Un anno senza teatro, la mancanza dell’esperienza artistica come perdita di valori

Nell’ultimo anno a chi di noi, magari riguardando vecchie foto o vecchi video, non è capitato di pensare a quanto la nostra vita sia cambiata? Le sensazioni sono quelle di vuoto e spegnimento totali, non solo dovuti alle morti, ai contagi e al terrorismo mediatico, ma anche alla mancanza di socialità e di speranza nei confronti di ciò che prima ci sembrava totalmente normale.

Un anno senza teatro, la mancanza dell’esperienza artistica come perdita di valori

Una delle categorie più colpite e soprattutto dimenticate durante questa pandemia è stata sicuramente quella del teatro. Curiosi, abbiamo deciso di intervistare Elisa Renaldin e Daniele Braiucca, rispettivamente, oltre che fondatori, il presidente e il direttore artistico dell’associazione Teatro Elidan di Varese. Ci hanno raccontato com’è la situazione per loro, ci hanno parlato delle poche attività che sono riusciti a svolgere nell’ultimo anno e soprattutto è emerso dall’intervista come anche nella disperata scomparsa dell’esperienza teatrale si possano leggere la frantumazione della collettività e l’apatia che ci stanno invadendo.

“Il teatro vive di socialità, sia durante i laboratori, sia nello spettacolo vero e proprio e per questo per noi non è possibile svolgere le attività online” ci spiega Elisa, aggiungendo che hanno lavorato in piattaforma solo nei primi mesi della pandemia, esclusivamente per portare a termine i progetti a cui stavano lavorando con alcuni allievi. Il periodo estivo, grazie alle temperature e il bel tempo che consentivano performance all’aperto e in spazi grandi come i parchi, ha rappresentato l’unico respiro in mesi di apnea.

Le prove in presenza con gli allievi hanno continuato fino all’ultimo e unico spettacolo, il 25 ottobre, a cui è seguita la seconda chiusura: “abbiamo scelto poi di non continuare con le lezioni online, poiché viene snaturato il lavoro teatrale in sé ed è stressante impegnarsi per poi sapere che non potrai andare in scena”.  Non si tratta di non poter adattarsi, ma di non voler adattarsi a modalità che non consentirebbero la piena riuscita dell’esperienza teatrale.

Elisa e Daniele sono risentiti: il teatro viene percepito come l’ultimo dei problemi. Chi lavora in questo settore sta ricevendo aiuti economici minimi da parte dello stato ed è poco portato a reagire contro quelle stesse istituzioni da cui ha sempre dipeso. Il teatro viene visto come una pura forma di divertimento, e quindi come qualcosa a cui si può rinunciare, ma non è così. Non si può rinunciare all’arte:  nei laboratori troviamo vitalità ed espressione (ora Elisa e Daniele vedono nei loro allievi sguardi spenti e più difficoltà di prima nello sciogliersi e nella respirazione). “Nei momenti storici in cui è stata proibita la libertà di espressione, l’arte è sempre stata la prima ad essere colpita”. Il valore di essa è inestimabile,  “eleva l’uomo alla sua essenza, l’arte ha la funzione di smobilitare il cuore, avvicinare le persone e metterle in contatto, sviluppando un’energia nuova”. Per capire l’importanza del teatro possiamo  ricordarci del ruolo sociale ed educativo che ebbe in una società culturalmente avanzata come quella greca.

Insomma, l’arte è necessaria ora più che mai . Questa situazione è però solo un tassello di un momento già critico per il teatro, che negli ultimi decenni ha perso sempre più pubblico: viene visto o come qualcosa di noioso, qualcosa di banale, aldilà della pandemia. Le categorie meno coinvolte sono quelle dei giovani. I ragazzi hanno bisogno di trovare negli spettacoli teatrali tematiche vicine a loro, rappresentate con tempi veloci, di fronte alle quali rimangono stupiti.

Il teatro è socialità, non solo come già accennato nei laboratori e negli spettacoli ma anche nel pubblico: a teatro si va insieme, non da soli e ora questo “stare insieme” ci manca. Mentre aspettiamo un cambiamento, ricordiamoci di quanto l’arte sia importante e alla salvezza che può offrirci: se ci dimentichiamo di lei, perdiamo noi stessi e i nostri valori.

 

29 Aprile 2021

di Valeria Bertino

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