Crescono di numero le assegnazioni di terreni confiscati, la sfida non è solo quella di
vincere la paura, ma anche di stare sul mercato. Chiariamo subito: Libera è solo una delle associazioni che, dopo le confische definitive, ottengono dagli enti locali il riuso dei beni. Non ha monopolio su nulla, tuttavia si è costruita nel tempo una reputazione e un’esperienza importante. Le cooperative sociali che fanno riferimento a Libera si sono riunite in un consorzio: “Libera Terra Mediterraneo“, per migliorare l’efficienza.
Oggi lo abbiamo visitato e vi dobbiamo spiegare bene di che cosa si tratta. La sede è a San Giuseppe Jato (Palermo), feudo della famiglia Brusca, gruppo di notevole spessore criminale, che fu proprietaria anche della casa in cui dormiamo. Il consorzio è una sorta di fornitore di servizi e assistenza di tutte le cooperative sociali che gestiscono il marchio “Libera Terra”. Il marchio viene assegnato dall’associazione Libera ai produttori che realizzano prodotti in beni confiscati, e che soprattutto si impegnano a seguire un rigido disciplinare etico e di filiera. Questo consorzio unisce gli sforzi delle cooperative, cerca di migliorare il prodotto, media tra esigenze commerciali e produttive, tratta con i fornitori e tra l’altro ha un rapporto molto stretto con la Coop che ha organizzato questo gruppo di volontari e che sostiene questi prodotti sui banchi vendita.
Tra i soci ci sono le 7 cooperative di questo mondo variegato: la cooperativa Placido Rizzotto di San Giuseppe Jato e la coop “sorella” Pio la Torre, Beppe Montana di Lentini, Libera Mente, Lavoro e non solo del Belice, Le terre di don Peppe Diana (Castelvolturno), Terre di Puglia. Un’altra cooperativa, Valle del Marro in Calabria, utilizza il marchio “Libera Terra” ma non fa parte del consorzio. Che cosa producono? Vini, pasta, cous cous, olio, conserve, marmellate, mieli, legumi. Ci sono poi le altre attività come gli agriturismi, il turismo responsabile e un centro ippico. Questa sera abbiamo cenato ad esempio nell’agriturismo “Portella della ginestra“, un bene confiscato a Bernardo Brusca, padre del boss Giovanni dove si può mangiare e dormire in una valle incantata.
Le uve che stiamo vendemmiando fanno parte della cantina “Centopassi” che è il cuore vitivinicolo della cooperativa “Placido Rizzotto” e sta producendo vini biologici di varie tipologie.
La prima cooperativa fondata è stata proprio la Placido Rizzotto, nel 2001, e oggi è il modello che viene preso come modello per tutte le altre coop. Ha 370 ettari di terreno, 26 di vigneti, 3 di uliveti, 300 ettari di seminativo. Ha un fatturato che negli ultimi dati a disposizione è di 1,2 milione di euro. Le coop di Libera terra nel 2009 hanno fatturato in totale 6 milioni e 132mila euro. 140 lavoratori, il 30% svantaggiati, e sono coop sia di tipo A che di tipo B.
Il direttore del consorzio è Valentina Fiore. Tra i compiti commerciali del consorzio c’è quello di affrontare la sfida del mercato, ma il faro guida è l’idealità. Si rifiuta però l’idea che si debba essere eroi per fare questo lavoro. La legalità deve essere normale, ognuno deve essere corresponsabile, gli eroi non servono. “Noi abbiamo scelto di stare dentro questo territorio – spiega il direttore – cerchiamo fornitori in queste terre e teniamo le antenne dritte per capire chi sono e che cosa fanno. E’ più difficile, ma ci garantisce una presenza che sta cambiando la visione di questo paese. Ora tutti sanno che noi non possiamo accettare nessuna collaborazione con chi non emette fattura, bisogna essere in regola al cento per cento per lavorare con noi, e stanno cominciando a comportarsi tutti di conseguenza. La mafia ha un grande consenso perché trova risposte ai bisogni quotidiani della gente, dove c’è disoccupazione ti danno un lavoretto ma in nero, oppure ti rimandano il pagamento di un affitto; quei favori poi si pagano. Con il nostro esempio, che si basa sulla reputazione che ci siamo costruiti, ogni giorno facciamo un passo avanti. Ma non basta. Il nostro è anche un obiettivo di qualità dei prodotti, e ci stiamo lavorando su molti fronti, anche con consulenze a vario livello”.