Sogni, speranze ed incertezze di alcuni giovani al tempo del Covid-19

Yaaas ha parlato con i giovani riguardo al rientro a scuola, la Dad, le restrizioni e al loro rapporto con la pandemia.

Yaaas ha parlato con i giovani riguardo al rientro a scuola, la dad, le restrizioni e al loro rapporto con la pandemia.

Una grande fetta della nostra società nell’ultimo anno ha seguito le lezioni dalla propria camera, ha smesso di incontrare gli amici e di socializzare; nonostante questo però, durante i primi mesi di pandemia qualunque adolescente alla domanda: “cosa ne pensi della dad?”, avrebbe risposto in maniera più che positiva, tutto molto più semplice, meno faticoso, niente più sveglie di prima mattina per arrivare alla fermata del bus. Ma ora, che è passato un anno, le conseguenze di questa mancanza di quotidianità si sentono eccome. Infatti è frustrante sapere che tutte le esperienze che avremmo potuto vivere, ci stanno scivolando dalle mani, senza essere capaci di afferrarle.

Viviamo con la consapevolezza che i cosiddetti “anni più belli” si stiano esaurendo, eppure noi dobbiamo trascorrerli chiusi nella nostra camera.

Ecco la testimonianza di alcuni giovani: Lorenzo Marcasse, un ragazzo di 19 anni, e Giulia Dilengite, una ragazza di 17.

Partiamo con Lorenzo

Come ti sei rapportato con il Covid-19? Hai avuto paura in alcuni momenti?

Lorenzo: “Ho contratto il Covid ad ottobre poco prima della chiusura delle scuole. Ho avuto paura più che per me stesso, per le persone a me vicine, infatti, fortunatamente, ho avuto sintomi molto lievi; però nel momento in cui risulti positivi temi per le persone che hai intorno “.

Cosa ne pensi della didattica a distanza?

“Penso che sia la cosa migliore che si potesse fare – continua – ci ha permesso di mantenere i rapporti con il mondo scolastico ed i nostri coetanei, anche in momenti in cui ci sembrava impossibile”.

Quando tra 20 anni ripenserai a questo periodo cosa ti rimarrà? Ci sarà qualche ricordo positivo?

“La cosa per cui ho sofferto maggiormente in questo periodo è stata sicuramente la mancanza di rapporti sociali. Ed è per questo che se tra 20 anni dovessi pensare a questo periodo, credo che di positivo mi rimarrebbero sicuramente i momenti in cui ho rivisto tutti i miei amici e parenti dopo 3 mesi di lockdown”.

Quale falso mito riguardo al non rispetto delle norme da parte dei giovani vorresti sfatare?

“A livello sociale e interpersonale noi giovani siamo tra quelli che hanno sofferto di più – conclude Lorenzo – di questo però la società sembra non accorgersene; infatti, gli irrispettosi e i negazionisti non appartengono solo ad una determinata fascia di età, ma, nonostante ciò, in questa pandemia, i giovani sono stati etichettati in maniera più che negativa “.

 

Qual è stato il tuo rapporto con il virus?

“Fortunatamente non ho mai contratto il Covid-19 – prosegue Giulia – ma ammetto di aver paura di essere il veicolo per i miei cari, specialmente per mia nonna, di portarlo in casa senza rendermene conto”.

E tu Giulia, tra 20 anni quando ripenserai a questo periodo cosa ti rimarrà? Ci sarà una cosa bella alla quale penserai?

“È difficile sapere se tra vent’anni avrò qualche ricordo positivo di questo periodo, tutto dipende da come si evolverà la situazione; – ci spiega – sicuramente è una cosa che ci segnerà per sempre, il ricordo del primo lockdown, ad esempio, rispetto a questo periodo molto più faticoso. La primavera scorsa stavamo vivendo una cosa nuova che ci ha portati ad avere tanto tempo libero, da passare in famiglia e per coltivare le proprie passioni, io, ad esempio, ho iniziato a dipingere.

Mi sono sempre impegnata per stare bene e mantenere il mio umore alto; faccio atletica, e durante la scorsa primavera, pur di continuare a fare ciò che mi fa stare bene, correvo in giardino”.

Cosa ti è mancato di più?

“La mancanza più grande è stata la socialità, il non poter vedere più i miei coetanei, che ero abituata ad incontrare quotidianamente.”

Quale falso mito riguardo al non rispetto delle norme da parte dei giovani vorresti sfatare?

“Lo sbaglio che si fa, a mio parere, è nella catalogazione, non rispettare le regole non è un fattore d’età ma di ignoranza, intesa proprio come ignorare la realtà che stiamo vivendo in questo momento.”

Cosa ne pensi della didattica a distanza?

“La mia esperienza con la dad è negativa, specialmente in relazione a quest’anno scolastico. La dad ha reso più pesante lo studio e paradossalmente ridotto l’apprendimento; il lavoro che implica è maggiore rispetto ad una classica lezione frontale con un’insegnante che stimola ad interagire, a distanza invece spesso ci sono problemi di connessione o semplicemente una videocamera spenta isola.

La condizione attuale della frequentazione in presenza al 50% è persino peggiore, poiché ci si sente estraniati rispetto alla metà di classe che non si incontra più.

Nonostante tutto l’impegno che ci si può mettere, risulterà sempre una realtà molto pesante da vivere, soprattutto perché la si vive da soli nella propria camera”.

Qual è la prima cosa che vorresti fare una volta finito tutto?

“Un viaggio con i miei amici il più lungo possibile, perchè credo che ci si debba prendere del tempo per riscoprirsi soprattutto quando si è in compagnia e poi per riscoprire quello che si ha attorno dandogli molta più importanza rispetto a prima.

Per concludere, come disse il filosofo tedesco Fichte “L’uomo è destinato a vivere in società, egli deve vivere nella società; se vive isolato non è un uomo completo e compiuto”, per questo speriamo tutti di poter tornare tra i banchi di scuola per creare tantissimi altri ricordi con i nostri compagni di classe”, conclude Giulia.

5 Maggio 2021

di Ludovica Sabella

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