ospedale – Mamma e bambino http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino Un nuovo sito targato WordPress Fri, 27 Apr 2018 18:10:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.6.11 Il piccolo nasce: chi lo accoglie? http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=175 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=175#comments Wed, 20 Nov 2013 14:50:47 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=175 Continua a leggere]]> Il bagnetto con acqua e olio

Il bagnetto con acqua e olio

In sala parto si conclude la vita “intrauterina” di un bambino. Il suo arrivo può avvenire nei modi che meglio rispondono alle richieste della madre. In sala parto, oltre alla donna e al suo compagno, ci sono le ostetriche, le infermiere e le puericultrici pronte a prendere il piccolo e a posizionarlo sul petto della madre per il “bonding”.

Il bonding è una pratica introdotta all’ospedale Del Ponte di Varese da un paio d’anni anche se vanta una lunga tradizione. Il piccolo, appena espulso, viene appoggiato sul petto della madre e coperto con un lenzuolino. Questa posizione serve al neonato per ritrovare il suo equilibrio,  messo in discussione dall’arrivo in un mondo pieno di luci e suoni amplificati. Il contatto dura circa due ore, in cui il neonato si avvicina anche al seno della madre per iniziare la suzione. È una fase di rilassamento per il piccolo ma anche per la madre che rimane coinvolta da questo rapporto speciale, mentre si completa la fase del parto con l’espulsione della placenta e l’eventuale ricucitura dei tessuti rimasti danneggiati dall’uscita. La pratica del bonding viene proposta in caso di parto fisiologico e quando non intervengono complicanze.

La culla che si aggancia al tetto

La culla che si aggancia al tetto

Al termine del periodo, il bimbo viene lavato con acqua e olio, vestito e restituito alla madre o al padre per essere spostato nella stanza di degenza dove si segue il “rooming in”. Anche il “rooming in “ è un modello di degenza consolidato da anni e prevede che il bimbo rimanga sempre accanto alla madre. In questo modo si approfondisce subito il rapporto, non si perdono momenti preziosi per attaccare al seno e si affrontano le problematiche eventuali che la donna ritroverebbe a casa propria. Oggi, al Del Ponte, il rooming in è facilitato dall’uso di cullette che si agganciano direttamente al letto della madre creando così uno spazio unico: « In ogni caso – spiega la caposala Maria Pia Paganelli, coordinatore infermieristico del nido –  è sempre possibile rivolgersi al nido per avere informazioni o aiuto. Solo in casi particolari, come un taglio cesareo, se la donna non è assistita, o se la madre esce molto affaticata dal parto è possibile lasciare il bimbo per favorire la ripresa fisica».

La dottoressa Maria Pia Paganelli, coordinatore infermieristico del nido all'ospedale Del Ponte

La dottoressa Maria Pia Paganelli, coordinatore infermieristico del nido all’ospedale Del Ponte

In caso di parto cesareo, non potendo effettuare il bonding, si passa subito al bagnetto . Il bimbo quindi viene affidato al padre in attesa che la madre esca dalla sala parto. Dopo circa una ventina di minuti la donna può già abbracciare il proprio piccolo.

Da quando si arriva in camera, la giornata della madre ruota attorno al piccolo: «Ogni mattina, i bimbi vengono portati al nido per l’igiene – spiega ancora Maria Pia Paganelli – Il bagnetto, infatti, è indicato solo dal sesto giorno. Le dimostrazioni di come si lava o si medica il cordone ombelicale avvengono alle 16.30 nel corso di incontri specifici».

La degenza per mamma e bambino sani dura tra le 48 e le 72 ore. Il tempo necessario a verificare la crescita del piccolo, che viene pesato solo in seconda o terza giornata, e le condizioni della madre: « In una saletta dedicata del reparto, inoltre, si danno suggerimenti  aiuti per l’allattamento, intervenendo nei casi di difficoltà o dolore. Al momento della dimissione, infine, consegniamo un libretto  con tutte le indicazioni su come gestire il bambino».

Nei due giorni di ricovero, quindi, infermiere, puericultrici e ostetriche aiutano le madri, alla prima esperienza, ad affrontare la nuova avventura. Un percorso fatto di istinto ma anche di tensioni che con pazienza e attenzione si riesce a superare.

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Partorire in acqua http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=67 Tue, 21 May 2013 07:42:09 +0000 http://www3.varesenews.it/blog/mammaebambino/?p=67 Continua a leggere]]> vascaDall’acqua, all’acqua. Naturalmente. Capita spesso che, al momento delle doglie, la gestante si faccia un bel bagno caldo rilassante prima di andare in ospedale. Un momento vissuto tra la preoccupazione dell’avventura che si sta per affrontare e l’esigenza di concentrarsi e trovare le energie necessarie.
Quel momento,  trascorso nell’intimità della propria casa, si può spesso riviverlo anche una volta giunti nel reparto ospedaliero.
Partorire immersi in una vasca da bagno, ad una temperatura dell’acqua di 37 gradi non solo assicura la massina naturalezza all’evento ma permette alla donna di “attutire” il dolore grazie all’azione vasodilatatoria della temperatura.
Il parto in acqua è una delle opzioni offerte alle gravide negli ospedali di Tradate ( che vanta la maggior casistica con un centinaio di casi nel 2008), Cittiglio ( circa 70) , Gallarate ( circa 40) e anche a Varese al Del Ponte.

Si tratta di trascorrere una parte a scelta del travaglio e dell’esplusione, immerse nella vasca da bagno, monitorate completamente.

Una lunga tradizione è garantita dal Galmarini di Tradate dove la sala in cui è inserita la vasca da bagno è stata pensata secondo i canoni del confort e del rilassamento: tende, luci, musica, tutto è studiato per garantire pace e rilassamento.
«Il parto in acqua è del tutto naturale, più veloce e permette alla donna di ridurre di almeno il 75% il dolore – spiega il primario Arturo Spadea – perchè l’effetto dell’acqua agisce sulle terminazioni nervose . Al parto in analgesia, che è comunque medicale e ha alcune controindicazioni, noi preferiamo questa metodica. È chiaro che occorrono adeguate professionalità e la costante presenza di un’ostetrica accanto alla vasca da bagno per monitorare la situazione. Posso assicurare che il nostro personale, soprattutto ostetrico, è altamente qualificato e, soprattutto, molto coinvolto».
In acqua, la donna può rimanere non più di 90 minuti: ecco, quindi, che, chi vuole vivere il momento dell’esplusione in vasca, ci entra a travaglio avanzato, quando la dilatazione è di almeno 7 centrimetri: «Una volta uscito, il piccolo può rimanere sott’acqua anche mezz’ora. La cosa importante è che non venga a contatto con l’aria perchè è in quel preciso istante che si innesca il meccanismo della respirazione dell’aria».
L’esplusione della placenta, però, si preferisce avvenga sul lettino, anche per una questione visiva: solo in quel momento, infatti, l’acqua si colora di rosso.
«L’effetto dell’acqua – prosegue Spadea – agisce anche sui tessuti rendendoli più morbidi e questo ci permette di evitare il ricorso ai punti e l’episiotomia».
Alle mamme che scelgono il Galmarini, viene offerta l’opportunità di partorire nella vasca da bagno anche se non tutte possono sceglierlo: « Innanzitutto la gravida non deve essere precesarizzata perchè le complicanze hanno bisogno di tempi e velocità di azione non garantibili in vasca. Poi è sconsigliato alle donne diabetiche perchè, in genere, i neonati sono molto grossi e possono incorrere nella distocia della spalla. Meglio evitare anche nel caso di madri cardiopatiche o quando la membrana è rotta e c’è pericolo di streptococco positivo».
Luci soffuse e colorate e un sistema di diffusione audio con musiche rilassanti ( spesso portate dalle stesse madri), oltre a una poltrona comoda e ampia dove vivere i momenti alternativi alla Jacuzzi, completano l’arredamento di questa speciale sala, fiore all’occhiello del Galmarini.

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