Sabato è il giorno di Corleone, il paese che ha dato i natali a Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma anche a un movimento contadino che lottò per l’assegnazione delle terre, al sindacalista Placido Rizzotto, e a tanti altri. Proprio il nipote di Rizzotto ci ha raccontato un aneddotto interessante. Il primo a denunciare il degrado di Corleone fu il giornalista Gianni Bisiach, nel 1962, con una inchiesta (Rapporto da Corleone, guarda qui il video) che vinse anche un premio di livello di mondiale.
Si tratta del primo documentario Rai sulla mafia. Bisiach ebbe molti problemi, e sembra che sia stato anche in pericolo di vita dopo questo servizio. Arrivò in città con alcuni operatori che erano stati partigiani, uomini di azione, si divisero in squadre e andarono a caccia di interviste, ma trovarono pochissima gente disposta a parlare. Il becchino del paese, intervistato due volte, disse che il 20% dei morti avevano avuto una morte violenta ma nella ripetizione dell’intervista smentì se stesso dopo l’intervento di due uomini che l’avevano avvicinato. Rivista oggi l’intervista, che si trova all’inizio del documentario, è davvero incredibile. Il paese versava in condizioni spaventose. Oggi invece ha uno zoccolo duro di iniziative contro la mafia, che convivono con le famiglie della criminalità