Al via a Varese l’edizione 2015 di Glocal, il Festival del giornalismo digitale che quest’anno si arricchisce di una nuova sezione “Glocal Cibo“, dedicata all’editoria gastronomica e fortemente voluta da Anna Prandoni, vero e proprio Guru del “foodtelling” italiano, o meglio dell’arte di raccontare il cibo.
Giornalista, scrittrice con all’attivo ben 37 titoli, esperta di “comunicazione 2.0” e di social network ma anche ambasciatrice EXPO 2015 e fine conoscitrice dell’enogastronomia italiana con un passato da ispettore per alcune delle più importanti guide italiane, dopo aver diretto “la Cucina Italiana” , Anna Prandoni è stata nominata direttrice dell’Accademia Gualtiero Marchesi, “luogo di studio, di apprendimento e di sperimentazione dove formare i cuochi e divulgare i principi di una sana alimentazione”
La giornalista bustocca si definisce una “bambina fortunata” perché il suo lavoro è la sua passione. Una vita privata fatta di ricette, danza classica, corse al parco e tanti libri. Sul comodino una copia de “La cucina italiana. Storia di una cultura” di Alberto Capatti e Massimo Montanari e tra i suoi libri preferiti “Favole al telefono” di Gianni Rodari, “Cent’anni di solitudine” del colombiano Gabriel García Márquez e “1Q84″ di Murakami.
Ma come si diventa “Anna Prandoni”?
A.P. Lavorando anche di domenica! Quando ho conosciuto Ducasse ( chef francese che ha collezionato ben 21 stelle Michelin ) mi ha detto che il talento era il 30% della sua fortuna, il resto era lavoro. Beh, io sono d’accordo con lui! Sono stata fortunata, ma credo anche di aver lavorato sensibilmente di più di altri che hanno avuto buone occasioni. Tra l’altro ho lavorato e lavoro con gioia, perché mi piace davvero un sacco quello che faccio!
Ma quando hai deciso che ti saresti occupata di cibo, di alimentazione e cucina ?
A.P. Quando a 6 anni mi hanno regalato il “Dolce forno Harbert” e ho iniziato a correggere le ricette del libretto allegato! Giuro, ce l’ho ancora, con le mie note. Mio nonno era la cavia e poveretto…. si è mangiato un sacco di pizzette fatte con il pane dei toast. In verità quando sono cresciuta ho saputo che a “La Cucina Italiana” cercavano un redattore e ho mandato il mio curriculum vitae, sembrava tutto così facile solo che non mi hanno presa. Ma al colloquio ho conosciuto anche il direttore della scuola di cucina che due mesi dopo cercava una segretaria e mi ha chiamata. Quindi ho iniziato a lavorare a scuola, occupandomi di organizzazione Ed è stata la mia fortuna perché ho imparato tantissimo e ho conosciuto un sacco di chef.
E alla direzione dell’Accademia di Gualtiero Marchesi come ci sei arrivata?
A.P. All’Accademia sono arrivata, perchè mi ha chiamata il Maestro. E quando Lui chiama… Chiama!
Hai anche un trascorso come ispettore per alcune delle “Guide” tanto temute dai ristoranti italiani. Servono ancora le “Guide” ?
A.P. Finché sposteranno clienti e li porteranno nei ristoranti segnalati avranno fortuna! E le poche che ci riescono sono ancora serie, per fortuna.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di programmi di cucina, libri di cucina e chef più ricercati delle rockstar. Era prevedibile?
A.P. Prevedibile? Beh, sì! Io ci sono ‘rotolata’ dentro , ma in effetti ci siamo fatti prendere troppo la mano Soprattutto negli ultimi due anni. Adesso basta. Ripensiamo al valore autentico del cibo e smettiamola con la sua spettacolarizzazione È arrivato il momento! Per questo ho voluto fortemente GlocalCibo, perché la riflessione la devono fare le persone che si occupano di comunicazione del cibo, non gli chef. Loro hanno solo cavalcato l’onda, ma noi abbiamo creato lo tsunami!
Da qui il motto di Anna Prandoni “Più cibo meno food” ?
A.P. Esattamente ! Sappiamo per certo che il cibo ci può aiutare a vivere di più o ci fa morire prima. E soprattutto nel mondo c’è gente che non ce l’ha proprio… E noi non solo lo buttiamo, ma lo facciamo diventare qualcosa di inutilmente spettacolare Non è moralismo, credimi: è semplicemente rendersi conto della realtà delle cose. Abbiamo perso di vista il focus.
Sentendoti parlare inevitabilmente mi viene alla mente il tema di EXPO e la carta di Milano con la lotta alla povertà e la battaglia per garantire cibo per tutti. Qualcuno sostiene che in realtà si sia persa un’occasione buona?
A.P. Expo è stato importante. Forse avremmo potuto scendere più in profondità, ma forse non c’era modo e tempo. Quindi accontentiamoci di averci provato, e di aver portato qualcuno in più a interrogarsi su questo tema. E poi andiamo avanti e cerchiamo di usare la Carta per proseguire nell’impegno e nella riflessione.
Anna Prandoni è anche una delle ideatrici del sito www.unaricettalgiorno.it, un progetto digitale che nasce dai social e si sviluppa sul web, nel quale le ricette sono il pretesto per capire il mondo del cibo.
Come nascono le tue ricette ?
A.P. Con solidissime basi tecniche ! Il resto è fantasia. Parto da un’organizzazione asburgica, verifico più fonti e poi…faccio come voglio io! Una volta che conosci la tecnica sei libero di creare quello che vuoi. Nonostante tutto però il mio cavallo di battaglia in cucina rimane la pizza ! In generale adoro i lievitati: focaccia, pizza , pane e dolci vari…. Adoro la magia della lievitazione! La pizza per me è una fissa, la mangerei tutti i giorni!
Ci regali una ricetta ?
A.P. Il Pan meino, un dolce della tradizione lombarda.
Ingredienti per 4 persone: 200 g di farina gialla a grana fine (fioretto), 150 g di farina bianca, 100 g di farina gialla a grana grossa (bramata), 150 g di burro, 100 g di zucchero, 15 g di lievito, 3 tuorli, 3 cucchiaio di fiori di sambuco, Latte, Olio e farina per la placca. Sale
Mescolare le tre farine, e fare la fontana sulla spianatoia, mettere al centro un pizzico di fiori di sambuco, il burro fuso, lo zucchero e le uova. Mescolare accuratamente e unire il lievito sciolto in un dito di latte tiepido e lasciar riposare l’impasto in frigorifero per un’ora. Preparare con la pasta delle pagnottine leggermente schiacciate del diametro di circa dieci centimetri. Metterle distanziate sulla placca. Spolverizzarle di zucchero a velo e con i restanti fiori di sambuco e infornarle a 19O° per circa mezz’ora.
Una ricetta molto varesotta. Quale è il tuo legame con la provincia ?
A.P. Sono legata da morire a Busto !!! È casa mia, le mie radici, le mie nonne. Non potrei fare a meno della mia città. Così ‘provinciale’ e così a mia misura Ho pensato mille volte di trasferirmi a Milano: sarebbe tutto più comodo per me , ma non potrei mai!
E a quale ricordo “culinario” del tuo territorio sei più legata ?
A.P. Al risotto delle mie nonne! Entrambe le mie nonne lo preparavano e io lo adoravo in entrambe le versioni. Il soffritto che sfrigola col profumo di burro che si spande per casa…. mamma che buono!!
Come sarà il futuro di Anna Prandoni ?
A.P. Voglio arrivare al più presto ad una casa tutta bianca, in Provenza, dove sfornare torte e invasettare marmellate. Con mio marito, un cane di nome Tobia e un capanno degli attrezzi. Insomma, calma, serenità, affetti e cucina.
Appuntamento con Anna Prandoni a GlocalCibo quindi dove da venerdì 20 novembre per una volta tanto non si parlerà di superchef, di novel food o di ristoranti stellati ma solo e semplicemente cibo come elemento essenziale della nostra vita.
a thought by il Signor Marchesi: l’Uomo delle Idee | EnogastroCosmico
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