Volevo dire a Lord Whirpool che ci ho riprovato, ed ho capito che no, non riesco a usare il preimpostato Jet Chef per le torte salate (in questo caso uno strudel salato con filante, wurstel, carote, uvetta, zucchine e paprika) altrimenti fiamma tutto. Ma se lo metto su ventilato va da dio.
Secondo me il problema, più della teglia propria del forno in dotazione, è la carta forno. Ehm. Può essere vero?
]]>Lord W
]]>Con qualche rimpianto, lo ammetto – ma chi ama scrivere mi può capire senza troppe difficoltà – abbandono la storia a cui sto lavorando e affido i protagonisti a un bar del centro, per una colazione coi fiocchi (non d’avena, sia chiaro) per infilare la testa nel mio bel grembiule da chef del noir e aprire il mio ricettario delle meraviglie. E, ancora una volta, per mettermi alla prova insieme al mio fedele Jet Chef.
I dolcetti di cui sto per raccontarvi, in origine, erano tedeschi. Oggi non più. Qualche esperimento e un’ostinata selezione degli ingredienti più speziati, alla fine, li hanno resi dei biscottini apprezzabili da chiunque. Detto fra noi, tra l’altro, già il nome originale li rendeva abbastanza “indigesti”: rosinenstangerl. Sbaglio, forse?
Eccovi gli ingredienti a raffica: 3 uova intere, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di farina, 250 grammi di uvetta, 1 bicchierino di rhum.
Per prima cosa, prendete l’uvetta e mettetela a bagno in una scodella di acqua più calda che tiepida. Più rimane a mollo, meglio è.
La ricetta – cosa sempre importante – è molto semplice, ma piuttosto faticosa. Siete avvisati. Più che altro, dovrete sfiancarvi nello sbattere alla grande le uova con lo zucchero: se – come me – non avete un aggeggio elettrico che fatichi per voi, quindi, preparatevi a sudare un po’… Alla fine, per farla breve, le uova e lo zucchero devono sembrare schiuma da barba.
Fatto questo, con calma, aggiungete la farina aiutandovi con un setaccio per evitare che si formino grumi. Una volta che avrete unito tutta la farina, aggiungete il bicchierino di rhum e dateci dentro di nuovo, con un’altra mescolata decisa. Poco per volta, recuperate l’uvetta dalla scodella, strizzatela come si deve e aggiungetela all’impasto. Non preoccupatevi se, alla fine, vi risulterà un composto molliccio: deve essere così.
A questo punto, prendete una bella teglia (se avete il Jet Chef è più che okay la piastra che mamma Whirlpool vi fornisce in dotazione) e versate l’impasto, avendo l’accortezza di usare un bello strappo di carta forno. Va bene anche imburrare la teglia e spolverizzarla di farina, intendiamoci: l’importante è non far attaccare il tutto.
Come avrete capito, non serve il mattarello: usate pure le mani per spianare l’impasto.
Infilate la piastra (o la teglia) nel forno e cuocete a potenza medio-bassa per una mezz’oretta. Tenete sempre d’occhio il forno e quello che ci avete infilato, mi raccomando. Il tutto deve dorare appena in superficie.
Quando sarete sicuri di aver cotto per bene (usate pure uno stecchino per controllare), sfornate e tagliate subito, a caldo. I biscottini dovrebbero essere dei rettangolini grossi come un wafer, ma se preferite dei quadratini, fate pure.
Una volta freddi, sono pronti. Ottimi da annegare in una tazza di tè, volendo… E se qualcuno vi dovesse avanzare, cosa che a me non capita quasi mai, una volta secchi sono spettacolari anche con due dita di Marsala. O di Porto, a voi la scelta.
Nell’augurarvi “Guten Appetit!”, vi consiglio un romanzo davvero noir e di grande intensità. Una storia, purtroppo, sempre attuale. Una storia non per tutti, lo devo dire. Una storia scritta, questa volta, da una ragazza tedesca che ama, conosce e descrive l’Italia molto meglio di tanti italiani. Cosa frequente, purtroppo.
Sabine Thiesler – La carezza dell’uomo nero
B.C. Dalai Editore – Euro 20,00
Berlino, 1986.
Benny marina la scuola. Sa che non deve dar retta agli sconosciuti, ma un tizio lo soccorre, mentre due ragazzi tentano di derubarlo, così si fida di lui. Dopo due giorni, viene ritrovato in una casupola, alla periferia della città: sembra ancora vivo, ma è morto da almeno diciotto ore. Come Daniel, ucciso tre anni prima. E come Florian, tre anni dopo. Inspiegabilmente, la serie di omicidi si interrompe.
Toscana, 1994.
Durante le vacanze, due genitori vivono l’incubo peggiore: a pochi giorni da Pasqua, loro figlio Felix sparisce senza lasciare traccia. Dopo qualche tempo, a loro non resta che tornare in Germania.
Toscana, 2004.
Ancora divorata dal dolore, la madre di Felix torna nel luogo in cui il filgio era scomparso. Affascinata da un rudere isolato, in una valle solitaria, lo acquista da un uomo affabile e carismatico, illudendosi di trovare indizi su cosa sia successo.
E la storia, a questo punto, decolla. Anzi, precipita verso l’abisso più nero.
[sì, lo so, ho una tempistica eccessivamente dilatata. Lo so]
La ricetta per la pasta è semplice, e la trovate un po’ ovunque. Per la farcitura (la guarnitura suppongo sia più adatta in questo caso) ho prima scottato gli champignons con la vaporiera nel forno, poi ci ho messo un pelato sbriciolandolo su tutta la teglia, scamorza affumicata, pancetta e poco tonno.
Poi ho impostato il Jet Chef sul programma per la pizza casalinga.
Ecco, qui è sorto l’unico problema: il forno si è messo a fare scintille a metà cottura. Io l’ho spento. Non so quale fosse il problema: la carta? l’olio? Help!! Come ovviare a questa cosa? Non vorrei far saltare casa!
]]>Non ho ancora chiesto il suo parere, ma sono abbastanza sicura che l’amico Luca Viscardì sarà d’accordo con me: se nasci dalle mie parti, la polenta esiste solo nel paiolo di rame.
Io sono cresciuta con il rumore del motorino del paiolo che girava e girava, e solo ripensare a quel suono ha un che di familiare e rassicurante. Perché evoca l’immagine della mia mamma in cucina intenta a preparare la polenta per accompagnare il mio piatto preferito: il polpettone.
Figuratevi quindi la mia delusione nel rendermi conto che scegliendo un piano a induzione per la nuova cucina non avevo fatto i conti con il conseguente, forzato “addio” al mio amato paiolo. Ero pronta a costringere il povero marito ad ore ed ore di cottura di polenta in pentola (perché allora non cucinavo alcunché). Poi, grazie al cielo, è arrivato il Jet Chef.Prepararci una squisita polenta, fra l’altro senza sporcare nulla (vantaggio non indifferente: non so voi, ma io detesto avere mezza dozzine di pentole da pulire ogni volta che cucino), è davvero facile. Giuro. APF.
Io mi sono affidata alla ricerca di diverse ricette, che poi – come sempre accade – ho personalizzato.
Premesso che è tutta questione di come vi piace la polenta (la quantità di acqua va dosata in base alla consistenza che volete ottenere: io vi dò una ricetta “standard” dalla quale potete aggiungere o togliere acqua dopo averla provata), vi basta portare ad ebollizione un litro ed un quarto di acqua salata.
Appena inizia a bollire, mescolatela facendo attenzione ai grumi con 300 gr. di farina gialla bramata (mi raccomando: è la migliore) in un recipiente da microonde abbastanza ampio.
Dopodiché, ecco come regolarsi: 6 minuti a potenza massima, con il recipiente coperto dall’apposita campana in dotazione col Jet Chef. Altri 5 minuti, dopo aver mescolato, a 750w. E infine, dopo una seconda mescolata, aggiungete ancora 5 minutini (regolatevi voi, in base alla cottura che gradite) a 750 o 500w. Sempre con la campana che copre.
Facile, no?
Con queste dosi, in un massimo di 16 minuti otterrete un’ottima polenta sufficiente per 4-6 persone (se uno dei commensali è mio marito, spietato divoratore di polente, allora 4).
E potrete farla in fretta ogni volta che vorrete. Il che, nel mio caso, è consolante rispetto alla perdita dell’amato paiolo che fu…
]]>Emilia e ragù sono quasi sinonimi. Essere emiliani significa anche avere nel proprio retroterra quell’immagine di mamme nonne e zie che trampellano in cucina fin dalla mattina presto, e il profumo del lungo sobbollire delle carni.
L’idea di usare il fine tuning del Forno Atomico per stravolgere qualche punto cardinale del ragù è irresistibile: ridurre a zero i grassi aggiunti, e presentare gli ingredienti nella loro forma più integra.
Filetto di manzo, filetto di maiale, ossobuco: racchiusi in un cartoccio di stagnola, ad ognuno il suo. Le verdure sono tagliate a dadini, e similmente confezionate: carote, sedani, cipolletta. Tutto va nel forno ventilato a 75°, e gira tre volte alla massima durata. Per un totale di 4 ore emmezzo.
Ottieni carne cotta-con cotta, certamente non stremata, morbidissima. Le verdurine sono ancora sode. Metti il midollo tratto dagli ossibuchi in una padella e fallo sciogliere: poi passi le verdurette saltando. Aggiungi le tagliatelle fatte in casa ad insaporire per un minuto, poi impiatta. Sopra il non-ragù appena riportato a temperatura.
Certo non è il piatto di tagliatelle sontuose, legatissime, annegate nel condimento a cui pensi quando pensi all’Emilia: ma i sapori sono integri e definitivi.
Suggerisco un uso del sale moderato e un bicchiere di Lambrusco Reggiano non troppo denso. Il Migliolungo della Cantina di Arceto suona perfetto.
]]>Tutto cominciò da qui…
Questa è la spesa da cui ho estratto i prodotti fondamentali per il mio piatto jet chef del giorno: gli sformati allo stracchino e prosciutto cotto!!!!
Primo passo, l’estrazione della spesa dai sacchetti!
Alcuni di questi ingredienti non c’entrano nulla, scremiamo per bene:
– pangrattato
– latte
– uova
– parmigiano
– stracchino
– prosciutto cotto in cubetti
– sale, burro, pepe
La ricetta arriva direttamente dal libro sottratto alla polee, con tutti gli spiegoni utili allo scopo!!!
Dopo l’estrazione della spesa dai sacchetti, un momento complesso: preparare la pastella.
Uova, latte, parmigiano. sale in quantità desiderata, un pizzico di pepe appena tritato.
Fino a qui non dovrebbere essere complicato. Se ci sono riuscito io, ce la può fare chiunque!! Preparata la pastella, è il momento delle formine, gli stampini, le ciotoline, chiamatele un po’ come volete.
Vanno imburrate, poi va passato il pangrattato sui bordi, in modo che non si appiccichi tutto alle pareti. A questo punto, belle imburrate e pangrattate, vanno riempite, prima con i cubetti di prosciutto e con il taleggio tagliato a dadini, poi con la pastella che non deve però riempirle completamente. (si gonfia un po’…)
la zucchina è un’intrusa anche un po’ maleducata! concentrate le attenzioni sulle ciotoline, che a questo punto vanno coperte. io ho preso una pellicola da forno, esiste della cuki, 12 metri a 2 euro e 29. Fondamentale: NON USATE LA PELLICOLA NORMALE NEL FORNO A MICROONDE!!!
Schiaffate le vostre belle formine nel jet chef a 500 w per 8 minuti.
Il risultato finale sarà quello che vedete. io poco prima di servire, ho schiaffato nel forno sempre a 500 watt, per un solo minuto, dopo di che ho “scodellato” gli sformati.
Sì, da vedere non sono bellissimi, però assicuro che so’ buoni forte!!
Credo che l’unica esigenza fosse cuocerlo un minutino in più e usare più pangrattato sui bordi, per il resto, promosso a pieni voti.
Avevo detto che questa settimana mi sarei applicata in cose culinarie con una dignità e una appetitosità tale da avvicinarmi agli altri BAF anziché fare la umile cucinatrice in mezzo a fini gourmet ecco, ehm… scherzavo!
Al solito con le poche cose in casa, tra cui patate a chili, e con un pollo preso in offerta al supermercato vado a comporre qualcosa alla meno-peggio.
Ma davvero, qui siamo a livelli di scarsa voglia di preparare cibo che il Jet Chef mi sta salvando dalla pizzeria qui sotto e dall’usare precotti. Potrei lagnarmi del mio stare poco in casa ma ehm, no, ecco.
Giuro che in settimana faccio qualcosa! Lord Chef, dammi un compitino, così mi applico!
Siccome alla fine mi sembrava un po’ poco cotto ho allungato il tutto di cinque minuti (spostando le patate che mi sembravano sulla via dello sbruciacchiaticcio)
Mi piace, anche perché la carne non si rinsecchisce. Ottimo!
]]>Quindi purtroppo questa è la settimana in cui leggo le leccornie dei colleghi e mi cruccio un casino. Io sto usando la vaporiera a manetta per fare roba al vapore e cercare non so, di pareggiare un po’ le cose, di fare una alimentazione salutistica che poi la settimana prossima non durerà.
Vi posso dire però come ho cucinato i filetti di pesce con il salvatore delle nostre vite a.k.a. Jet chef.
Prima di tutto scongelate il vostro filetto di merluzzo con il sesto senso. Poi fate da una parte un’insalata, nel frattempo, con pachino, funghi champignon crudi e rucola. Poco sale, aceto balsamico a volontà, un filo d’olio.
Nel frattempo preparate un misto di spezie. Aglio a pezzettini, sale, timo, paprika dolce sono le cose che di solito uso io per fare una sorta di panatura del filetto di pesce.
Dopo tutto questo io affido tutto (mentre mi metto a fare altro!) al fido Jet Chef. Che in questo caso non tradisce e rende il pesce né troppo asciutto né troppo morbido e con una consistenza e un sapore che non avevo mai provato con gli altri metodi di cottura tradizionali. In questo sono proprio sorpresa!
[la settimana prossima voglio dedicarmi però alle torte salate eh!]
]]>Sarà che nella cena che ho preparato ai miei amici per Halloween ho prontamente infilato una torta di carote e noci (una delizia, nel prossimo post vi giro la ricetta), perché ci voleva dell’arancione. Sarà che la zucca è arancione (ma quante ne so? Eh?) e sarà che io mi ero casualmente imbattuta in un programma su SkyUno (“Dimagrire con gusto”, se non vado errata: ho visto solo quel pezzetto di episodio)… Fatto sta che ho raccolto la sfida: sostituire il burro con la zucca (foto n.2). Almeno nelle torte.
Sicuramente qualcuno fra voi, cuoco più esperto di me (non ci vuole molto: se seguite le mie avventure culinarie ne siete al corrente…), conoscerà già questo espediente, magari lo usa abitualmente o magari lo ha provato almeno una volta. Io però, che per via dell’odiato assioma “tiroide bassa = colesterolo alto”, non ne sapevo nulla e stavo giusto cercando il modo di non svenire alla lettura degli ingredienti per le torte che vorrei provare ma che non oso perché richiedono armi letali del tipo “120 gr. di burro e 5 uova”. Così, forte anche del “via libera” del caro Lord Whirlpool, e grazie alle care uova “finte”, come le chiamo io, che salvano il mio colesterolo (ce ne sono di vari tipi, le trovate al supermercato), mi sono decisa a fare l’attesa prova.
Restando una grande sostenitrice della filosofia “esiste pronto, per quale accidenti di motivo dovrei farmelo da sola?”, che mi par di capire – non che la segua, santi numi – sia adottata anche dalla “cuoca” (consentitemi le virgolette) Parodi e che io applico con entusiasmo a pasta sfoglia, pasta sfoglia, pasta brisé e quant’altro, ho scoperto con gioia che il Signor Esselunga mi lessa la zucca a tocchi e me la infila in pratiche confezioni sottovuoto a lunga scadenza. Che bravo, questo signore!
Perché così non mi resta che estrarre la zucca dall’apposita confezione in quantità pari a quella richiesta per il burro (120 gr. per 120 gr.), schiacciarla con una forchetta ed incorporarla al resto dell’impasto.
Scusate, vorrei soffermarmi un attimo sul mio “incorporarla”. No, dico: vi rendete conto che ho acquisito anche il lessico da cuoca? Esci da questo corrrrpo, e da questo dizionario!
Tornando a noi, ho fatto il mio primo esperimento affrontando la torta di biscotti secchi con variante alla Polee che avevo fatto in diretta per Anche io, la festa di Varesenews ricca di incontri, e che a questo punto è ancora più variata alla Polee.
Risultato (foto n.3): fatto tutto nel Jet Chef, come di consueto, ottenendo consistenza invariata (la zucca sostituisce egregiamente il burro), sapore ottimo, tendenza all’arancione nella colorazione del tutto come unico “effetto collaterale”. Ma ne vale la pena.
Provare per credere.
Un affettuoso saluto alle vostre coronarie, alle quali come è evidente tengo più di quanto si potesse pensare.
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