Di Expo se ne è parlato tanto in questi mesi: evento mondiale o bufala planetaria?Anche io come qualche milione di persone ho deciso di andare a EXPO, in compagnia però di Brunella, mia moglie. Scelta azzeccatissima perchè senza di lei , e la sua bellissima pancia in attesa di sette mesi, la mia visita si sarebbe trasformata in un vero e proprio calvario. Ebbene sì perché andare ad EXPO può anche significare mettersi in coda, anche per più di tre ore, e aspettare pazientemente al freddo e al gelo, sotto il sole o sotto la pioggia, di poter visitare i padiglioni dei vari Paesi ospiti. Per donne in attesa o con bimbi molto piccoli, o per disabili e persone molto anziane è stata prevista una “corsia preferenziale” che ci ha consentito di visitare in una giornata quasi una trentina di padiglioni .
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” era il tema scelto per questa edizione di EXPO, ma in realtà ad un visitatore “da una notte e via” questo evento universale appare più come una grande e affascinante esposizione internazionale di architettura, design e nuove tecnologie con l’immancabile etnostreetfood.
Gli architetti di tutto il mondo si sono superati in costruzioni affascinati, futuristiche, hi-tech, tutte da fotografare, e già questo val bene una visita all’EXPO. All’interno dei padiglioni ad accogliere i visitatori schermi più o meno grandi, rappresentazioni olografiche, sistemi di diffusione di suoni e odori tentano di far vivere o rivivere ai visitatori emozioni di paesi lontani.
Vale la pena fare una coda di 2 ore per vedere dei video stile cinema in 4 d ? o per giocare con enciclopedie giganti in stile ipad a 72 pollici ? La scelta è davvero soggettiva, ma sono queste le cose che colpiscono l’occhio del visitatore.
All’interno dei padiglioni infatti è la tecnologia a farla da padrona con schermi giganti in HD, video multimediali, Ipad maxi, giochi di luci e laser colorati. Il cibo , che doveva essere il protagonista, diventa uno dei tanti attori e talvolta, come nel caso dell’Uzbekistan, viene ridotto ad una comparsa.
Certo questo discorso non vale per tutti i padiglioni. Perchè qualche paese è riuscito davvero a mettere la tecnologia Hi-Tech al servizio della divulgazione delle tematiche EXPO, accompagnando i visitatori in veri e propri viaggi alla scoperta delle tradizioni culinarie oppure delle varie tecniche di produzione o di sviluppo del settore agroalimentare, trattando di cibo ed illustrando cosa sta accadendo al sistema produttivo e distributivo. E così nel bellissimo padiglione Ecuadoregno (con istallazioni olografiche e diffusori di odori) scopriamo da dove proviene la maggior parte delle banane che invade i nostri supermercati e come vengono trattate prima della spedizione, oppure nel padiglione della grande Russia (dove è stato ricostruito un grande alambicco e una carrozza della transiberiana) con le sue varietà di grano, la produzione di caviale o dell’immancabile vodka, o ancora il padiglione del Quatar (con tavole imbandite e piatti collegati ad Ipad) e del Marocco (con il giardino delle erbe aromatiche e con le istallazioni interne).
Poca tecnologia ma tanta tradizione ( e artigianato che nulla ha per a che fare con il “nutrimento” ) nei padiglioni di Indonesia e Vietnam veri e propri tripudi di spezie e riso. Così come nei “cluster“, padiglioni collettivi organizzati per identità tematiche e filiere alimentari. E’ qui che il tema “Nutrire il Pianeta” viene trattato in modo diffuso e completo: cioccolato, caffè, riso, spezie. frutta, tuberi sono solo alcuni degli argomenti dei cluster, dove le code sono pressocchè inesistenti e dove trovano spazio numerosi paesi, spesso con esposizioni che risultano molto piacevoli come nel caso della Bolivia o del Sultanato del Brunei. Qui si è colta appieno la vera essenza di EXPO.
Racchiudere in semplice giudizio EXPO è davvero riduttivo. Senza dubbio andare ad EXPO è un esperienza da fare. Bella è l’atmosfera , belle le costruzioni, belle le tecnologie, ma rimane l’amarezza per non aver potuto comprendere appieno come le varie nazioni si pongano nei confronti di problematiche importanti quali la desertificazione, la scarsità di acqua potabile, le culture intensive e la fame.
Immaginando e sognando un viaggio dall’altra parte del pianeta queste tematiche forse potevano essere trattate in maniera più diretta ed immediata ma è altrettanto vero che “i grandi numeri”, quelli che servono per ripagare i costi di una macchina enorme e costosa, difficilmente possono conciliarsi con un approfondimento tale da non apparire superficiale.
Andate quindi ad EXPO, mancano poco meno di 30 giorni alla chiusura, e andateci senza troppe aspettative per poterlo visitare al meglio.
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