Fermare la disperazione non i disperati

Il sindaco di Gemonio fa il suo gesto dimostrativo contro la giornata di lutto. I giornali e telegiornali vendono le immagini della morte a ciclo continuo. I politici si alternano rimpallando le colpe tra destra e sinistra e tra responsabilità locali e ruolo dell’Unione Europea. Tra qualche giorno nessuno si ricorderà più del dramma, se non le famiglie e gli amici delle vittime del naufragio. Lampedusa

Ma tra una polemica e l’altra, un gesto dimostrativo e l’altro il problema resta uguale a se stesso: la divaricazione di reddito e di condizioni di vita tra nord e sud del mondo sta diventando insostenibile. Il benessere dei paesi ricchi riposa sullo sfruttamento delle risorse e della manodopera dei paesi poveri. I fenomeni migratori sono spesso la risposta a guerre civili, guerre sanguinose, dittatori efferati, povertà estrema e condizioni insopportabili delle popolazioni. O si decide, tutti insieme, destra e sinistra, paesi mediterranei ed UE di avviare una politica globale sul tema delle condizioni dei popoli che si affacciano sul mediterraneo oppure rimarremo intrappolati nelle chiacchiere inutili, nello sgomento sordo e nel dramma che toglie le parole e offusca la mente.

Se non si risolve il problema alla radice,  dove il problema si forma, allora il problema ci seppellirà. Non è rifiutando una nave di disperati che potremmo stare meglio nel nostro paese. Quella nave avrebbe tentato di arrivare in Spagna o in Grecia, a Malta o Cipro oppure sarebbero partiti con camion o in qualche altra maniera. La disperazione non ferma nessuna. Il problema è fermare la disperazione, non i disperati.  Non si tratta di essere buonisti o cattivisti, perché entrambe gli atteggiamenti sono miopi e perdenti. Si tratta di dimostrare di voler capire e agire di concerto, fuori dal proprio egoismi e dal proprio interesse particolare, ma sembra che questo tipo di politica di ampio respiro e a largo raggio, non sia di questa nostra terra.