Giulia: “Un anno di incertezze sul lavoro e difficoltà nei rapporti”

Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Giulia ha 22 anni e fa l’imprenditrice

Giulia: “Un anno di incertezze sul lavoro e difficoltà nei rapporti”

Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi.

La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.

Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.

L’obiettivo di questa rubrica, curata dal nostro giovane stagista Matteo Angelonomi, è dare una voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico, fatelo scrivendo a saronnonews@gmail.com o a yaaas.mail@gmail.com oppure compilando QUESTO MODULO

Giulia Vita ha 22 anni, abita a Samarate ed è proprietaria dell’agenzia immobiliare “Centro Servizi Immobiliari Srl”: gestisce le due sedi di Ferno e Puntaldia (San Teodoro, in Sardegna). Ha studiato all’Istituto Enrico Tosi di Busto Arsizio, poi ha frequentato un anno di Giurisprudenza all’Università Statale di Milano; nonostante il diritto e la giurisprudenza siano due delle sue più grandi passioni ha deciso di abbandonarle per dedicarsi al suo sogno: diventare un agente immobiliare.

Giulia, come hai vissuto l’emergenza sanitaria all’inizio? E ora?
«Inizialmente avevo paura, soprattutto dell’impatto che le mie azioni quotidiane potessero avere sui miei cari, come i miei nonni. Il fatto che il Covid-19 fosse, allora, un qualcosa di totalmente sconosciuto mi provocava ansia e stress. A farmi sentire molto a disagio fu anche l’improvvisa interruzione della quotidianità. Oggi mi sento più serena, mi sono adattata alla situazione».

Quali modifiche hai dovuto apportare alla tua attività per adattarti alla nuova situazione creatasi?
«Abbiamo dovuto creare i virtual tour per permettere ai clienti di visionare case, ville, appartamenti, rispettando le nuove norme imposte dai vari DCPM. Ciò ha inevitabilmente portato via un grande dispendio di tempo e di energie, non è stato facile riorganizzarsi completamente da un giorno all’altro. È stata difficile anche la gestione della nostra sede a Puntaldia, in quanto non ci era permesso spostarci per raggiungerla. Non c’era più contatto con il cliente, tutto era fatto in video call. Si è resa difficile anche la chiusura delle trattative avviate precedentemente, in quanto i notai non lavoravano e la video call con essi per ratificare le ultime pratiche era impossibile (quanto meno inizialmente); ciò ha portato a numerosi disagi e più clienti hanno fatto passi indietro, di fatto facendo saltare le trattative e gli accordi raggiunti in precedenza».

E dal punto di vista economico che difficoltà hai incontrato?
«Avevamo costi molto alti da sostenere ed al contempo nessun guadagno: 2 sedi da gestire, le trattative saltavano o entravano in stallo, gli stipendi dei dipendenti, il commercialista, il notaio, i vari affitti; il tutto, ovviamente, a spese nostre. Probabilmente non saremmo “sopravvissuti” se non avessimo avuto le spalle coperte dal grande lavoro fatto nell’anno precedente. L’aiuto dello Stato è stato per noi fondamentale; è arrivato in modo tempestivo e ci ha comunque permesso di coprire gli ultimi costi rimasti. La problematica finanziaria ha psicologicamente destabilizzato me e tutto l’ambiente lavorativo. Vedevo tutto nero, ero molto pessimista riguardo la situazione, c’era molta incertezza sulle sorti che avrebbe avuto l’attività per la quale ho lavorato così duramente».

Quali cambiamenti hai notato nel settore immobiliare? Dopo un anno, come pensi che sia la situazione attuale nel tuo settore?
«Prima della pandemia nel mio settore c’era poco spirito di collaborazione e adattamento; ora anche i grandi colossi collaborano sia tra loro che con le realtà più piccole, c’è più collettivismo e meno spietatezza lavorativa. C’è stata, come già detto, la sostituzione della visione fisica degli immobili con una visione virtuale, ciò ha garantito più flessibilità sia per quanto riguarda gli appuntamenti sia per quanto riguarda le varie tempistiche. Ora, ad esempio, è possibile emettere la pratica del mutuo in via telematica, una cosa che prima non era possibile (o che si faceva estremamente di rado). Oggi il mercato si è ripreso rispetto ad un anno fa, fortunatamente l’edilizia non si è mai realmente fermata, ciò grazie anche alla grande forza di volontà di chi lavora nel settore. La voglia di continuare ad andare avanti e di non fermarsi ha prevalso sulle difficoltà del periodo».

Come vedi il futuro del settore immobiliare?
«Penso e spero che saremo uno dei settori trainanti dell’economia nazionale e non. Auspico un futuro roseo, domande e offerta sono sempre presenti e le banche ci danno un grande e costante supporto. Stanno cambiando le esigenze, si cercherà maggiormente l’investimento a lungo termine: la ristrutturazione del vecchio sta prendendo piede a scapito del nuovo, ciò permette di ampliare notevolmente la clientela».

Alla luce di quanto accaduto in questo anno, che idee ti sei fatta sul futuro che aspetterà te ed in generale i tuoi coetanei?
«Prevedo un futuro incerto, sia dal punto di vista lavorativo che personale. Noi giovani siamo sempre stati abituati ad avere dei rapporti interpersonali molto forti, abbiamo sempre avuto l’esigenza di viaggiare, evadere. Tutto ciò da un anno a questa parte ci è stato tolto, i giovani si sono sentiti soli e abbandonati, i loro bisogni sottovalutati. Vedo difficile recuperare il modo di vivere “ipersociale” che avevamo precedentemente lo scoppio della pandemia. Io personalmente in questo periodo ho perso rapporti, con la lontananza è difficile mantenere viva un’amicizia. Per quanto mi riguarda, quando ci sarà la totale riapertura, farò molta fatica ad instaurare nuovi rapporti interpersonali dopo la bolla nella quale siamo stati (e ancora siamo) da più di un anno».

 
 
17 Aprile 2021

di Matteo Angelonomi

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