Fedez contro tutti : la politica trema

Dalla telefonata di venerdì sera alla denuncia dell’artista sul palco, dalla smentita della Rai alla replica del rapper.

Dalla telefonata di venerdì sera alla denuncia dell’artista sul palco, dalla smentita della Rai alla replica del rapper.

“Per la prima volta mi è successo di inviare un testo di un mio intervento perché doveva essere messo al vaglio per l’approvazione da parte della politica…Mi assumo tutte le responsabilità di ciò che dico e faccio, sappiate però che il contenuto di questo intervento è stato definito dalla vice direttrice di Rai3 come ‘inopportuno’”, questo è stato l’inizio del discorso di Fedez.

Nell’ultimo fine settimana le storie si sono riempite di condivisioni del discorso sul palco del concerto e del primo maggio tenuto dal cantante e influencer Fedez, che negli ultimi giorni ha fatto ridere l’Italia conducendo il suo programma “LOL – chi ride è fuori”

Il messaggio lanciato durante il suo monologo, però non ha niente di comico. A Federico tremano le mani mentre parla e la sua espressione nascosta dall’ombra del berretto passa da una profonda serietà a una rabbia decisa.

Per chi non lo avesse ascoltato, nella prima parte del discorso Fedez si dirige direttamente a Draghi: “Buon 1 maggio, buona festa a tutti i lavoratori anche a chi un lavoro ce l’ha ma non ha potuto esercitarlo per oltre un anno. E quale migliore occasione per celebrare questa festa dei non lavoratori se non un palco. Per i lavoratori dello spettacolo questa non è più una festa”.

Il cantante, però, non si ferma. Va avanti e inizia a “fare nomi e cognomi” contro quei politici che vogliono bloccare il ddl Zan, che se venisse approvato renderebbe veri e propri crimini le discriminazioni di qualsiasi genere, anche verbali, contro la comunità LGBTQ+.

Ciò che ha scandalizzato l’Italia e i dirigenti della Rai, che hanno appunto definito l’intervento di Fedez come inadeguato, sono state le frasi riportate dallo stesso di alcuni noti politici della lega contro gli omosessuali:

Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua lotta all’uguaglianza, vorrei decantarvi un po’ dei loro aforismi. ‘Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno’, Giovanni De Paoli consigliere regionale lega Liguria. ‘I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali’, Alessandro Rinaldi consigliere per la Lega Reggio Emilia. ‘Gay vittime di aberrazioni della natura’, Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri comunali leghisti. ‘I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie’, Alberto Zelger consigliere comunale della Lega Nord a Verona. ‘Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza’, Stella Khorosheva candidata leghista. ‘Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay’, candidata della Lega Giuliana Livigni.

Aggiunge inoltre che se il ddl Zan è rimasto bloccato è perché il Senato ha avuto altre priorità, elencandole sarcasticamente . Fedez chiude la sua invettiva citando Jacopo Coghe, cattolico e antiabortista contro il ddl Zan, che paradossalmente “non si sarebbe accorto” che il Vaticano ha investito più di 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica produttrice della pillola del giorno dopo.

L’Italia si è divisa a metà. Una grande fetta del popolo dei social, influenzati da chi ha preso le parti delle persone accusate, ha etichettato Fedez come ipocrita, riportando a galla vecchie citazioni dalle sue canzoni, estrapolandole, però, dal testo completo, quindi privandole di quella che poteva essere pura ironia (“Tutto il contrario” è il titolo di una di queste) una denuncia stessa, quindi, mal interpretandole.

Il mondo televisivo italiano, negli ultimi giorni, era già scosso da un altro evento che ha suscitato scalpore. Parliamo dell’intervento di Pio e Amedeo, che hanno voluto dire le loro opinioni riguardo al politically correct “Ci vogliono far credere che la civiltà sta nelle parole, ma è tutto qua nella testa”, ha detto Amedeo, “fino quando non ci cureremo dall’ignoranza di quelli che dicono con fare dispregiativo, che è quello il problema, ci resta un unica soluzione: l’autoironia”. C’è chi ha totalmente rigettato queste parole, c’è chi invece le ha sostenute. Lo scandalo però, ha fatto parlare molto dei due comici, che sono stati accusati di aver espresso una banalità in quanto non serve “offendere per far ridere”.

Michele Bravi, sul palco del concertone del primo maggio, risponde:” Le parole sono importanti”.  Tornando quindi a Fedez, la sua è stata quasi una “trovata pubblicitaria” per far parlare di sé, anche se è già conosciutissimo in tutta Italia ? Forse voleva rispondere a Pio e Amedeo? O forse si è stancato, come tutti noi, del fatto che nessun giovane abbia mai il coraggio di dire la sua se non forse, sotto ad un post di Instagram ?

Giungiamo quindi alla parte forse più toccante di questa vicenda : la libertà di espressione. Al cantante è stato chiesto di “omettere dei nomi”  da parte dei dirigenti della Rai, poiché costoro stavano erogando un servizio pubblico e in nome di ciò Fedez avrebbe dovuto “edulcorare il contenuto del suo discorso”. Nel mondo dello spettacolo, a meno che non si tratti di programmi incentrati sulla politica, ciò è più frequente di quanto si creda e non dobbiamo stupirci. Fedez durante la ormai virale telefonata alla Rai controbatte però che le frasi da lui citate sono state pronunciate effettivamente dalle persone di cui lui ha fatto i nomi e ha invitato i suoi interlocutori a verificare la veridicità delle sue parole. La Rai è stata poi accusata di voler “censurare” il discorso in quanto finanziata da codesti politici.

Una fetta della popolazione italiana, però, si è sentita molto vicina a Fedez, lo ha ringraziato per le sue parole e la sua volontà di difendere i diritti umani.

E tu? Cosa ne pensi?

L’atteggiamento della Rai è accostabile alla censura, o i dirigenti hanno giustamente chiesto a Fedez di modificare il suo discorso?

Cosa ne pensi del politically correct? Credi che sia esagerato in certi casi?

6 Maggio 2021

di Valeria Bertino

Articolo postato in Evidenza | Politica