In una società “liquida” dove anche il consenso muta come l’umore di un bimbo e si cambia voto con la rapidità con cui cambia il vento durante un temporale, non agire, non decidere, prendere tempo e congelare la propria azione politica, penalizza altrettanto quanto fare promesse, proclami, sparate roboanti e uscite demagogiche. Così il movimento cinque stelle ha subito una drammatica battuta di arresto mentre la destra berlusconiana ha incassato un altro tracollo che si conteggia in milioni di voti persi. “Se l’acqua del lago si ritira, non è che le rocce che appaiono sono delle montagne”, per dirla alla Crozza che cita Bersani Il partito democratico, radicato nel territorio con una struttura di partito sembra aver vinto solo perché i suoi frastornati elettori non sapevano proprio più per chi votare e, complice l’inerzia e la presenza radicata sul territorio, ha dato a loro le 16 vittorie. Ma c’è poco da cantar vittoria, come qualcuno dice, è una vittoria in retromarcia perché i problemi della sinistra sono tutti lì sul tavolo: mancanza di progetto chiaro e riconoscibile.
Manca una scelta chiara di campo nel senso di una social-democrazia con una distribuzione del reddito che riduca la scandalosa ineguaglianza nel nostro paese, una regolamentazione dei privilegi della finanza, lotta contro lo strapotere delle corporazioni, e poi ancora, evasione, elusione, spese improduttive della macchina statale, sostegno ai giovani, revisione della tassazione sulla rendita, aiuto alle pensioni minime, reddito di cittadinanza……. Si potrebbe andare avanti all’infinito per definire cosa potrebbe fare una sinistra che vorrebbe ancora dirsi tale e che parli in modo chiaro, netto, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte e della propria direzione. Gli unici vincitori di questa tornata elettorale sono il disincanto e l’indifferenza, materializzati in tassi di astensionismo quasi preoccupanti. Ci sarà qualcuno, oltre al discusso Matteo Renzi, che ha voglia di dire qualcosa di sinistra?