I Black Devils: l’altra faccia del Rugby Varese

Erica La Delfa e Mirko Costantini ci raccontano i Black Devils: il Touch, ciò che non conoscevi del Rugby Varese.

I Black Devils: l'altra faccia del Rugby Varese
Il Rugby Varese è un’istituzione della nostra città. Tutti hanno partecipato almeno una volta all’eclettica e mai banale festa del rugby, organizzata dalla società nei primi giorni di giugno. La prima squadra è ormai da tre anni nel campionato di serie B e non esiste persona in città che non conosca il famoso logo “101% Rugby Varese”.
 
Non molti però sanno che nella società del Rugby Varese trovano posto anche i Black Devils, la squadra di Rugby Touch: uno sport di squadra che unisce uomini e donne di ogni età. Una palla ovale e l’obiettivo di fare meta, attraverso il complesso intreccio di giocate che costituiscono la particolarità di questo sport.
 
YAAAS ha incontrato Erica La Delfa e Mirko Costantini, di ventisette e diciotto anni, due giovani giocatori che ci hanno raccontato i Black Devils, l’altra faccia del Rugby Varese.
 
Come vi siete avvicinati a questo sport?
“Io ho cominciato a giocare a touch dopo sette anni di Rugby – racconta Mirko – non avrei mai immaginato che un giorno avrei cominciato a giocare a touch. All’epoca anche mia madre era in squadra e fu lei a convincermi a provare. Da allora non sono più riuscito a smettere.
 
E’ successo cinque anni fa. Sentivo il desiderio di dedicarmi ad uno sport e volevo che fosse uno sport di squadra – prosegue Erica – Uno dei giocatori della squadra di touch mi convinse a provare. Mi sono tesserata perché il touch è un gioco dinamico, che possiede il binomio perfetto di competitività tra uomini e donne. Purtroppo il nostro non è uno sport abbastanza conosciuto. Solitamente viene chiamato “una versione soft del rugby” o “rugby senza contatto”, ma la verità è che il touch è uno sport a sé: in comune con il rugby ha l’uso della palla ovale e il passaggio all’indietro, ma le dinamiche del gioco sono molto differenti”.
 
Le squadre di touch sono miste, sia dal punto di vista del genere sia per l’età. Cosa vuol dire per voi far parte di un team di questo tipo?
“Senza dubbio la squadra mista è una peculiarità interessante. Rispetto al rugby il contatto è differente, non esiste il placcaggio, sostituito da un semplice tocco sull’avversario. Il ruolo delle donne è fondamentale. Vige una regola per cui se la squadra, formata in totale da sei giocatori, scende in campo senza un minimo di tre donne, parte automaticamente con due mete di svantaggio rispetto agli avversari. E’ bello che femmine e maschi siano messi allo stesso livello. Il touch è uno sport travolgente e di strategia. Una continua lotta per avere ossigeno e forza per continuare a correre. Bisogna avere sempre lucidità ed essere in sintonia con i propri compagni. In un’unica squadra possono trovarsi persone adulte e ragazzi giovani che giocano insieme e si confrontano insieme. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare uno svantaggio, ma con l’esperienza dei più grandi e l’energia dei più giovani, si può ottenere un risultato perfetto. In Italia esiste solo la categoria Mix e non ci sono categorie Juniores, a differenza di altri Stati, come ad esempio Australia, Inghilterra o Francia, dove esistono campionati Men, Women, e Mix ed esistono categorie under 18, under 15 e under 12″.
 
Riguardo al campionato?
“Nell’ultimo campionato giocato prima della pandemia, ci siamo piazzati nella prima metà della classifica. Abbiamo molti nuovi giocatori che devono imparare le regole del gioco. Il touch non è uno sport che si può imparare velocemente, ci vuole molto allenamento e molta conoscenza della tecnica. Il nostro allenatore ci dice sempre che chi ha insegnato a lui, ha sempre insistito sul fatto che servono minimo quattro anni per avere una buona conoscenza di ciò che avviene in campo e per acquisire la giusta consepovelzza che ti porta a prendere le decisioni migliori durante il gioco. Perciò, con un buon lavoro di squadra e le nuove reclute, contiamo di migliorare molto per quando potremo riprendere i campionati, sperando che sia il prima possibile”.
 
Come state affrontando la situazione covid e le restrizioni date allo sport?
“La pandemia ci ha messo K.O. dal punto di vista sportivo. Quando è stato possibile allenarsi, tra un lockdown e l’altro, era difficile costruire un allenamento: le norme da rispettare sono tante e per quanto stessimo attenti alle regole anti covid, le persone non erano convinte di voler rischiare. In zona arancione e arancione rafforzata abbiamo ripreso ad allenarci ed eravamo sempre un bel numero, tutti pieni di energia, pieni di voglia di fare! Siamo sempre stati attenti a mantenere le distanze, potevamo fare solo esercizi individuali, però potersi vedere e potersi allenare, entro i limiti del possibile, tutti insieme, serviva comunque a creare un legame fondamentale nella squadra. Forse ora vediamo davvero la luce in fondo al tunnel. Nel frattempo, le nostre ragazze il 10 luglio parteciperanno ad un torneo totalmente femminile che si terrà a Padova, per il quale si stanno già preparando da tempo. Un torneo che è una ventata di aria fresca. Ovviamente si svolgerà tutto nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. Speriamo che a settembre si riesca a riprendere il campionato, perché giocare manca tantissimo a tutti noi!”
 
 
18 Marzo 2021
di Francesca Marutti
Articolo postato in Evidenza | Sport