Non farò nomi e non farò pubblicità, ma essendo varesino di nascita anche se non più residente, mi capita ogni tanto di ripassare per il centro di Varese e notarne i cambiamenti. L’estate indugia e le gelaterie proliferano e fanno affari. Ho notato così che un tempo il gelato non era così buono, così curato, così gustoso e variato. Così, comperato il mio gelato in un ameno pomeriggio Varesino, il pensiero è decollato mettendo a fuoco il contrasto tra globalizzazione del gusto e valorizzazione del prodotto artigianale locale.
Non conosco bene tutte le realtà artigianali della nostra provincia ma mi sono accorto di un dato molto interessante: più le multinazionali spadroneggiano comperando piccoli produttori, uniformando i marchi, decidendo mode e stili di consumo e di vita, e diventando la misura e la cifra dei consumi, più le realtà locali involontariamente, come un anticorpo che reagisce al virus, si specializzano, recuperando qualità, ingredienti di valore, lavorazioni e procedure che vanno verso l’esatto contrario della standardizzazione del gusto. Piccoli produttori di birra artigianale, piccoli produttori di gelato e immagino una miriadi di imprenditori e di artigiani scoprono il piacere della qualità, del gusto, del pezzo curato e dell’unicità del proprio talento. L’offerta si divarica così tra lo strapotere del capitale delle multinazionali che controllano vita, stili e gusti mettendo negli scaffali prodotti tutti uguali e la reazione virtuosa delle realtà locali che si accorgono che il prezzo senza la qualità, cammina con le sue gambe, ma non va molto lontano. La corsa quindi al recupero del d.o.c. del prodotto di qualità, del prodotto che nasce nelle condizioni esclusive di una regione per il suo clima, la sua esposizione geografica e le capacità artigianali di una manodopera qualificata diventa vincente, anche se forse lenta e difficoltosa la sua affermazione. Alla fine, dopo la grande abbuffata di prodotti di massa per tutti, depotenziati di gusto e di qualità, forse il tempo è venuto perché le tradizioni tornino ad insegnare la cura, la laboriosità dei processi, la complessità delle lavorazioni che producono gusto e piacere del consumo. Un segno positivo nella desertificazione causata dallo strapotere dei grandi produttori e della grande distribuzione e delle grandi corporations che comandano su tutto e su tutti.