Michelangelo Moffa è il Presidente dei Giovani Democratici di Varese: “Il futuro si può costruire tutti insieme”

Checché se ne dica, essere giovani non è mei una passeggiata. Essere giovani e occuparsi di politica lo è ancora meno. In una realtà circoscritta come quella varesina, dove ci conosciamo tutti, se non di persona almeno per sentito dire, spesso i giovani che si impegnano negli ambiti politici della città finiscono con il diventare l’espressione del proprio lavoro, prima che ragazzi della nostra generazione.

Michelangelo Moffa è un ragazzo del suo tempo. Studente della magistrale di Scienze Politiche e presidente dei Giovani Democratici di Varese. Nonostante la prima cosa che occupa il suo tempo libero sia sicuramente l’impegno politico, “Mich”, come lo chiamano i suoi amici, è un grande appassionato di calcio, di musica e di lettura. “Mi piace molto conoscere persone nuove, il contatto con la gente, è una cosa che mi arricchisce e mi fa stare bene e forse è la mancanza che sento di più in questo periodo di restrizioni e divieti”.

La sua passione per la politica nasce da bambino, sotto l’influenza del nonno, per tanti anni un militante del Partito Comunista Italiano: “Mi ha sempre indicato il quadro del Quarto Stato, affermando che era quello il motivo per cui vale la pena e bisogna lottare”.

Ho sempre pensato che oltre alla mia vita fosse necessario interessarmi di quello che accadeva intorno a me – prosegue – un vero e proprio dovere morale, o forse un concetto più ampio e complesso di aiutare il prossimo. Il momento in cui ho sentito davvero la spinta verso il mondo della politica è stato all’alba della caduta del governo Berlusconi, nel 2011. Avevo 13 anni, ne parlavano tutti. Era una rivoluzione, un cambiamento”.

Varese è sempre stata una città controversa, con struttura demografica che vede molti meno giovani rispetto ad altre città. Con il tempo però, con sempre più giovani che si inseriscono nel tessuto politico del territorio, lentamente la città sta cambiando, lasciando sorgere, non senza difficoltà, sempre più realtà adatte ai ragazzi delle nuove generazioni. “Bisogna continuare sulla strada per aumentare gli spazi per giovani, aule studio, aule di ritrovo – prosegue Michelangelo –  negli ultimi anni ho notato un crescente interesse nella politica da parte dei giovani, penso che la nostra generazione abbia più interesse in questo ambito rispetto a quella dei nostri genitori, ma non c’è una grande fiducia nelle istituzioni e nei partiti tradizionali”.

Pur essendo molto conosciuto in città, Michelangelo resta comunque un giovane, afflitto anche lui dalle problematiche legate alla pandemia e dalle restrizioni. “Mi sono laureato durante la prima ondata, in piena quarantena. L’ho vissuta come una grande ingiustizia, perché era un momento speciale che avevo aspettato e mi ero sudato per tanti anni. Non me la sono presa con nessuno. Era giusto nei confronti della salute pubblica. E’ stata una grande tristezza, che mi ha fatto realizzare concretamente il fatto che come ho sofferto io hanno sofferto tanti altri. Il covid ha tolto a tutti un pezzettino di felicita. Speriamo di riappropriarcene con i mesi che verranno”.

“L’appello che desidero fare è ai giovani e anche a chi si sente giovane pur non essendolo anagraficamente – conclude – non bisogna pensare al presente come a qualcosa di immutabile. Tutto quello che riguarda economia, società, politica, è fatto di pensiero e idee. E noi possiamo progettare il nostro futuro, non bisogna mai arrendersi. Se ci si crede tutti insieme si può cambiare radicalmente il nostro presente e il nostro futuro”.

5 Aprile 2021

di Francesca Marutti

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