blogger al forno – Blogger al forno http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno Thu, 26 Apr 2018 15:58:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 Spegni il gas e accendi il noir #09 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432#comments Mon, 13 Dec 2010 03:11:05 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 Continua a leggere]]> Torno a farmi dolce per sfornare un dolce… Ogni tanto, d’altronde, va così.

Con qualche rimpianto, lo ammetto – ma chi ama scrivere mi può capire senza troppe difficoltà – abbandono la storia a cui sto lavorando e affido i protagonisti a un bar del centro, per una colazione coi fiocchi (non d’avena, sia chiaro) per infilare la testa nel mio bel grembiule da chef del noir e aprire il mio ricettario delle meraviglie. E, ancora una volta, per mettermi alla prova insieme al mio fedele Jet Chef.

I dolcetti di cui sto per raccontarvi, in origine, erano tedeschi. Oggi non più. Qualche esperimento e un’ostinata selezione degli ingredienti più speziati, alla fine, li hanno resi dei biscottini apprezzabili da chiunque. Detto fra noi, tra l’altro, già il nome originale li rendeva abbastanza “indigesti”: rosinenstangerl. Sbaglio, forse?

Eccovi gli ingredienti a raffica: 3 uova intere, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di farina, 250 grammi di uvetta, 1 bicchierino di rhum.

Per prima cosa, prendete l’uvetta e mettetela a bagno in una scodella di acqua più calda che tiepida. Più rimane a mollo, meglio è.

La ricetta – cosa sempre importante – è molto semplice, ma piuttosto faticosa. Siete avvisati. Più che altro, dovrete sfiancarvi nello sbattere alla grande le uova con lo zucchero: se – come me – non avete un aggeggio elettrico che fatichi per voi, quindi, preparatevi a sudare un po’… Alla fine, per farla breve, le uova e lo zucchero devono sembrare schiuma da barba.

Fatto questo, con calma, aggiungete la farina aiutandovi con un setaccio per evitare che si formino grumi. Una volta che avrete unito tutta la farina, aggiungete il bicchierino di rhum e dateci dentro di nuovo, con un’altra mescolata decisa. Poco per volta, recuperate l’uvetta dalla scodella, strizzatela come si deve e aggiungetela all’impasto. Non preoccupatevi se, alla fine, vi risulterà un composto molliccio: deve essere così.

A questo punto, prendete una bella teglia (se avete il Jet Chef è più che okay la piastra che mamma Whirlpool vi fornisce in dotazione) e versate l’impasto, avendo l’accortezza di usare un bello strappo di carta forno. Va bene anche imburrare la teglia e spolverizzarla di farina, intendiamoci: l’importante è non far attaccare il tutto.

Come avrete capito, non serve il mattarello: usate pure le mani per spianare l’impasto.

Infilate la piastra (o la teglia) nel forno e cuocete a potenza medio-bassa per una mezz’oretta. Tenete sempre d’occhio il forno e quello che ci avete infilato, mi raccomando. Il tutto deve dorare appena in superficie.

Quando sarete sicuri di aver cotto per bene (usate pure uno stecchino per controllare), sfornate e tagliate subito, a caldo. I biscottini dovrebbero essere dei rettangolini grossi come un wafer, ma se preferite dei quadratini, fate pure.

Una volta freddi, sono pronti. Ottimi da annegare in una tazza di tè, volendo… E se qualcuno vi dovesse avanzare, cosa che a me non capita quasi mai, una volta secchi sono spettacolari anche con due dita di Marsala. O di Porto, a voi la scelta.

Nell’augurarvi “Guten Appetit!”, vi consiglio un romanzo davvero noir e di grande intensità. Una storia, purtroppo, sempre attuale. Una storia non per tutti, lo devo dire. Una storia scritta, questa volta, da una ragazza tedesca che ama, conosce e descrive l’Italia molto meglio di tanti italiani. Cosa frequente, purtroppo.

Sabine Thiesler – La carezza dell’uomo nero
B.C. Dalai Editore – Euro 20,00
Berlino, 1986.
Benny marina la scuola. Sa che non deve dar retta agli sconosciuti, ma un tizio lo soccorre, mentre due ragazzi tentano di derubarlo, così si fida di lui. Dopo due giorni, viene ritrovato in una casupola, alla periferia della città: sembra ancora vivo, ma è morto da almeno diciotto ore. Come Daniel, ucciso tre anni prima. E come Florian, tre anni dopo. Inspiegabilmente, la serie di omicidi si interrompe.
Toscana, 1994.
Durante le vacanze, due genitori vivono l’incubo peggiore: a pochi giorni da Pasqua, loro figlio Felix sparisce senza lasciare traccia. Dopo qualche tempo, a loro non resta che tornare in Germania.
Toscana, 2004.
Ancora divorata dal dolore, la madre di Felix torna nel luogo in cui il filgio era scomparso. Affascinata da un rudere isolato, in una valle solitaria, lo acquista da un uomo affabile e carismatico, illudendosi di trovare indizi su cosa sia successo.
E la storia, a questo punto, decolla. Anzi, precipita verso l’abisso più nero.

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Spegni il gas e accendi il noir #08 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Mon, 25 Oct 2010 03:11:55 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Continua a leggere]]> Il tempo è già scarso di suo, figuratevi quando vi piomba in casa un amico messo alla porta dalla fidanzata… E per motivi che la privacy, purtroppo, o per fortuna, non mi permette di raccontarvi, tra l’altro. Neppure questa rivincita, maledizione.

Alle nove passate, poi, quando voi avete già acceso il PC per buttare giù le 1800 battute che avete promesso a Tizio e rileggere le 2500 che Sempronio, invece, sta aspettando da tre giorni. Alla faccia di Caio, mi verrebbe da dire.

Lavori, va detto, che avreste fatto sgranocchiando una Lazzaro senza basilico, vale a dire una di quelle pizze congelate e riportate in vita come uno zombie di George Romero dal vostro prodigioso Jet Chef.

Insomma, per farla breve, cursore su “start” e “spegni computer”, via il turacciolo a una bottiglia di Nero d’Avola e orecchie rivolte all’amico disperato. E affamato, certo, perché lo sconforto, a certe persone, apre lo stomaco come nemmeno una pallottola sputata dalla 44 dell’ispettore Callaghan riuscirebbe a fare.

Non ho dovuto che aprire il frigo e inventarmi un condimento espresso, uno di quei portenti che ti risolvono la serata per la gioia del palato e dei commensali: un etto scarso (a occhio) di grana, quindi abbondante, e un altro di gruviera. E una bella mozzarella, perché no?

Mentre l’acqua salata bolliva in attesa di uno sproposito di maccheroni pesati dall’amico derelitto, ho trasformato in cubetti i tre formaggi e li ho piazzati in una ciotolona di Pyrex insieme a qualche fiocchetto di burro. Coperchio di vetro sopra e via nel microonde per un paio di minuti, a potenza massima.

Sulle parole del disperato, che iniziavano a sparpagliarsi sulla tovaglia per via del rosso gagliardo, ho tolto il coperchio, rimestato con decisione (aggiungendo un po’ d’acqua per “smollare” la crema di formaggi). Quando l’uomo del monte (di pietà, vista la situazione) ha detto che la pasta era cotta, ho provveduto a scolarla e infilarla nel ciotolone. Altra rimestata decisa e ancora un minutino a mezza potenza, tanto per dare una botta di vita al tutto. Et voilà!

Pepe nero come se piovesse e grana grattugiato a piacere.

Ad un piatto come questo, e al vino che lo accompagna, ho deciso di abbinare un bel noir corposo. Un noir che merita di essere letto. Magari in una di quelle sere in cui, per un motivo che, in fondo, vi sfugge, la vostra dolce metà vi confina sul divano. O sullo zerbino, peggio ancora.

Jeffery Deaver – Nero a Manhattan
BUR – Euro 9,20
Togliere di mezzo Robert, un tizio solitario il cui unico passatempo consiste nel guardare e riguardare lo stesso vecchio film giallo, sembrerebbe un gioco da ragazzi per dei veri professionisti del delitto come Haarte e Zane. Peccato che anche i lavoretti più facili possano riservare imprevisti: l’imprevisto, stavolta, è Rune. Vent’anni, bella, molto bella, cambia lavoro con la stessa disinvoltura con cui cambia colore ai capelli. E, soprattutto, è troppo curiosa. È lei che, nella videoteca dove lavora, ha noleggiato a Robert il solito “Nero a Manhattan”. Ovviamente, il vecchio lo stava guardando nel momento in cui è stato freddato nel suo appartamento e, per questo, la ragazza (con cui il vecchio aveva stretto una sincera amicizia) inizia a nutrire il sospetto che nei fotogrammi di quella vecchia pellicola si possa nascondere la chiave per svelare il mistero. Con “Nero a Manhattan” Deaver ci trascina in un’atmosfera noir degna degli anni Quaranta e ci racconta una New York piuttosto insolita quanto affascinante.

Nota finale: per la cronaca, l’amico e la fidanzata hanno già appianato le rispettive divergenze e si stanno godendo, proprio adesso che sono qui a scrivere, un week-end a Monaco. Alla faccia di Caio, non potrebbe essere altrimenti. E anche alla mia, chissà.

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Blogger al forno – Episodio cinque: Come ti improvviso lo strudel http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=353 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=353#comments Mon, 11 Oct 2010 09:43:09 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=353 Continua a leggere]]>

Mi sento come se fossi, che so, posseduta dallo spirito di Suor Germana: eccomi qui a dispensare un pratico e semplice consiglio culinario. Come i blogger che scrivono davvero di cucina. Come quelli che sanno cucinare. Come quelli veri, insomma. Non sapete che emozione… Procedo dunque come ci si aspetterebbe:

“Arrivano ospiti all’improvviso? Volete chiudere una cena con un dolce facilissimo e veloce?

Ecco la soluzione: uno strudel pronto in trenta minuti secchi. Cinque per la preparazione, venticinque per la cottura (e se avete un Jet Chef, sappiate che viene addirittura meglio che col forno ventilato… Provare per credere!)”.

Come vado? Vado bene?

Premessa: questa non è la ricetta di uno strudel tradizionale. Questa è una variazione personalizzata della ricetta di mia suocera, che ti prepara un delizioso strudel in 30′ spaccati.

Cosa che viene utile più di quanto si pensi: minimo sforzo, massimo figurone. La mia filosofia, praticamente.

Ecco le (semplicissime) istruzioni: acquistate una pasta sfoglia pronta, di quelle già arrotolate. Io ho deciso che mi trovo meglio con la forma rettangolare, ma uso indistintamente anche quella rotonda.

Mettete a bagno in acqua tiepida una manciata d’uvetta. Srotolate la sfoglia, tagliate una mela e mezza – due (Golden, e se possibile un po’ mature). Disponete sulla sfoglia un primo strato di mela a pezzetti sbucciata e senza torsolo (tagliata come viene, irregolare e veloce). Cospargete con un sottile strato di zucchero (mezzo cucchiaio da tavola, per capirci) e cannella in polvere.

Aggiungete un po’ di uvetta strizzata e un po’ di pinoli. Coprite con un secondo strato di mela, poi di nuovo zucchero, uvetta, cannella e pinoli.

Chiudete sul lato lungo facendo combaciare i due lembi della pasta e “schiacciando” per sigillare bene.

Poi chiudete anche i due lati corti, arrotolando di lato e poi indietro come si fa con i pacchetti regalo (eh? No, dico, chi ve lo spiega così? Solo io, solo io… Lo so. Siate comprensivi).

Dopodiché, separate un tuorlo d’uovo e spennellate tutta la superficie della pasta chiusa. Spolverizzate appena appena di zucchero e, a piacere, aggiungete granella di mandorle.

Infornate a 180° nel forno caldo (o nel Jet Chef, non preriscaldato) per 25′.

Per controllare la cottura, tastate i lembi corti: se sono “croccanti”, lo strudel è pronto.

Altrimenti proseguite la cottura per un paio di minuti (a me non è mai capitato: sono sempre bastati 25′, ma immagino dipenda dal forno).

Sfornate e cospargete di zucchero a velo.

Et voilà!

Se avete un Jet Chef, potete crispare lo strudel, ponendo la pasta ripiena direttamente sul piatto Crisp. Viene uno spettacolo. Ripeto: provare per credere.

E per la farcitura, al posto della mela potete usare pere, fragole, ciliegie, pesche, banane… Viene delizioso con tutto. O con un mix di tutto.

Leggero, facile e veloce.

Io ne avrò fatti una dozzina, finora.

E indipendentemente dal numero dei commensali, non ne è mai avanzata una fetta.

Una volta ho anche litigato con mio marito per l’ultima fetta (sono una ferma sostenitrice del “chi cucina, ha più diritto a mangiare”. Voi no?!)

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Spegni il gas e accendi il noir #07 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Wed, 22 Sep 2010 08:24:49 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Continua a leggere]]> Cari amici di Blogger al Forno, rieccomi fiero e battagliero come non mai. Perché? Semplice: come vi avevo promesso in occasione del primo post “ufficiale” (che trovate qui, nel caso vi andasse di dare un occhio) sono riuscito a trascinare nel magico mondo delle microonde anche mia zia. Più o meno, diciamo…

Ebbene sì, proprio lei, mia zia. La donna meno tecnologica del millennio, la donna che d’estate spignatta di sera perché di giorno fa più caldo e non sono mica matta a fare l’arrosto, la donna che usa la Bic col cappuccio perché la penna col pirulino che fa clic potrebbe sempre incepparsi a metà di un cruciverba senza schema, la donna che quando fa zapping col telecomando si ferma a 99 e torna indietro perché chissà cosa potrebbe succedere alla televisione se finisce nei canali a tre cifre… Insomma, la zia di uno come me… A pensarci bene, infatti, alcune dritte di questo tipo sono proprio farina del mio sacco. L’imprevisto è sempre in agguato, d’altronde. E se lo dice uno che scrive quasi sempre storiacce di morti ammazzati, in fondo, ci si può anche credere. Magari non fino in fondo, ma un po’ sì. Ma torniamo a noi.

Avete presente il film “Frankenstein junior” di Mel Brooks? Esatto, quello del si-può-fare!, per capirci. Anzi, per come sono andate le cose nella mia cucina, quello del rimetta-a-posto-la-candela!

Dunque: venerdì sera, pochi minuti alle venti. Oltre i vetri, una pioggerella fine e bastarda. Oltre lo schermo, un tizio in cravatta che sparacchia domande e regala soldi manco fossero noccioline. In cucina, infine, io, mia zia e il marchingegno di Lord Whirlpool.

– Mangi qualcosa con me?
– Ho già mangiato, grazie. Sono quasi le otto, non vedi?
– Sì, scusa. Hai ragione: in effetti, è tardino…
– Ti faccio un uovo, se vuoi.
– Ma no, lascia. Faccio da me.
– Ti fai la pasta?
– Boh, non so…
– Se vuoi, c’ho del minestrone. Te lo porto giù?
– No, mi arrangio col Jet Chef. Faccio prima.
– Non so come fai a mangiare quelle robe lì.
– Zia, parlo di questo.
– Ah, il forno? Si chiama così, adesso?
– Sì.
– E cosa ci metti?
– Quello che vuoi.
– Cioè?
– Tutto. Anche il pane.

Lo dico apposta, so bene l’immediata reazione che mi attende.

– Lascia stare, vien fuori che è di gomma.
– Non più.
– Balle.
– Giuro. Vuoi provare?

Approfitto al volo della sua titubanza.

– Dai, prova. Ti dico io cosa fare.
– Ma no, lascia stare…
– No, dai, sul serio. Ci vuole un attimo.
– Sicuro?
– Certo.

Mi guarda. La guardo. Il tizio in cravatta ci chiede “La accendiamo?” e mia zia fa di sì con un grugnito. Non vinceremo niente, noi due, ma almeno ci divertiremo un po’ e per davvero. Apro il freezer e tiro fuori un bel francesino.

– Allora, guarda qui.
– Aspetta che metto gli occhiali.
– Dunque, tu vai davanti al forno che io ti guido.
– Qui va bene?
– Anche un metro più avanti, tanto non scoppia…
– Ma no, è che a me ‘ste cose qui…
– Lo so, ma vai tranquilla. Dunque, tira la maniglia e apri. E’ come il forno di casa tua.
– Aspetta, così?
– Perfetto. Adesso metti il pane sul piatto.
– In mezzo?
– Sì, è meglio.
– E adesso?
– Adesso chiudi. Brava. Adesso gira la rotella a sinistra verso sinistra. Due clic.
– La sinistra a sinistra… Uno, due… Solo due hai detto?

Forse mi devo preoccupare, mi sembra che ci stia già prendendo gusto…

– Sì, due clic, brava… Adesso, invece, gira la rotella di destra finché non esce la scritta pane.
– Un momento che qui… Dunque… Allora… Sì, ecco… Pane. Fatto!
– Perfetto.
– Dici?
– Altroché.
– E adesso?

Sì, ci sta proprio prendendo gusto.

– Adesso schiaccia quella a destra del display. La vedi?
– Del cosa?
– Del display, zia… Dello schermino con le scritte…

Si piega appena e avvicina gli occhi al forno. Mi vien da ridere: più che una signora alle prese con un forno a microonde, per un attimo mi sembra uno scassinatore alle prese con un forziere del quale non conosce la combinazione. La vedo osservare le due manopoline, poi il display, infine il tastino di cui le dicevo.

– Questo?
– Sì, quello.
– Schiaccio?
– Schiaccia.
– Fatto.
– Bene. Adesso gira di nuovo la rotella di destra, finché non compare il peso del pane che abbiamo infilato nel forno.
Un tocc de pan… Boh? Fasém un ett e mezz. (traduzione: Un pezzo di pane? Facciamo un etto e mezzo.)
– Perfetto. Un etto e mezzo. E’ scritto così?
– Mi pare: centocinquanta grammi, dice.
– Bene. Allora, adesso, pigia il tasto tutto a destra.
– Questo qui?
– Sì. Vai!

Senza alcuna esitazione, la vedo premere con decisione il tasto dello start. Si tira gli occhiali sulla punta del naso e resta a guardare quello che succede oltre lo sportello. Il pane gira e il timer pure. E’ un attimo.

– E adesso? Perché ha fatto bip se mancano ancora 18 secondi?
– Leggi.
Girare cibo, c’è scritto. E cioè?
– E cioè apri, giri il panino a pancia sopra, richiudi e rispingi il bottone di prima.

La vedo eseguire le mie disposizioni senza battere ciglio, gli occhiali di nuovo inforcati come è più giusto.

Bip, di nuovo.
– Fatto. Finito. Il pane è scongelato.
– Di già?
– Certo. Controlla un po’, adesso: ti sembra di gomma?

Mia zia si sfila gli occhiali e li affida a una tasca del cardigan, poi apre il forno e mette le mani sul francesino tiepido. Lo schiaccia come dovesse strizzare una spugna.

– Beh? Com’è?
– Mah… Sembra quasi fresco. Non è mica tanto di gomma, sai?
– Lo so sì, lo so…

Mi guarda. La guardo. Senza attendere oltre, muove una mano e richiude lo sportello. E’ soddisfatta, glielo leggo in faccia, ma non mi darà mai soddisfazione. La conosco. Lo faccio anch’io, d’altronde.

– E adesso?
– E adesso basta: si taglia in due, lo si spalma di burro e ci si piazza sopra qualche fetta di crudo.
– Bene, bravo. Buon appetito. Io vado.
– E dove?
– Di sopra. A tirar fuori dal freezer il pane per domani. Io non c’ho mica il Geffceff!

Christopher Brookmyre – La magica arte del furto
Meridiano Zero – Euro 16,50

I loro occhi si incontrarono nella stanza gremita. Lei l’aveva aspettato per tutta la sera, cercato per tutta una vita e ora era lì. Lui ebbe un brivido. Non è come sembra, però. La stanza è quella di una banca e a gremirla sono gli ostaggi. E gli occhi, per dirla tutta, sono l’unica parte di lui che lei riesce a vedere. Dannato passamontagna. Lui è l’artista del furto per eccellenza, lei una professionista di ladri e rapine. Lo scopo di lei? Dargli la caccia. Fino alla morte, ovviamente. Quello di lui? Evitare di essere preso, ovviamente. Da leggere, magari sgranocchiandosi un bel panino imbottito di San Daniele.

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Blogger al forno – Breve interruzione… http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=309 Tue, 21 Sep 2010 09:02:40 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=309 Continua a leggere]]>

Qui lo dico e mai lo negherò: la Whirlpool avrà la mia stima imperitura.

Il mio Jet Chef è (brevemente, ma tragicamente – riuscirò mai a rimuovere il ricordo di quegli attimi di panico?) deceduto domenica scorsa, per un problemino dovuto a non ho capito bene quale schedina elettronica. Una sciocchezzuola, insomma… Sufficiente a farmi crollare il mondo addosso.

Tant’è vero – mio marito mi è testimone – che mi aggiravo per casa come un’ossessa biascicando frasi confuse sul genere: “Oddio, oddio, moriremo tutti!”, o sul genere del caro, vecchio, semplice “Nuooooooooo!” che non passa mai di moda, pensando che la mia breve – ma piena di soddisfazioni – carriera di cuoca fosse già finita.

No, dico, con tutti i soldi che ho speso in ammennicoli culinari!

No, dico, con tutta l’autostima che avevo appena guadagnato!

No, dico, con tutti i manicaretti che avevo sulla mia lista, da sperimentare!

Così, lunedì mattina è partita la chiamata al Centro Assistenza della Whirlpool.

Lord Whirlpool mi ha messa in contatto con l’assistenza ufficiale, asserendo che anche questo faceva parte del progetto Blogger al Forno, quindi anche io dovevo entrare nel sistema dell’assistenza come una qualunque cliente con un qualsivoglia problema. Detto, fatto.

Messa in contatto con il centro d’assistenza, lunedì mattina, mi è stato detto che sarei stata richiamata in giornata per fissare un appuntamento. Grazie all’auto-segnalazione del prode Jet Chef, il tipo di guasto era già stato identificato.

Poco prima delle quattro sono stata contattata telefonicamente da un signore molto gentile che mi ha chiesto se poteva venire a ritirare il forno.

“Venga, per l’amor del cielo, corra! Presto!” avrei voluto urlare.

Mi sono limitata ad un serio e professionale: “Certo, grazie”.

Mi aveva già anticipato, visto che il Jet Chef è bravo ed è dotato di uno spettacolare programma di autodiagnostica, che mi avrebbe riconsegnato il forno il giorno seguente. Evidentemente il problema (vedi foto n.1), era di rapida soluzione. O forse i centri assistenza si prendono sempre un certo tempo perché devono scoprire quale sia il problema, mentre in questo caso lo sapevano già: gliel’aveva detto il mio Jet Chef…

Ammetto che ho accolto la notizia con un certo scetticismo.

Domani me lo ridanno. Sì, vabbè… domani…

Ben mi sta!

Perché la mattina successiva – cioè oggi – sono stata richiamata alle 9.30:

“Signora il suo forno è pronto, c’è qualcuno in casa stamattina per la consegna?”

“Sono quiiiii!” ho cinguettato io, fra l’incredulo ed il commosso.

“Bene, arrivo fra un quarto d’ora”.

C’è da dire che io sono fortunata: il Centro Assistenza Whirlpool della mia zona è molto vicino a casa mia.

Ad ogni modo sono esterrefatta dalla rapidità, dalla precisione e dalla gentilezza del signore che si è occupato del mio Jet Chef.

Voglio dire: ho chiamato altre volte i tecnici di altre ditte, che sono stati altrettanto gentili e precisi, per carità. Ma mai nessuno era stato tanto rapido, né tanto “preparato”: in tutte le altre occasioni, infatti, non mi avevano saputo dare indicazioni precise sulle ragioni dei guasti. Nessuno mi aveva spiegato cos’era successo e com’erano intervenuti (nonostante io avessi chiesto delucidazioni, come ho fatto anche oggi).

Il costoso microonde scacione (ne ho parlato qui) che era morto poco dopo l’acquisto non aveva dato spiegazioni sulla sua precoce dipartita, nonostante l’autopsia.

La lavastoviglie sembrava essere migliorata, ma una settimana dopo l’intervento aveva ripreso a fare le bizze.

Il frigorifero – ahimè  – sta tirando le cuoia. Non credo nemmeno che lo chiamerò, il suo centro assistenza.

Temo non ci sia molto da fare. Toccherà chiamare direttamente le pompe funebri frigorifere.

Ecco perché ho un importantissimo e serio messaggio ufficiale per Lord Whirlpool:

Caro Lord Whirlpool,

il mio Jet Chef è di nuovo qui, più in forma che mai.

Tanto per gradire, ho già infornato uno strudel di bentornato (vedi foto n.2).

Quindi ti comunico ufficialmente che sono pronta: aspetto con ansia di entrare a far parte del progetto Blogger al fresco (frigorifero), Blogger alle giostre (lavatrice), Blogger dalla padella alla brace (piano cottura)… Sono pronta.

Di’ pure al Signor Whirlpool in persona, con grande entusiasmo, che può fare ciò che vuole di me.

Quando ci vuole, ci vuole.

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Blogger al forno – Intermezzo: Cucina, che passione! http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=279 Thu, 09 Sep 2010 10:04:58 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=279 Continua a leggere]]>

Stavolta ero indecisa: proseguire nel racconto dell’avventura con la quiche o parlarvi dello strudel che si prepara in 5 minuti e si cuoce in 25? Niente di tutto ciò: rimando entrambe le questioni in favore di questo “intermezzo” fondamentale. Sabato scorso ho cucin… pardon: jetcheffato in diretta con Lord Whirlpool, Paolo Franchini e Luca Viscardi per Anche Io, la festa di Varesenews (ecco il resoconto della nostra riuscitissima cooking session), che ha portato al risultato che vedrete in foto più avanti. In questa, di foto, vedete invece il simbolo del mio intermezzo…“E che diavolo è?” direte voi. Ma come? Trattasi di spiritosissimo separa tuorlo a forma di pulcino, che ho ordinato su internet insieme a due spatole in silicone a forma di pulcino e a due assi pieghevoli per tagliare e versare direttamente i cibi nelle varie teglie, sempre a forma di pulcino.Sono impazzita? Forse.

Fatto sta che questa cosa del jetcheffare mi sta prendendo la mano.

Punto primo: come a questo punto saprete, prima di un mese e mezzo fa non avevo mai cucinato con successo manco un uovo sodo.

Punto secondo: come avevo accennato, jetcheffare mi rilassa, e ultimamente ho praticato questa sana, nuova risorsa. Meglio in cucina che sul web a far danni con la carta di credito. Fidatevi.

Punto terzo: quando uno usa la cucina, ha bisogno di alcune cose. Così, nelle scorse settimane ho fatto incetta di Pyrex di ogni genere e forma, poi ho scoperto le tortiere in silicone decorate (la torta di biscotti secchi qui accanto, fatta sabato in diretta, viene giusto da una di quelle).

Poi mi sono allargata: mi servivano l’apposito strumento in silicone per spennellare i dolci, i guanti da forno e le presine che piacessero a me (e chi lo toccava mai, il forno? Ho segni di ustioni datati 1991…).

Non potevo vivere senza il supermegaultraminipimer che sminuzza, trita, sbatte, monta e sa iddio cos’altro fa. Dopodiché è toccato ai libri: uno l’ho comprato subito, appena ricevuto il Jet Chef. Altri due li ho cercati nei giorni successivi. Uno, con ben 600 ricette, me l’ha volgarmente sottratto Viscardi dalla libreria in cui l’avevo visto (Luca, inizia a tremare: l’ho ordinato. Sta arrivando. La sfida è aperta! :-D).

Non ho finito: mi sono anche comprata uno splendido (e carissimo!) quaderno con la copertina rigida per i miei appunti culinari e le mie variazioni alle ricette. Ho riorganizzato la mia cucina e mi sono regalata il meraviglioso porta spezie da appendere (vedi foto n.3). Le uso… mi serve!

Insomma mi ha preso la febbre da shopping culinario.

Ho ordinato incredibili formine di silicone (sono già pronta per il Natale: ho la tortiera a forma di albero!) ed uno spettacolare porta-torte con campana per proteggere i miei dolci… Anche se di solito non durano fino al giorno successivo. Mia madre, fra l’impietosito e l’incredulo (“Hai cominciato a cucinare?!?”) mi ha ceduto giusto stamattina due storiche tortiere di famiglia da microonde.

Insomma: sono entrata nel tunnel (e con tutti i soldi che ci sto spendendo spero di restarci, a dirla tutta!).

Potevo, dunque, fare a meno dello spettacolare separa tuorlo a forma di pulcino?

Certo che NO.

Perché l’arrivo del Jet Chef ha cambiato la mia vita… Ed io – fatemi prendere un pochino di merito, suvvia – ho colto l’occasione per cambiare me stessa. In meglio.

Ora, quando mio marito va in piscina a tentare di affogarsi con il suo bravo brevetto da apneista, non deve più fare le corse per prepararmi la cena. Sono autonoma e mangio bene.

Ora, quando nel weekend lui deve viaggiare, non sono più costretta supplicare mia madre di nutrirmi, pena la morte per inedia: mi dò da fare. Un sacco.

Domenica scorsa, ad esempio, mi sono preparata un risottino, una torta salata e uno strudel meraviglioso.

Ma di questo vi parlerò la prossima volta…

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Blogger al forno – Episodio quattro: la Questione della Quiche http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=259 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=259#comments Tue, 31 Aug 2010 08:53:52 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=259 Continua a leggere]]>

Lord Whirlpool, aiutami tu.

Non so più a che santo votarmi. Ero preoccupatissima: il mio Jet Chef, miracoloso creatore della Polee-Cuoca, mi ha messa in difficoltà con la quiche… Per ben due volte. Già temevo di dover inaugurare questo post con un: “Ahi ahi, Signor Whirlpool, lei mi è caduto sulla quiche!”… Invece la cosa non è così grave, però… o c’è un bug nel mio Jet Chef, o ce n’è uno nel mio neurone (il che, lo dico subito, è più probabile). Fatto sta che la Questione della Quiche esiste. Affrontiamola, su. Via il dente, via il dolore.

I fatti: la prima volta che ho fatto la quiche, siccome il Signor Whirlpool (che non è Lord Whirlpool, ci tengo a precisarlo: il “Signor Whirlpool” è quell’entità astratta che ha dato vita al mio Jet Chef, che l’ha creato) mi ha mandato un solo Jet Chef (ma dico?! Uno solo!) e io ero tutta impegnata nel risotto, ho cotto la quiche nello scacione (il microonde preesistente, ne ho parlato sempre nel link sopra, quello della quiche. Coincidenze). Dopodiché, l’ho l’ho deliziosamente gratinata nel Jet Chef, che con la funzione grill le ha tolto quel pallore cadaverico che mi avrebbe impedito di mangiarla. L’avevo fatta con la pasta brisé del Signor Buitoni (ndr), precotta per 6 minuti e poi farcita con latte, uova, prosciutto crudo a striscioline, grana, sale e pepe. Era venuta perfetta, tanto che io pensavo che la quiche sarebbe diventata uno dei miei piatti forti.

Ma al secondo tentativo (con zucchine saltate in padella, a tocchettoni), flop! Il Jet Chef me l’aveva cotta bene tutt’intorno, ma il centro era crudo. Io insistevo, ma non facevo che bruciare l’esterno mentre il centro non cuoceva.

Oibò! Il mio amato fallisce?

No, affatto. Niente panico. Colpa mia: io avevo operato come la prima volta, con la mia brava teglia da microonde, senza leggere adeguatamente i consigli del Jet Chef che prevedeva la realizzazione della quiche con il piatto Crisp.

Sospiro di sollievo. Sono io, non è lui.

Mio adorato, perdonami per aver dubitato di te.

Così ieri sera, prendendo ispirazione dalla ricetta di Lord Whirlpool, ho deciso di improvvisare una quiche Polee-Style a base di zucchine seguendo rigorosamente le istruzioni dell’APF (l’Assisted Chef, il programma precaricato A Prova di Fesso) per cuocerla nel piatto Crisp. E via, si parte: srotolare la pasta del Signor Buitoni (esiste, usiamola!) nel piatto Crisp. Bucherellarla con la forchetta onde evitare l’implosione. Precuocerla (seguo istruzioni sul libretto del Jet Chef)… Ma no. Fermi tutti. Le istruzioni non corrispondono alle indicazioni dell’APF. L’APF mi chiede che cibo voglio. Seleziono la funzione per le pizze/torte salate. Mi chiede di specificare meglio. Scelgo la quiche fra le sue opzioni. Mi chiede la quantità: 1 infornata? Sì, caro. Confermo. Poi mi dice: pasta precotta per dolci, inserire il cibo. Perplessa, inserisco. Mi aspetto la fase di precottura. Invece no: parte la cottura e mi dà 17 minuti di attesa. Fermo tutto. Rifaccio. Stesso risultato. Al che, decido di metterci del mio. Faccio cuocere la pasta, da sola, per i soliti 6 minuti… Ma sbaglio, e anziché crisparla, la microondo (gergo da Jetcheffisti). Poco male. Rimedierò. La farcisco ben bene (zucchine, uova, noce moscata, parmigiano, philadelphia, pinoli) e la inforno. La crispo per 10 minuti. Si cuoce perfettamente, ma al centro è bruciacchiata. Il mondo mi crolla addosso.

Cosa sbaglio, Lord Whirlpool?

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Spegni il gas e accendi il noir #05 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=223 Mon, 09 Aug 2010 07:00:27 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=223 Continua a leggere]]> Amici di “Blogger al forno”, che ci crediate o meno, quello che vedete qui di fianco sono io. Lo so, l’autoscatto è stato più rapido dello scatto del sottoscritto, ma la tecnologia – come vi avevo già detto – non è proprio il mio forte…

Detto questo, ora che vi siete messi il cuore in pace, passiamo alle cose serie. Lord Whirlpool ci ha chiamati per questo, d’altronde.

Ci sono giorni in cui non si ha voglia di fare granché. Capita a tutti. A me, lo ammetto, capita soprattutto quando sono dentro, ma proprio dentro, a una delle storie a cui sto lavorando. Mi ci perdo, ecco.

E’ una questione di concentrazione, solo di concentrazione: riesco a pensare solamente a quello che sto scrivendo, alla vicenda, ai personaggi… Il resto, a quel punto, non diventa che un dettaglio. Trascurabile, persino. Anche mangiare, a volte. E’ brutto da dire, ma è proprio così.

Per questo motivo, stavolta, vi racconto il modo in cui sono riuscito a riempirmi la pancia (con gusto, anche) senza uscire di casa né perdere troppo tempo davanti ai fornelli. Grazie al marchingegno di Lord Whirlpool, questo è ovvio.

Dunque, dopo un rapido inventario oltre lo sportello del frigorifero e le ante dei pensili, mi ritrovo a disposizione quello che serve per una semplice e veloce torta salata.

Primo passo: la pasta brisée. Per chi non lo sapesse (ogni riferimento a Luca Viscardi e/o Chiara Poli è puramente casuale…), si tratta di uno degli impasti più semplici (ma non ‘leggerissimi’ per via del grasso) in cucina: gli ingredienti sono 200 grammi di farina, 100 grammi di burro, acqua fredda e sale fino q.b. Come è facile intuire, si deve mescolare il tutto. Prima la farina con il burro e non spaventatevi se il composto risulta granuloso: è giusto così. Fatto questo, si devono aggiungere l’acqua fredda e il sale e si deve impastare con decisione finché la boccia non diventa bella liscia.

Mentre la mia palla delle meraviglie riposava placida sotto una scodella rovesciata, ho fatto resuscitare in un’altra scodellona di Pyrex un bel po’ di spinaci surgelati, dopodiché – approfittando del calore della verdura – ho aggiunto senza pietà una mattonella di formaggio molle (non voglio fare pubblicità, ma si trattava di Certosino Galbani). Potevo fermarmi qui? Certo che no. Qualche poderosa grattata di formaggio grana, un po’ di anelli fini fini di cipolla e una vaschettina intera di pancetta affumicata a cubetti. Non fate quella faccia, suvvia: la pancetta affumicata a cubetti è come l’acqua gasata, in ogni frigo non dovrebbe mai mancare.

Mescola e rimescola, dopo un saggio colpetto di pepe macinato, ho lasciato da parte il mio composto per dedicarmi alla pasta. Uno sbuffo di farina sull’asse e poi giù di mattarello, energico come poche altre volte. Il resto, come avrete già intuito, è venuto da sé: uno strappo di carta forno su un piatto in vetro da forno, poi l’impasto bello steso e, infine, il composto.

A cuocere a puntino, come ogni volta, ci hanno pensato il mio Jet Chef e la sua funzione Assisted. E la foto qui accanto, sebbene un po’ sfocata, lo dimostra. A proposito, una doverosa precisazione: i punti che possono sembrare bruciacchiati, lo giuro sulla tastiera Qwerty del mio PC, sono solo le zone con maggiore densità abitativa di spinaci.

Alla mia gaudente torta salata, a questo punto, non mi resta che abbinare un Valentini del 2001. Ci si sposa davvero bene. Provare per credere, come diceva quel tale dei comò.

Roberto Valentini – Impasto perfetto
Todaro – Euro 12,91

Prima indagine per il giornalista Castelli. Un industriale della ceramica viene assassinato nel suo stabilimento. Il nostro cronista inizia a indagare, varcando la linea d’ombra di un microcosmo tranquillo solo in apparenza. L’indagine è piena di sorprese e rivela trame segrete, rapporti oscuri e rancori che bruciano sotto le tonnellate di ceramica prodotte quotidianamente a Sassuolo, forse la capitale mondiale di questo prodotto. Su questa torta, anche una ciliegina: la prefazione di Marcello Fois.

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Blogger al forno – episodio speciale: Lord Whirlpool http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=219 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=219#comments Wed, 04 Aug 2010 10:20:00 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=219 Continua a leggere]]>

Si è capito, credo, che per deformazione professionale i miei post per blogger al forno sono raccolti in una “stagione” fatta di non-so-ancora-quante puntate. Ebbene, se siete fans delle serie tv come me, sapete che gli episodi speciali sono un classico (come i Christmas specials, per capirci). Ne ho fatto uno anch’io. Un episodio super-speciale su Lord Whirlpool, che si è presentato a casa mia con un cestino pieno di delizie e tanti consigli per usare al meglio il mio Jet Chef. Risultato: Lord Whirlpool assediato senza tregua dai miei cani (e dico però, pure tu, ti presenti con della carne squisita…) e la nascita – sono un po’ emozionata, lo ammetto – del mio primo arrosto.

Un sogno che è diventato realtà. So ufficialmente jetcheffare.

Oh, ragazzi, so fare un secondo da andar per terra, sconvolti dall’estasi di quel sughetto spettacolare che è nato… praticamente da solo.

L’ho fatto io.

L’ha fatto il Jet Chef, in realtà.

L’ha diretto Lord Whirlpool.

Fatto sta che tutto ciò è accaduto.

Insieme a molto altro. La cosa non piacerà a Luca Viscardi, però, temo…

Lord Whirlpool è una di quelle persone con la faccia simpatica. Una di quelle persone che ti sono simpatiche subito, a pelle, e che hanno lo sguardo aperto, sincero. Lord Whirlpool è un pozzo di scienza.

Uno che la sa lunga, sulla cucina e non solo.

Uno che parla un’infinità di lingue così bene che a momenti non capisci quale sia quella che ha imparato per prima.

Uno che si è presentato a casa mia per un’indimenticabile cooking session armato di un cestino pieno di delizie (roast-beef spettacolare, olio e rosmarino made by Lord Whirlpool, una carne mista di bolliti che ha convinto perfino me – poi vi racconto – e il mitico piatto Crisp da torte, che da allora sto usando smodatamente).

Uno che ho rimbecillito di domande sul Jet Chef, sui trucchi per risolvere le magagne dei piatti che ho provato a preparare e non mi sono venuti, sulle basi della cucina (dico io, ha dovuto perfino insegnarmi a tagliare le patate come si deve – vedi foto numero 2)… Fate voi. Quella povera anima. Un santo. Una pazienza infinita.

Ma veniamo a noi.

Come credo di aver già scritto, maneggiare animali morti non è il mio forte.

La carne cruda mi fa un po’ impressione, ecco.

Però la carne mi piace. Ed è una delle poche cose che posso mangiare. Ed è qualcosa che devo mangiare, visto che non arrivo a 10 di emoglobina e alla voce “anemia” sul dizionario c’è la mia faccia (perplessa, un po’ come quella di Homer quando parla col suo cervello, se capite cosa intendo).

Ecco perché ho preso il misto di bolliti del Macellaio Sotto Casa di Lord Whirlpool con una certa titubanza, quando mi hanno indicato di tagliarla a cubotti.

Non ero molto convinta.

Ma l’insalata di carne mi ha fatto cambiare idea.

Piatto semplicissimo, costituito appunto da cubotti di questa carne meravigliosa mescolati con una vinaigrette improvvisata (l’ho fatta io!!!) a partire da una salsa di rafano e arricchiti dalle patate alla Viscardì (con l’accento sulla i, alla francese).

Ora.

Messaggio chiaro per Luca Viscardi: sappi che io sono innocente! Sappi che è stato Lord Whirlpool a ribattezzare le patate lesse del Jet Chef “patateallaviscardì“. Ambasciatrice non porta pena, ma adotta prontamente la definizione (anzi, che fo? La passo anche a Franchini? Dimmi tu, eh).

Ciò chiarito: l’insalata di carne con patateallaviscardì era spettacolare.

Ma veniamo al momento che conta.

Ho fatto questo arrosto di roast-beef che potrei definire ultraterreno seguendo le istruzioni dell’Assisted Chef (ufficialmente ribattezzato APFA Prova di Fesso) per l’arrosto di manzo.

Ora.

Ho tritato le mandorle e le ho messe nella pirofila. Ci ho messo sopra la carne. L’ho massaggiata con l’olio di Lord Whirlpool. L’ho spatusata (termine tecnico) con il rosmarino, ho salato col sale scozzese di Lord Whirlpool, ho avviato il programma, ho inserito la pirofila; quando il Jet Chef mi ha chiamata, l’ho girato e ho fatto ripartire. Circa 40 minuti dopo, avevo il primo Arrosto alle Mandorle della Polee.

Eravamo in tre (io, il Maritino Felice e Lord Whirlpool).

Sapete com’è finita?

Che abbiamo quasi litigato per fare scarpetta col pane direttamente nella pirofila.

Che bei momenti.

Sono una Jetchefcuoca con la J maiuscola.

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Blogger al forno – Episodio 3: Risotto alla zucca http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=200 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=200#comments Thu, 29 Jul 2010 14:34:42 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=200 Continua a leggere]]>

Certe volte la gente è strana.

E con “la gente” intendo ME.

E con “strana” intendo STUPIDA.

Lo so benissimo che la zucca è uno di quei (millesettecentonovantatre) cibi che mi sono proibiti.

Ma la tentazione è stata troppo forte.

Ho voluto per forza esibirmi in un risotto alla zucca.

Ne ho pagato le conseguenze.

Ma ne è valsa la pena, eh.

Del resto avevo già annunciato alle cavie il menu.

E quello stesso pomeriggio c’era stata una mia rarissima incursione nel negozio più vicino che vende accessori per la casa, con convulso acquisto di Pyrex d’ogni genere e forma.

Quindi non potevo tirarmi indietro (vedi tattica dell’annuncio pubblico).

Questa cosa del Jet Chef, va detto, mi sta prendendo un po’ la mano.

Una notte ho sognato che cucinavo in casa Flinstones, servendomi di latte e buste con su un logo bianco e nero con una scritta… com’era… Dharma, forse?

Deformazioni professionali a parte, il periodo non è dei più sereni e nel primo pomeriggio, prima ancora di aver finito di lavorare, comincio a pensare al menu della serata.

Gli esperimenti culinari proseguono col consueto metodo Polee ossessivo-compulsivo: uno, due o tre piatti nuovi a settimana ripetuti fino ad un risultato che la psico-sottoscritta, qui, trova accettabile.

Non sono ancora soddisfatta dalle patate al gratin, a proposito. Avremo modo di riparlarne.

Ad ogni modo, questa volta ho fatto un ulteriore passo avanti.

Divento sempre più donna: mi organizzo.

Ho fatto il dolce alle sei e mezza, visto che il Jet Chef è uno solo (Signor Whirlpooooool! Me ne servirebbe un altro paio!) e volevo concentrarmi sul risotto (l’intrepido vicino, sprezzante del pericolo – non per nulla è un ex super-campione di cross, ha accettato di sottoporsi ancora all’esperimento. Le cavie abbondavano).

Così mi sono portata avanti, ho lavato tutte le ciotole e gli strumenti usati per preparare il dolce, l’ho sfornato, l’ho tagliato in quattro porzioni, l’ho impiattato e ho preparato zucchero a velo e caramello per la successiva guarnizione.

Dopodiché mi sono accorta che era un po’ di legno.

Buono, eh, ma di legno.

Ad ogni modo, se lo sono spazzolato (e anche metà del mio, al quale ho rinunciato al grido di “preferisco vivere”).

Il problema è che non capisco dove ho sbagliato: ho seguito alla lettera le istruzioni del mio amato ricettario al microonde (i famosi 9 euro e novanta investiti in ilibreria con grande soddisfazione), ma nulla.

Tempi, temperature, lavorazione.

Tutto come indicato.

Forse era troppo cotto.

Chissà.

Adesso mi tocca rifarlo finché non viene decentemente.

Ad ogni modo, il risotto alla zucca era delizioso.

L’ho pagato caro, stando male un giorno intero per via della zucca, ma… quasi volentieri.

E ho deciso che i risotti saranno la mia soddisfazione: ho imparato già a regolarmi con tempi, temperature, aggiustatine, dosi, brodo…

Signor Whirlpooooool, sono mastra risottaia!

Anzi, guardi: spingo anche gli altri blogger al forno a sperimentare! Mi dica “brava”, su, me lo dica!

Anche qui, con ‘sta storia delle povere patate lesse, mi fanno passare per la cattiva di turno.

Ma dico.

Si scherza, suvvia…

😀

Ala prossima.

Dopo che avrò imparato a fare il dolce alla ricotta fresca, naturalmente.

P.S.: Lord Whirlpool in persona è venuto a trovarmi per una cooking session a domicilio.

Nella prossima puntata, l’imperdibile resoconto. Ho cucinato cose che voi umani…

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