentemente dalla carenza o meno dell’ormone della crescita, possono essere trattati dopo aver acquisito il parere favorevole della Commissione regionale. In tal caso la terapia, che si effettua per i bambini dai 4 anni in su, si protrae per due anni: se si registrano vantaggi si prosegue altrimenti si interrompe».

crescita altezza

La crescita procede gradualmente fino alla fine della pubertà

Tra i 20 centri autorizzati in Lombardia a effettuare la terapia con l’ormone della crescita c’è anche l’ospedale Del Ponte di Varese: « L’ormone della crescita – spiega il professor Salvatoni – viene prodotto dall’ipofisi. Può accadere che questa ghiandola non lavori o lavori male: si tratta di un caso su 5000 nati. Ci sono, poi, i casi “Fuori Nota”, cioè bimbi molto piccoli dove non viene individuata alcuna causa particolare. Anche loro, dopo l’approvazione della Commissione regionale, possono venire sottoposti alla terapia con l’ormone della crescita»

Il parere della Commissione regionale è indispensabile: « Ci sono paesi dove l’ormone della crescita viene somministrato abbastanza liberamente. In Italia siamo più cauti perché, anche se non ci sono evidenze scientifiche in merito, ci si preoccupa di possibili effetti secondari della terapia, in particolare se impiegata a dosi superiori a quelle normalmente prodotte dal nostro organismo»

La mancata crescita, però, può essere spiegata anche con la presenza di determinate patologie: « La Sindrome di Turner, per esempio, colpisce le bambine a cui manca uno dei due cromosomi “X”. La carenza provoca, innanzitutto, alterazione alle ovaie, ma anche problemi di crescita. C’è poi la Sindrome di Prader-Willi: i bimbi nascono piccoli, ipotonici, fanno fatica a deglutire. Poi, attorno ai tre anni, iniziano a mangiare in modo compulsivo e diventano obesi perché non aumenta la massa muscolare ma solo il grasso corporeo. In questi casi, l’ormone della crescita interviene stimolando il tessuto muscolare. La sindrome colpisce circa un bimbo ogni 5000/10.000 nati: il Del Ponte è un centro di riferimento nazionale e segue circa 70 casi di bambini affetti da sindrome di Prader-Willi, provenienti da tutt’Italia, grazie anche al lavoro in equipe con la dottoressa Luana Nosetti e il Centro del sonno. I bambini affetti da Sindrome di Prader-Willi presentano infatti anche problemi respiratori nel corso del sonno».

L’altezza è un elemento su cui si fa sempre molta attenzione: rispetto a un secolo fa c’è stato un aumento della statura media, anche grazie alla miglior alimentazione e alla qualità della vita. Si stima che nell’ultimo secolo la statura media sia aumentata di 11 centimetri. 

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Per guarire un bambino si deve curare anche il sorriso http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=281 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=281#comments Thu, 20 Mar 2014 07:43:17 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=281 Continua a leggere]]> Il Mago e la magia: quando lo stupore ha potere terapeutico

Il Mago e la magia: quando lo stupore ha potere terapeutico

Per guarire un bambino occorre recuperare il suo sorriso. Da anni, la Pediatria parla “dell’altra metà della cura” quella che si occupa dei sentimenti del piccolo paziente, del suo umore, dei suoi occhi che chiedono di giocare e volare con la fantasia.

In tutti i reparti che accolgono i bambini esiste l’angolo del divertimento, un’area dove pratiche sanitarie e terapie non entrano, pensato per curare “l’anima” del paziente. All’ospedale Del Ponte, l’altra metà della cura è diventata strutturata, un’equipe dedicata formata da una psicologa, un’educatrice e un’animatrice. Sono il cuore di un complesso sistema di volontari che ruotano attorno alla sala giochi del quarto piano e altre sale d’attesa pediatriche, bambini di ogni età che si mettono a disposizione per sconfiggere la paura: « La componente dell’amore è fondamentale nell’area giochi – spiega Emanuela Crivellaro, presidente della fondazione Ponte del Sorriso che gestisce questi spazi – questo non è un lavoro: i bambini avvertono subito lo stato d’animo di chi sta loro di fronte. Se non c’è convinzione, se ne accorgono. La leggerezza è  una componente  essenziale».

Le tre Child Life Specialist:  Elena, Claudia e Serena

Le tre Child Life Specialist: Elena, Claudia e Serena

Si chiamano in gergo “Child life specialist” le figure che coordinano l’attività ludico psicologica della sala giochi. Sono diffuse negli Stati Uniti ma sono le prime specialiste in Italia : « Ci vuole trasparenza di cuore e di vita – commenta Claudia Villa, animatrice che dice di essere laureata in “scienze confuse” – solo così riusciamo a conquistare il cuore dei nostri piccoli amici».

In questo spazio si permette ai piccoli sofferenti di spiccare il volo con la fantasia, di librarsi nel mondo magico del gioco e del divertimento : « Il bimbo rimane un bimbo anche se malato – commenta la psicologa Serena Ferulli – Ha bisogno di ridere e divertirsi e questo gli permette di recuperare forze ed energie per combattere la sua malattia. Il nostro ruolo è quello di osservare i piccoli pazienti, analizzare le loro reazioni e agire per restituire loro la voglia di meravigliarsi».

Non occorrono grandi risorse o sforzi enormi: basta anche solo una sagoma di Peppa Pig appesa al soffitto, una, due, tre, cinque, dieci volte per restituire lo stupore a

Bastala sagoma di Peppa Pig, ripetuta una, due, cinque, dieci volte....

Bastala sagoma di Peppa Pig, ripetuta una, due, cinque, dieci volte….

una bimba di cinque anni che non può uscire dalla sua camera. E’ necessario però avere la sensibilità di “sentire” il bambino e ascoltarlo per capire ciò che potrebbe incantarlo.

Serena, Claudiona insieme all’educatrice Elena De Munari, si ritrovano ogni settimana per fare il punto della situazione, collaborando attivamente con il personale della Pediatria, ma anche con quello della Neuropsichiatria Infantile piuttosto che negli ambulatori cardiologico e urologico, che segnalano i bambini più in difficoltà: « Così organizziamo il lavoro – spiega Elena – formiamo i gruppi di volontari che stanno in reparto per circa 4 o 5 ore. La nostra osservazione è fondamentale: dobbiamo decidere come intervenire quando un bimbo è stremato, non sorride o non reagisce.Utilizziamo giochi terapeutici, come il gioco del dottore. Abbiamo un carrello con tutti gli strumenti che vengono effettivamente utilizzati dal personale, compresi aghi e siringhe. Camici piccoli e bambole sessuate su cui i bambini riproducono ciò che viene fatto loro. È un modo per rendersi conto di ciò che succede e la consapevolezza crea maggiore tranquillità. Noi lavoriamo in sala giochi ma anche in camera se il paziente non può uscire».

È un lavoro difficile, impegnativo, carico di forti emozioni. Dietro ai bambini c’è anche la famiglia, spesso devastata, spaurita a cui si deve dar conforto e supporto: « I nostri volontari sono spesso richiesti per sostituire la mamma accanto al letto del bambino – racconta la presidente Crivellaro – In quella pausa, il bambino è chiamato a disegnare, giocare, volare con la fantasia. Ma la pausa serve tantissimo anche alla madre e al padre che si distraggono, si riprendono dalla notizia della malattia, ritrovano un certo equilibrio. L’aspetto dei genitori è fondamentale per lo stato d’animo del piccolo che spesso si sente colpevole del dolore che traspare sul volto di mamma o papà».

Tanta ansia, tanta sofferenza non scivolano via dalle tre specialiste che una volta alla settimana si ritrovano per confrontarsi e anche per elaborare la propria emotività: « Tutto ciò che capita – commenta Claudia – entra a far parte della tua vita. Ti accresce. Qui tocchi la vita vera. Ti affidano una creatura e tu capisci l’importanza del tuo ruolo, la delicatezza della tua relazione con il bimbo che ti si concede totalmente, si fida di te e non lo devi deludere».

Il gioco è uno strumento potentissimo, una terapia benefica che interviene nella cura. È l’altra metà della terapia e al Del Ponte fa parte integrante dell’accoglienza.

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Arrivano i dentini: buone regole da non scordare http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=213 Fri, 06 Dec 2013 12:40:21 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=213 Continua a leggere]]>

neonato_dentiPiccole perle lucenti compaiono nella bocca. Durante il primo anno di vita del bambino spuntano i dentini: « In effetti – spiega la dottoressa Emma Demattio, odontoiatra alla clinica La Quiete di Varese – già in gravidanza si formano i denti da latte e può capitare, ma in casi davvero eccezionali, che il neonato nasca  con un dentino».

Nella quasi totalità dei casi, quindi, è dai sei mesi che spuntano i primi

La dottoressa Emma Demattio

La dottoressa Emma Demattio

  incisivi, di solito quelli inferiori : « La nascita dei denti è un momento di disagio per il bambino – spiega la dottoressa Demattio – può sentire fastidio e ciò incide sul suo umore, sulla sua tranquillità. Non ci sono, invece, evidenze scientifiche che dimostrino la correlazione tra la nascita dei dentini e l’insorgenza di febbre o tosse. È certo, invece, che aumenti la salivazione».

Ma cosa fare per alleviare il fastidio delle gengive infiammate? « Non ci sono grandi rimedi. D’altra parte è un malessere passeggero, che può durare un paio di settimane al massimo. Si può dare al piccolo qualche cosa di freddo da masticare».

Una volta spuntanti gli incisivi inferiori, tra i 4 e i 6 mesi di età, a distanza di un mese circa arrivano quelli superiori. È poi la volta degli incisivi laterali sia superiori sia inferiori : « Ogni bimbo, comunque, è un caso a sé e la dentizione segue tempi variabili. Si può arrivare anche sino agli otto mesi prima di veder spuntare il primo dentino».

Il principale consiglio che la dentista raccomanda è l’igiene di mamma e bambino: « Appena spuntano i denti è bene iniziare a pulirli. Ci sono in commercio degli spazzolini adeguati per l’età ma può bastare anche una garzina. Raccomando igiene anche alla madre: in bocca ci sono germi e batteri. Le carie, in fondo, sono malattie del dente provocate da germi che si trasmettono per via aerea. La distanza spesso ravvicinata tra il viso della mamma e quello del piccolo può provocare conseguenze. Ci sono studi che dimostrano come la scarsa igiene della madre favorisca l’insorgenza delle carie nei bambini».

Ulteriore raccomandazione è l’utilizzo del fluoro: « Sin dalla nascita è bene dare al bimbo dosi di fluoro: ci sono goccine per i più piccoli e pastigliette da introdursi appena il bimbo può masticare. La presenza del fluoro a diretto contatto con i denti è più efficace, inoltre il latte inibisce l’assorbimento del fluoro. Ricordiamo, inoltre, che proprio in questa fase inizia la mineralizzazione dei denti permanenti e il fluoro è essenziale».

ciuccioDiscorso a parte merita il ciuccio: « Il ciuccio, così come il dito, provoca alla lunga le malocclusioni sia sul piano sagittale, sia su quello trasversale e quello frontale. Nei primi anni, le ossa sono in formazione e il ciuccio si interpone tra la lingua e il palato incidendo sulla formazione non corretta. Il rischio è quello di arrivare alla deformazione del palato e del “morso aperto” cioe’ quando si crea dello spazio fra  le arcate anche se  i denti posteriori sono a contatto: un difetto di  masticazione che andrà corretto in seguito ricorrendo all’apparecchio. Il consiglio, dunque, è quello di togliere il succhiotto o il dito  tra i due e i tre anni quando il problema si corregge ancora naturalmente. Protrarre oltre, invece, è più rischioso. Tra ciuccio e dito, infine, non ci sono grosse diversità sul piano delle conseguenze: è bene ricordarsi, però, che il dito in bocca è molto più difficile da levare…».

La dentizione da latte completa avviene nell’arco di circa tre anni: disagi e irritabilità possono presentarsi a ogni eruzione. Solo per i molari da latte può capitare che ci siano più problemi. Dai 3 ai sei anni, la situazione dei denti rimane immutata. Poi inizia il ricambio, fino ai 12 anni, con i denti permanenti.

« L’ultima raccomandazione riguarda l’utilizzo di miele e bevande zuccherate – conclude la dottoressa Emma Demattio – evitate di mettere miele sul ciuccio del bambino o biberon con bevande zuccherate: in questa fase è importate tutelare i denti dagli zuccheri che favoriscono l’insorgenza delle carie».

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Corso di disostruzione pediatrica a Luvinate http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=193 Wed, 27 Nov 2013 14:44:55 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=193 Continua a leggere]]> luvinateCosa fare in caso di oggetti che il nostro bimbo ingoia? Quali azioni mettere in campo subito per la loro sicurezza? E per garantire un sonno sicuro, cercando di escludere sorprese?Saranno questi i temi al centro dell’incontro promosso aLuvinate dall’Associazione Genitori di Luvinate della scuola primaria Celestina Pedotti in collaborazione con lasezione varesina della Croce Rossa Italiana e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale.
La serata, gratuita, sarà tenuta proprio da specialisti che illustreranno ai genitori modalità, azioni e piccole buone pratiche per garantire più serenità ai figli e alle famiglie.
L’iniziativa si svolgerà venerdì 29 novembre 2013 alle ore 20.30 presso il Centro Sociale di Luvinate.Per motivi organizzativi è necessario iscriversi mandando una mail a ass.genitoriluvinate@libero.it
Continua dunque l’impegno dell’Associazione Genitori Luvinate che, oltre a numerose attività di autofinanziamento a supporto dei progetti educativi della scuola, sta mettendo in campo anche progetti di formazione e di conoscenza, cercando di essere realtà propositiva per le famiglie e per il territorio.
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Arriva l’influenza. Vacciniamo? http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=158 Thu, 24 Oct 2013 14:38:46 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=158 Continua a leggere]]> Dal prossimo 6 novembre, prende il via la campagna di vaccinazione antinfluenzale da parte di medici di base, pediatri di libera scelta e distretti dell’Asl. La dose è gratuita per alcune categorie specifiche, ben indicate dal Servizio Sanitario Nazionale. Hanno diritto al vaccino:  bambini di età superiore ai 6 mesi, adolescenti e adulti fino a 64 anni, affetti da patologie che aumentano il rischio da complicanze da influenza
bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione influenzale
donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza

Chi non rientra in queste categorie può acquistare il vaccino in farmacia a un costo variabile tra gli 8 e i 10 euro, più caro è il medicinale se adiuvato.

Ma cosa ne pensa il primario di pediatria del Del Ponte Luigi Nespoli?
«Il vaccino è consigliabile perchè si evitano fastidiose conseguenze o malattie ben più gravi come la broncopolmonite. Può capitare che l’influenza che si presenta sia meno virulenta di quanto annunciato, per cui il vaccino si dimostra superfluo. Ma quando si è in presenza di bambini deboli di salute o di bimbi che hanno già delle problematiche sanitarie, allora è bene non sottovalutare questa opportunità. Anche i bambini che frequentano molto i nonni sarebbe meglio che si vaccinassero, soprattutto per evitare un circolo continuo di contagi.

Si parla di vaccini adiuvati e non adiuvati che hanno un costo inferiore. Cosa preferire?
Sicuramente quelli adiuvati, la copertura è suoperiore. Ricordiamoci, comunque, che si tratta di una maggiore o minore garanzia di immunità ma per un periodo limitato nel tempo. La questione dell’adiuvante era assurta agli onori di cronaca qualche anno fa quando si utilizzò lo squalene. Ma è una storia passata

A quale età è meglio vaccinare i bambini?
La società di pediatria consiglia dal settimo mese. Comunque è bene alzare la soglia della prevenzione quando i piccoli iniziano a frequentare la “comunità”, andare al nido o all’asilo. Da una semplice influenza si può arrivare a complicanze più gravi

Ma non si dice che ogni malattia genera anticorpi?
In parte può essere vero ma se consideriamo che questi anticorpi sono destinati a durare poco, il discorso non regge. Inoltre, ogni anno il virus dell’influenza muta e ha bisogno di nuovi anticorpi per essere sconfitto. Insomma, il discorso potrebbe anche essere valido ma i costi che si pagano sono sempre elevati. Una volta guariti dall’influenza, nel nostro corpo i livelli di globuli bianchi è spesso bassissimo e il corpo esposto a nuovi contagi. Ne vale la pena?

Quando un bimbo si ammala, quando bisogna rivolgersi allo specialista?
Se la febbre permane elevata per più di tre giorni o la tosse è catarrale allora è bene far visitare il piccolo. Io, come indicazione generale, direi che se il bimbo associa i sintomi dell’influenza a un’indolenza, mancanza di voglia di fare e giocare, inappetenza, allora vuol dire che l’influenza sta degenerando magari in otite, sinusite o bronchite.

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