L’oca di Lorenz e il malinteso della narrazione neo-liberista.

Konrad Lorenz soleva giocare – mentre studiava –  con l’oca Martina nel suo giardino. Un passante ignaro del contesto avrebbe potuto – vedendo la scena –  trovare la situazione piuttosto “bizzarra” riferendo di un pazzo che sdraiato nell’erba faceva strani versi ad un oca a distanza. Ampliando la visuale e venendo a scoprire che si trattava del famoso etologo Konrad Lorenz intento in  studi sull’imprinting degli uccelli, la definizione di “bizzarro” si  sarebbe sciolta come neve al sole per svelare la verità su di una pratica etologica di studio della relazione con il pennuto. Il contesto definisce il contenuto e più si conoscono elementi del contesto, più si capisce la verità e la complessità di una situazione. La verità interpretativa la detiene chi possiede più elementi della cornice che definisce un evento.
L’altra sera il senatore del Pdl Quagliariello sosteneva in tv che per rilanciare la crescita serve più libera impresa, più “laissez faire”, più liberalismo. Forse ahimè ancora qualcuno gli crede. Il turbo-capitalismo con i suoi credo nella totale libertà di iniziativa, nell’ingegneria finanziaria, nello strapotere delle corporation e nello scarso intervento dello Stato nell’economia, è ancora il credo, la narrazione che molti raccontano e a cui credono con fede e devozione. Non è bastata la più grande crisi dopo il ’29 del secolo passato per comprendere che il mercato lasciato libero produce ineguaglianze intollerabili? Non basta vedere come i bassi salari deli USA hanno generato un indebitamento che ha portato ai mutui sub-prime? Non basta aver capito che delle malefatte dei capitani di impresa si socializza la perdita e si privatizza l’incasso? Quando ancora i giornali raccontano della rinascita di Keynes e della necessità di regolamentare il mercato, ricominciano le litanie da iper-liberismo si invoca la libertà del mercato, la libertà dallo Stato e si auspica il trionfo del dio mercato.  Quando finirà questa ubriacatura? A quanti altri drammi sociali dobbiamo assistere perché tramonti una volta per tutte la narrazione del mercato libero come la miglior forma di economia per il mondo? Esistono all’orizzonte alternative di modelli sociali che si fondano su ciò che di fondamentale c’è nella vita (rapporti umani, vicinanza, aiuto reciproco, solidarietà, scambio, baratto, banca del tempo, consumi sostenibili ed intelligenti, spostamenti ridotti, emissioni prossime allo zero) che il PIL – così come lo conosce la scienza economica – non misura e non contempla.  E’ la narrazione/interpretazione del mito del mercato che deve lentamente lasciare il posto a narrazioni/interpretazioni che recuperano le cose fondamentali del vivere. Fintanto che crediamo che il turbo-capitalismo sia la soluzione, non facciamo altro che alimentare la caduta nel baratro delle disuguaglianze e nella spirale/nevrosi da “spread crescente” ed è per questo che chi detiene il monopolio della narrazione continua ad alimentare il credo del mercato libero, permettendo alle oligarchie di banche, finanze e grandi imprese di prosperare sulle spalle della classe media che si schiaccia alle soglie del limite della povertà. Ma il racconto deve iniziare, o forse deve continuare  a crescere perché si abbia una visione più ampia delle alternative possibili, altrimenti si continua a credere che Konrad Lorenz sia un pazzo.

 

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