Ho votato alle primarie del centro-sinistra e voterò al secondo turno per Pierluigi Bersani. Bersani non rappresenta certo il nuovo, la discontinuità, la rottura con il passato e neanche una novità di progetto. Allora perché votarlo? Innanzitutto non per forza e non necessariamente, il nuovo, la novità, la discontinuità portano con sé il germe del buono per l’Italia e lo abbiamo anche visto nel ’94 con la “discesa in campo” dell’imprenditore “salvatore”. Il nuovo ci è costato 17 anni di degrado e decadenza. Bersani rappresenta – almeno ai miei occhi – esperienza, tenacia, onestà e pragmaticità. Non servono salvatori della patria, rottamatori dell’ultima ora, imprenditori imprestati alla politica, uomini di successo o della “provvidenza. All’Italia serve una persona onesta, con esperienza di mediazione, tenace nel perseguire una politica nazionale che deve interfacciarsi strettamente con quella europea e con la condizione generale dell’economia mondiale. Serve qualcuno che sapendo raccogliere il consenso avii finalmente una stagione di equità, di redistribuzione del reddito, di politiche per il lavoro, di politiche per i giovani con un progetto sociale organico che comprenda la posizione dell’Italia in Europa, un piano industriale, un piano energetico, un piano di riforma e ammodernamento della pubblica amministrazione, il rafforzamento della lotta alle varie criminalità organizzate e infiltrate nel ricco nord produttivo, una legge sul conflitto di interessi, una riforma sui costi della politica e un rilancio delle potenzialità tutte italiane che valorizzino la cultura, la storia e quindi il turismo, facendolo diventare una grande opportunità di lavoro e di rilancio soprattutto del mezzogiorno. E poi un piano della viabilità, una grande progetto per l’autonomia energetica, la cosiddetta “green economy”. E che sappia veramente lavorare per contenere il ruolo della finanza facendosi portatore di istanze da presentare sullo scacchiere internazionale. Lo so, è chiedere molto, soprattutto perché non è certo un uomo solo – con la sua onestà e tenacia – che può realizzare tutto questo, poiché l’apparato che lo segue, non credo sia della stessa stoffa, anzi, rappresenta proprio un grande carrozzone abituato alle logiche farraginose e compromissorie della politica. Ma siccome non credo ai miracoli, mi basta che vinca le elezioni un uomo normale, che abbia chiaro i principi dell’equità, della solidarietà e della grandezza del nostro paese e che lo aiuti ad aiutarsi da solo, eliminando molte delle difficoltà e dei freni che lo hanno tenuto imbrigliato in questi ultimi anni: gruppi di interessi, corporazioni, le famiglie del capitale finanziario, l’interferenza della chiesa romana, le varie caste di privilegiati, la malavita che ha scalato i palazzi del potere infiltrandosi in molti dei centri di potere e soprattutto la mancanza di un obiettivo di “bene comune”. Sarà poco ma a me sembra già molto.