microonde – Blogger al forno http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno Thu, 26 Apr 2018 15:58:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 Spegni il gas e accendi il noir #09 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432#comments Mon, 13 Dec 2010 03:11:05 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=432 Continua a leggere]]> Torno a farmi dolce per sfornare un dolce… Ogni tanto, d’altronde, va così.

Con qualche rimpianto, lo ammetto – ma chi ama scrivere mi può capire senza troppe difficoltà – abbandono la storia a cui sto lavorando e affido i protagonisti a un bar del centro, per una colazione coi fiocchi (non d’avena, sia chiaro) per infilare la testa nel mio bel grembiule da chef del noir e aprire il mio ricettario delle meraviglie. E, ancora una volta, per mettermi alla prova insieme al mio fedele Jet Chef.

I dolcetti di cui sto per raccontarvi, in origine, erano tedeschi. Oggi non più. Qualche esperimento e un’ostinata selezione degli ingredienti più speziati, alla fine, li hanno resi dei biscottini apprezzabili da chiunque. Detto fra noi, tra l’altro, già il nome originale li rendeva abbastanza “indigesti”: rosinenstangerl. Sbaglio, forse?

Eccovi gli ingredienti a raffica: 3 uova intere, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di farina, 250 grammi di uvetta, 1 bicchierino di rhum.

Per prima cosa, prendete l’uvetta e mettetela a bagno in una scodella di acqua più calda che tiepida. Più rimane a mollo, meglio è.

La ricetta – cosa sempre importante – è molto semplice, ma piuttosto faticosa. Siete avvisati. Più che altro, dovrete sfiancarvi nello sbattere alla grande le uova con lo zucchero: se – come me – non avete un aggeggio elettrico che fatichi per voi, quindi, preparatevi a sudare un po’… Alla fine, per farla breve, le uova e lo zucchero devono sembrare schiuma da barba.

Fatto questo, con calma, aggiungete la farina aiutandovi con un setaccio per evitare che si formino grumi. Una volta che avrete unito tutta la farina, aggiungete il bicchierino di rhum e dateci dentro di nuovo, con un’altra mescolata decisa. Poco per volta, recuperate l’uvetta dalla scodella, strizzatela come si deve e aggiungetela all’impasto. Non preoccupatevi se, alla fine, vi risulterà un composto molliccio: deve essere così.

A questo punto, prendete una bella teglia (se avete il Jet Chef è più che okay la piastra che mamma Whirlpool vi fornisce in dotazione) e versate l’impasto, avendo l’accortezza di usare un bello strappo di carta forno. Va bene anche imburrare la teglia e spolverizzarla di farina, intendiamoci: l’importante è non far attaccare il tutto.

Come avrete capito, non serve il mattarello: usate pure le mani per spianare l’impasto.

Infilate la piastra (o la teglia) nel forno e cuocete a potenza medio-bassa per una mezz’oretta. Tenete sempre d’occhio il forno e quello che ci avete infilato, mi raccomando. Il tutto deve dorare appena in superficie.

Quando sarete sicuri di aver cotto per bene (usate pure uno stecchino per controllare), sfornate e tagliate subito, a caldo. I biscottini dovrebbero essere dei rettangolini grossi come un wafer, ma se preferite dei quadratini, fate pure.

Una volta freddi, sono pronti. Ottimi da annegare in una tazza di tè, volendo… E se qualcuno vi dovesse avanzare, cosa che a me non capita quasi mai, una volta secchi sono spettacolari anche con due dita di Marsala. O di Porto, a voi la scelta.

Nell’augurarvi “Guten Appetit!”, vi consiglio un romanzo davvero noir e di grande intensità. Una storia, purtroppo, sempre attuale. Una storia non per tutti, lo devo dire. Una storia scritta, questa volta, da una ragazza tedesca che ama, conosce e descrive l’Italia molto meglio di tanti italiani. Cosa frequente, purtroppo.

Sabine Thiesler – La carezza dell’uomo nero
B.C. Dalai Editore – Euro 20,00
Berlino, 1986.
Benny marina la scuola. Sa che non deve dar retta agli sconosciuti, ma un tizio lo soccorre, mentre due ragazzi tentano di derubarlo, così si fida di lui. Dopo due giorni, viene ritrovato in una casupola, alla periferia della città: sembra ancora vivo, ma è morto da almeno diciotto ore. Come Daniel, ucciso tre anni prima. E come Florian, tre anni dopo. Inspiegabilmente, la serie di omicidi si interrompe.
Toscana, 1994.
Durante le vacanze, due genitori vivono l’incubo peggiore: a pochi giorni da Pasqua, loro figlio Felix sparisce senza lasciare traccia. Dopo qualche tempo, a loro non resta che tornare in Germania.
Toscana, 2004.
Ancora divorata dal dolore, la madre di Felix torna nel luogo in cui il filgio era scomparso. Affascinata da un rudere isolato, in una valle solitaria, lo acquista da un uomo affabile e carismatico, illudendosi di trovare indizi su cosa sia successo.
E la storia, a questo punto, decolla. Anzi, precipita verso l’abisso più nero.

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Blogger al forno – La polenta nel Jet Chef! http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=424 Fri, 26 Nov 2010 10:43:33 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=424 Continua a leggere]]>

Non ho ancora chiesto il suo parere, ma sono abbastanza sicura che l’amico Luca Viscardì sarà d’accordo con me: se nasci dalle mie parti, la polenta esiste solo nel paiolo di rame.

Io sono cresciuta con il rumore del motorino del paiolo che girava e girava, e solo ripensare a quel suono ha un che di familiare e rassicurante. Perché evoca l’immagine della mia mamma in cucina intenta a preparare la polenta per accompagnare il mio piatto preferito: il polpettone.

Figuratevi quindi la mia delusione nel rendermi conto che scegliendo un piano a induzione per la nuova cucina non avevo fatto i conti con il conseguente, forzato “addio” al mio amato paiolo. Ero pronta a costringere il povero marito ad ore ed ore di cottura di polenta in pentola (perché allora non cucinavo alcunché). Poi, grazie al cielo, è arrivato il Jet Chef.Prepararci una squisita polenta, fra l’altro senza sporcare nulla (vantaggio non indifferente: non so voi, ma io detesto avere mezza dozzine di pentole da pulire ogni volta che cucino), è davvero facile. Giuro. APF.

Io mi sono affidata alla ricerca di diverse ricette, che poi – come sempre accade – ho personalizzato.

Premesso che è tutta questione di come vi piace la polenta (la quantità di acqua va dosata in base alla consistenza che volete ottenere: io vi dò una ricetta “standard” dalla quale potete aggiungere o togliere acqua dopo averla provata), vi basta portare ad ebollizione un litro ed un quarto di acqua salata.

Appena inizia a bollire, mescolatela facendo attenzione ai grumi con 300 gr. di farina gialla bramata (mi raccomando: è la migliore) in un recipiente da microonde abbastanza ampio.

Dopodiché, ecco come regolarsi: 6 minuti a potenza massima, con il recipiente coperto dall’apposita campana in dotazione col Jet Chef. Altri 5 minuti, dopo aver mescolato, a 750w. E infine, dopo una seconda mescolata, aggiungete ancora 5 minutini (regolatevi voi, in base alla cottura che gradite) a 750 o 500w. Sempre con la campana che copre.

Facile, no?

Con queste dosi, in un massimo di 16 minuti otterrete un’ottima polenta sufficiente per 4-6 persone (se uno dei commensali è mio marito, spietato divoratore di polente, allora 4).

E potrete farla in fretta ogni volta che vorrete. Il che, nel mio caso, è consolante rispetto alla perdita dell’amato paiolo che fu…

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Spegni il gas e accendi il noir #08 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Mon, 25 Oct 2010 03:11:55 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=381 Continua a leggere]]> Il tempo è già scarso di suo, figuratevi quando vi piomba in casa un amico messo alla porta dalla fidanzata… E per motivi che la privacy, purtroppo, o per fortuna, non mi permette di raccontarvi, tra l’altro. Neppure questa rivincita, maledizione.

Alle nove passate, poi, quando voi avete già acceso il PC per buttare giù le 1800 battute che avete promesso a Tizio e rileggere le 2500 che Sempronio, invece, sta aspettando da tre giorni. Alla faccia di Caio, mi verrebbe da dire.

Lavori, va detto, che avreste fatto sgranocchiando una Lazzaro senza basilico, vale a dire una di quelle pizze congelate e riportate in vita come uno zombie di George Romero dal vostro prodigioso Jet Chef.

Insomma, per farla breve, cursore su “start” e “spegni computer”, via il turacciolo a una bottiglia di Nero d’Avola e orecchie rivolte all’amico disperato. E affamato, certo, perché lo sconforto, a certe persone, apre lo stomaco come nemmeno una pallottola sputata dalla 44 dell’ispettore Callaghan riuscirebbe a fare.

Non ho dovuto che aprire il frigo e inventarmi un condimento espresso, uno di quei portenti che ti risolvono la serata per la gioia del palato e dei commensali: un etto scarso (a occhio) di grana, quindi abbondante, e un altro di gruviera. E una bella mozzarella, perché no?

Mentre l’acqua salata bolliva in attesa di uno sproposito di maccheroni pesati dall’amico derelitto, ho trasformato in cubetti i tre formaggi e li ho piazzati in una ciotolona di Pyrex insieme a qualche fiocchetto di burro. Coperchio di vetro sopra e via nel microonde per un paio di minuti, a potenza massima.

Sulle parole del disperato, che iniziavano a sparpagliarsi sulla tovaglia per via del rosso gagliardo, ho tolto il coperchio, rimestato con decisione (aggiungendo un po’ d’acqua per “smollare” la crema di formaggi). Quando l’uomo del monte (di pietà, vista la situazione) ha detto che la pasta era cotta, ho provveduto a scolarla e infilarla nel ciotolone. Altra rimestata decisa e ancora un minutino a mezza potenza, tanto per dare una botta di vita al tutto. Et voilà!

Pepe nero come se piovesse e grana grattugiato a piacere.

Ad un piatto come questo, e al vino che lo accompagna, ho deciso di abbinare un bel noir corposo. Un noir che merita di essere letto. Magari in una di quelle sere in cui, per un motivo che, in fondo, vi sfugge, la vostra dolce metà vi confina sul divano. O sullo zerbino, peggio ancora.

Jeffery Deaver – Nero a Manhattan
BUR – Euro 9,20
Togliere di mezzo Robert, un tizio solitario il cui unico passatempo consiste nel guardare e riguardare lo stesso vecchio film giallo, sembrerebbe un gioco da ragazzi per dei veri professionisti del delitto come Haarte e Zane. Peccato che anche i lavoretti più facili possano riservare imprevisti: l’imprevisto, stavolta, è Rune. Vent’anni, bella, molto bella, cambia lavoro con la stessa disinvoltura con cui cambia colore ai capelli. E, soprattutto, è troppo curiosa. È lei che, nella videoteca dove lavora, ha noleggiato a Robert il solito “Nero a Manhattan”. Ovviamente, il vecchio lo stava guardando nel momento in cui è stato freddato nel suo appartamento e, per questo, la ragazza (con cui il vecchio aveva stretto una sincera amicizia) inizia a nutrire il sospetto che nei fotogrammi di quella vecchia pellicola si possa nascondere la chiave per svelare il mistero. Con “Nero a Manhattan” Deaver ci trascina in un’atmosfera noir degna degli anni Quaranta e ci racconta una New York piuttosto insolita quanto affascinante.

Nota finale: per la cronaca, l’amico e la fidanzata hanno già appianato le rispettive divergenze e si stanno godendo, proprio adesso che sono qui a scrivere, un week-end a Monaco. Alla faccia di Caio, non potrebbe essere altrimenti. E anche alla mia, chissà.

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Blogger al forno – Episodio sei: Ricette per tutto il weekend! http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=372 Mon, 18 Oct 2010 15:07:46 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=372 Continua a leggere]]>

Mi arrendo. Non detesto più cucinare. Amo jetcheffare… Ma anche cucinare non mi turba più molto, ecco.

Lo dimostra il fatto che ho passato il weekend fra Jet Chef e fornelli. Sarà stato il digiuno forzato per sei giorni e mezzo in ospedale, immagino.

Fatto sta che il risultato è sfociato in: risotto alla melanzana e sformato di patate, prosciutto e formaggio per me e mio marito sabato sera. Pasta gratin, torta di ricotta e zucchine, crostate di pere alla crema per gli amici domenica sera.

Spirito di Suor Germana, m’hai provocato, te lo ripeto: esci da questo corrrrpo!

Il sabato è trascorso in fretta: ormai il risotto, col mio Jet Chef, lo faccio ad occhi chiusi. E dopo tanti tentativi e varianti, ho qui per voi la ricetta perfetta: mettete l’ingrediente che preferite (i funghi con le mandorle, la zucchina, la melanzana, la zucca schiacciata con la forchetta o qualsiasi altra cosa vogliate) in una pirofila e lo fate andare per un minutino a massima potenza con il Jet Chef. Dopodiché aggiungete il riso nella quantità desiderata, il brodo (vegetale o di carne, a seconda dell’ingrediente base) nella misura di 200ml circa per ogni etto di riso (misurazione scientifica Polee Approved), coprite con la campana e cuocete: 7 minuti a massima potenza, poi altri 8-10 minuti, a seconda del riso che usate, a 750 watt. Basta mescolare due o tre volte (aprite lo sportello del forno, mescolate, richiudete e premendo “start” lui riprende il suo conto alla rovescia). Alla fine aggiustate di sale, se volete, e a piacere aggiungete formaggio e mescolate bene prima di servire. Et voilà.

Un risotto spettacolare, “comodo” perché sporcate solo la pirofila e il contenitore per il brodo e perché mentre lui cuoce voi ve ne state seduti sul divano a guardare la tv.

Per lo sformato di patate, la semplicità è pari a quella del risotto, sebbene la preparazione sia un pochino più laboriosa. Sbucciate, lavate e tagliate 800gr di patate a fettine piuttosto sottili (4-5 millimetri). Poi le preparate con Jet Chef alla viscardì (nell’apposita vaporiera, col programma Sesto Senso: il forno fa tutto da solo). Dopodiché aggiungete due uova, il formaggio e il salume che preferite, timo o rosmarino, sale, un etto di panna (va benissimo anche quella che uso io, completamente vegetale), mescolate con le patate, stendete il tutto in una pirofila imburrata col pangrattato e infornate nel Jet Chef a 200° per una mezz’oretta (a seconda della cottura che preferite).

Facile, no? Beh, ad eccezione della parte in cui bisogna pelare le patate: la vostra Polee, qui, non perde occasione per mettersi in mostra ferendosi mortalmente ogni santa volta con qualsivoglia strumento (il coltellino, l’apposito pela-patate, il pela-patate APF… è uguale). Rischio la vita per voi. Poi non dite che non vi penso.

Ferite a parte, il sabato è niente confronto alla domenica, giornata in cui mi sono esibita, al contempo, in due sport olimpionici casalinghi: il temutissimo cambio degli armadi e la preparazione di una cena di tre portate per gli amici.

Miracolosamente sopravvissuta a qualcosa come 7 ore infilata nel guardaroba, con la tentazione sempre più forte di gettare via tutto e la domanda-tormentone (“Ma che accidenti m’è saltato in mente, di mettermi a fare ‘sta cosa?!”), dopo una doccia di tre quarti d’ora per affogare gli acari che temevo avessero avuto la meglio sull’anti-tarme, ho pensato bene di darmi alla cucina.

Menu della serata: pasta gratin (lessate la pasta, la mescolate con una confezione di besciamella pronta, prosciutto tritato – quello che preferite: io ho scelto lo speck – la mettete in una pirofila, coprite con abbondante parmigiano e qualche cucchiaio “spruzzato” di panna e gratinate col Jet Chef per qualche minuto); torta di ricotta e zucchine (mescolate 400 grammi di ricotta con tre zucchine, due uova, prosciutto tritato – un etto circa – e formaggio a piacere, dopodiché srotolate l’apposita pasta sfoglia già pronta, stendete il ripieno e infornate a 220° per 20-25 minuti). E poi, dulcis in fundo – è proprio il caso di dirlo – la crostata di pere alla crema.

Facile ma di ENORME soddisfazione.

Stendete la pasta frolla (potete farla voi, trovate molte ricette in rete, oppure potete comprare quella già pronta. Inutile che vi dica cosa ho fatto io…), la fate cuocere per 20 minuti a 200° nel Jet Chef e nel frattempo lavorate la crema (ci vuole una mezz’oretta… ma nella ricetta non c’era scritto. Se no col cavolo che mi ci mettevo. Anche se ora che l’ho fatta devo ammettere che ne è valsa la pena) con un quarto di latte (va benissimo anche di soia), due tuorli e 70 grammi di zucchero. Fate cuocere la crema in un pentolino a bassa temperatura per una mezz’oretta, senza mai farla bollire e fermandovi quando si addensa. Lasciate raffreddare, aggiungete qualche cucchiaio di panna montata (che ve lo dico a fare, anche qui: pigliatevi pure con comodità quella spray, già pronta…), stendete sulla pasta frolla cotta e coprite con delle pere sciroppate. Guarnite poi con cannella e panna montata, servite e magnate come se non ci fosse un domani.

Poi mi farete sapere se siete rimasti soddisfatti. I miei amici, a quanto risulta dai piatti vuoti (un paio leccati. Non faccio nomi), lo sono stati…

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Spegni il gas e accendi il noir #07 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Wed, 22 Sep 2010 08:24:49 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=295 Continua a leggere]]> Cari amici di Blogger al Forno, rieccomi fiero e battagliero come non mai. Perché? Semplice: come vi avevo promesso in occasione del primo post “ufficiale” (che trovate qui, nel caso vi andasse di dare un occhio) sono riuscito a trascinare nel magico mondo delle microonde anche mia zia. Più o meno, diciamo…

Ebbene sì, proprio lei, mia zia. La donna meno tecnologica del millennio, la donna che d’estate spignatta di sera perché di giorno fa più caldo e non sono mica matta a fare l’arrosto, la donna che usa la Bic col cappuccio perché la penna col pirulino che fa clic potrebbe sempre incepparsi a metà di un cruciverba senza schema, la donna che quando fa zapping col telecomando si ferma a 99 e torna indietro perché chissà cosa potrebbe succedere alla televisione se finisce nei canali a tre cifre… Insomma, la zia di uno come me… A pensarci bene, infatti, alcune dritte di questo tipo sono proprio farina del mio sacco. L’imprevisto è sempre in agguato, d’altronde. E se lo dice uno che scrive quasi sempre storiacce di morti ammazzati, in fondo, ci si può anche credere. Magari non fino in fondo, ma un po’ sì. Ma torniamo a noi.

Avete presente il film “Frankenstein junior” di Mel Brooks? Esatto, quello del si-può-fare!, per capirci. Anzi, per come sono andate le cose nella mia cucina, quello del rimetta-a-posto-la-candela!

Dunque: venerdì sera, pochi minuti alle venti. Oltre i vetri, una pioggerella fine e bastarda. Oltre lo schermo, un tizio in cravatta che sparacchia domande e regala soldi manco fossero noccioline. In cucina, infine, io, mia zia e il marchingegno di Lord Whirlpool.

– Mangi qualcosa con me?
– Ho già mangiato, grazie. Sono quasi le otto, non vedi?
– Sì, scusa. Hai ragione: in effetti, è tardino…
– Ti faccio un uovo, se vuoi.
– Ma no, lascia. Faccio da me.
– Ti fai la pasta?
– Boh, non so…
– Se vuoi, c’ho del minestrone. Te lo porto giù?
– No, mi arrangio col Jet Chef. Faccio prima.
– Non so come fai a mangiare quelle robe lì.
– Zia, parlo di questo.
– Ah, il forno? Si chiama così, adesso?
– Sì.
– E cosa ci metti?
– Quello che vuoi.
– Cioè?
– Tutto. Anche il pane.

Lo dico apposta, so bene l’immediata reazione che mi attende.

– Lascia stare, vien fuori che è di gomma.
– Non più.
– Balle.
– Giuro. Vuoi provare?

Approfitto al volo della sua titubanza.

– Dai, prova. Ti dico io cosa fare.
– Ma no, lascia stare…
– No, dai, sul serio. Ci vuole un attimo.
– Sicuro?
– Certo.

Mi guarda. La guardo. Il tizio in cravatta ci chiede “La accendiamo?” e mia zia fa di sì con un grugnito. Non vinceremo niente, noi due, ma almeno ci divertiremo un po’ e per davvero. Apro il freezer e tiro fuori un bel francesino.

– Allora, guarda qui.
– Aspetta che metto gli occhiali.
– Dunque, tu vai davanti al forno che io ti guido.
– Qui va bene?
– Anche un metro più avanti, tanto non scoppia…
– Ma no, è che a me ‘ste cose qui…
– Lo so, ma vai tranquilla. Dunque, tira la maniglia e apri. E’ come il forno di casa tua.
– Aspetta, così?
– Perfetto. Adesso metti il pane sul piatto.
– In mezzo?
– Sì, è meglio.
– E adesso?
– Adesso chiudi. Brava. Adesso gira la rotella a sinistra verso sinistra. Due clic.
– La sinistra a sinistra… Uno, due… Solo due hai detto?

Forse mi devo preoccupare, mi sembra che ci stia già prendendo gusto…

– Sì, due clic, brava… Adesso, invece, gira la rotella di destra finché non esce la scritta pane.
– Un momento che qui… Dunque… Allora… Sì, ecco… Pane. Fatto!
– Perfetto.
– Dici?
– Altroché.
– E adesso?

Sì, ci sta proprio prendendo gusto.

– Adesso schiaccia quella a destra del display. La vedi?
– Del cosa?
– Del display, zia… Dello schermino con le scritte…

Si piega appena e avvicina gli occhi al forno. Mi vien da ridere: più che una signora alle prese con un forno a microonde, per un attimo mi sembra uno scassinatore alle prese con un forziere del quale non conosce la combinazione. La vedo osservare le due manopoline, poi il display, infine il tastino di cui le dicevo.

– Questo?
– Sì, quello.
– Schiaccio?
– Schiaccia.
– Fatto.
– Bene. Adesso gira di nuovo la rotella di destra, finché non compare il peso del pane che abbiamo infilato nel forno.
Un tocc de pan… Boh? Fasém un ett e mezz. (traduzione: Un pezzo di pane? Facciamo un etto e mezzo.)
– Perfetto. Un etto e mezzo. E’ scritto così?
– Mi pare: centocinquanta grammi, dice.
– Bene. Allora, adesso, pigia il tasto tutto a destra.
– Questo qui?
– Sì. Vai!

Senza alcuna esitazione, la vedo premere con decisione il tasto dello start. Si tira gli occhiali sulla punta del naso e resta a guardare quello che succede oltre lo sportello. Il pane gira e il timer pure. E’ un attimo.

– E adesso? Perché ha fatto bip se mancano ancora 18 secondi?
– Leggi.
Girare cibo, c’è scritto. E cioè?
– E cioè apri, giri il panino a pancia sopra, richiudi e rispingi il bottone di prima.

La vedo eseguire le mie disposizioni senza battere ciglio, gli occhiali di nuovo inforcati come è più giusto.

Bip, di nuovo.
– Fatto. Finito. Il pane è scongelato.
– Di già?
– Certo. Controlla un po’, adesso: ti sembra di gomma?

Mia zia si sfila gli occhiali e li affida a una tasca del cardigan, poi apre il forno e mette le mani sul francesino tiepido. Lo schiaccia come dovesse strizzare una spugna.

– Beh? Com’è?
– Mah… Sembra quasi fresco. Non è mica tanto di gomma, sai?
– Lo so sì, lo so…

Mi guarda. La guardo. Senza attendere oltre, muove una mano e richiude lo sportello. E’ soddisfatta, glielo leggo in faccia, ma non mi darà mai soddisfazione. La conosco. Lo faccio anch’io, d’altronde.

– E adesso?
– E adesso basta: si taglia in due, lo si spalma di burro e ci si piazza sopra qualche fetta di crudo.
– Bene, bravo. Buon appetito. Io vado.
– E dove?
– Di sopra. A tirar fuori dal freezer il pane per domani. Io non c’ho mica il Geffceff!

Christopher Brookmyre – La magica arte del furto
Meridiano Zero – Euro 16,50

I loro occhi si incontrarono nella stanza gremita. Lei l’aveva aspettato per tutta la sera, cercato per tutta una vita e ora era lì. Lui ebbe un brivido. Non è come sembra, però. La stanza è quella di una banca e a gremirla sono gli ostaggi. E gli occhi, per dirla tutta, sono l’unica parte di lui che lei riesce a vedere. Dannato passamontagna. Lui è l’artista del furto per eccellenza, lei una professionista di ladri e rapine. Lo scopo di lei? Dargli la caccia. Fino alla morte, ovviamente. Quello di lui? Evitare di essere preso, ovviamente. Da leggere, magari sgranocchiandosi un bel panino imbottito di San Daniele.

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Spegni il gas e accendi il noir #04 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=214 Mon, 02 Aug 2010 07:00:16 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=214 Continua a leggere]]> Cari amici di “Blogger al forno”, tutto bene?

Lo so, avete visto la fotografia qui accanto e, senz’altro, state pensando che si tratta di una provocazione. Ma non è così, lo giuro.

Proprio l’altra sera, infatti, nello sfogliare in modo distratto il libretto di istruzioni del mio marchingegno magico (parlo dello Jet Chef di Lord Whirlpool, ovviamente), mi è caduto l’occhio su una riga identica a tante altre. Breve, discreta, striminzita.

Ma a un certo punto… Ohibò!

Cooosa? Sfornare un toast dal forno a microonde? Leggo bene? Sì, avevo letto proprio bene. Un attimo e la voglia di testare subito il mezzo per quello scopo mi ha preso con sé.

E questo, devo dirlo, nonostante la cena fosse già in archivio, il palinsesto notturno di Fox Crime fosse già più che lanciato e sebbene mi fossi già lavato i denti, pronto per una meritata ronfata.

Per aprire il frigo, recuperare il necessario e dare vita al mio toast delle due di notte mi sono serviti un paio di minuti; per infilarlo nel forno, girare due rotelle e tirarlo fuori come lo vedete qui sopra, quasi uno di meno. In proporzione – e con questa ultima nota rendo felice il mio dentista, una persona che mi è davvero… cara – dare una bella spazzolata alle mie zanne è stata un’operazione molto più lunga e complessa.

Ellery Queen – I denti del drago
Mondadori – Euro 8,00

All’inizio della grande depressione, si parla del 1929, due cugini ebreo-polacchi decidono di scrivere un romanzo poliziesco a quattro mani. E’ da questo fortunato sodalizio che nasce il personaggio di Ellery Queen, detective snob e raffinato reso davvero celebre soprattutto dal piccolo schermo. Uno dei suoi casi più famosi è proprio questo, ovvero “I denti del drago”. L’investigatore deve fare i conti con il testamento di un milionario eccentrico che ha disseminato le sue ultime volontà in una serie di strane clausole, indicazioni destinate a causare più guai di quelli scaturiti dai denti del drago ucciso da Cadmo, l’ero greco che fondò la città di Tebe.

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Spegni il gas e accendi il noir #03 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151#comments Thu, 29 Jul 2010 07:00:27 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=151 Continua a leggere]]> Eccomi di nuovo qui, amici, questa volta per raccontarvi la mia “prova risotto”.

Il motivo? Uno solo e semplice, molto semplice: la mia collega BAF Chiara Poli. Proprio così. Lei. Lei e il suo risotto delle meraviglie. Riuscito. Anzi, riuscitissimo. Talmente riuscito da mettere a tacere persino la suocera, vi rendete conto?

Per questo, non avendo né suocera né, tantomeno, cani e/o altri animali domestici a cui propinare il frutto di un eventuale esperimento fallito, non ho potuto fare altro che dare il meglio di me stesso insieme al mio fedele marchingegno griffato Whirlpool… E tutto questo, udite udite, bypassando persino la funzione “Assisted”!

E’ andata bene, ve lo rivelo subito perché non sto più nella pelle. E’ andata bene ed è stato semplice come bere un bicchiere d’acqua. Anzi, come bollire due patate con un “Jet Chef”… Ops, forse ho fatto una gaffe… Luca, ti prego, non me ne volere. E’ stata Chiara a dare il la al tormentone, ma dopo i tuoi rotolini e i tuoi fagottoni, comunque, non possiamo che fare retromarcia. Io, almeno, lei non so. Le donne, d’altronde, sono più difficili da conquistare. 😀

Vabbé, passiamo alle cose che interessano davvero. Al solito, quindi, eccovi in breve la mia ricetta, frutto di qualche sbirciata sul libretto allegato al forno di Lord Whirlpool e di un paio di minuti spesi a consultare il prezioso ricettario di mia mamma. Per buona pace di mia zia, ben lieta di non dovermi affiancare in questo mio nuovo ardimento tecno-culinario. Ma la convertirò alle microonde, vedrete. Datemi solo il tempo di acquisire totale padronanza del marchingegno che il resto verrà da sé.

Dunque, questi sono gli ingredienti per un piatto quasi abbondante: mezza zucchina, la metà di una cipolla piccola, 80/90 grammi di riso (ho usato il tipo Arborio perché in casa non avevo che quello), un bicchiere d’acqua calda in cui ho sciolto un po’ di dado granulare, un filo d’olio e poi, in dosi rigorosamente q.v.p.p. (se q.b. sta per quanto basta, ho deciso che q.v.p.p. può significare quanto vi pare e piace) parmigiano grattugiato, burro e sale.

Passiamo alla preparazione, la parte più divertente. In una ciotola di Pirex ho messo la cipolla pulita bene e fatta giù finemente, la zucchina lavata e tagliata a rotelline smilze smilze e un goccetto d’olio. Ho coperto con un pezzo di pellicola per microonde e ho fatto andare per un paio di minuti a 750W. Quando il marchingegno ha fatto bip, ho tolto la plastica per aggiungere il riso, il bicchiere di brodo e un pizzichino di sale. Cottura – stavolta scoperta – sempre a 750W per una decina (scarsa) di minuti, fermando per mescolare con decisione – e assaggiare – un paio di volte. Quando ho visto che il riso si era quasi asciugato, ho aggiunto burro e formaggio per mantecare, dopodiché… fine dello show. Un piatto, una forchetta e via!

A un piatto di riso, non potevo che abbinare un libro “a tema”. Un grande noir, per dirla fino in fondo.

Giménez Bartlett Alicia – Un bastimento carico di riso
Sellerio – Pagg.445 – Euro 12,00

L’assassinio di un barbone, sebbene indossi scarpe eleganti e costose, non commuove i poliziotti di Barcellona, come non commuoverebbe i poliziotti di ogni parte del mondo: troppo impegno per un risultato di scarsa importanza. I barboni, d’altronde, vivono in un mondo parallelo che solo apparentemente, o occasionalmente, occupa lo spazio (e il tempo) del nostro mondo ordinario e maledetto. Ma i cattivi, stavolta, sono spacciati perché il caso, che non si ferma a un solo omicidio, fa prima imboccare due piste, poi le fa abbandonare e, infine, conduce Petra Delicado – ispettore della polizia di Barcellona – a scoprire una verità davvero terribile e sorprendente.

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Qui mi si stuzzica! A la guerre!!!! http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=180 Mon, 26 Jul 2010 18:56:15 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/blogger-al-forno/?p=180 Continua a leggere]]>

ho notato che c’è qualcuno che mi prende in giro. Leggo e riporto dal blog di chiara poli:

“Ma dopo un esordio così, scusate, potevo forse accontentarmi dellepatate lessate di Luca Viscardi (non me ne voglia il caro Luca, ma penso che questo delle patate sarà il mio tormentone di blogger al forno. Metterei anche una faccina per rafforzare, ma non sarebbe professionale).”

Ho come la sensazione che qualcuno abbia da dire sulla mia attuale capacità di domare il Jet Chef in mio possesso. Non posso che accettare il guanto di sfida, rispondere alla provocazione e cominciare a studiare le strategie di guerra.

Si comincia così.

cucina a microonde

Sento il rumore dei  nemici…

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