Paolo e Giuseppe, gli altri Borsellino uccisi dalla mafia

fullsizerenderSono tante le storie di imprenditori onesti uccisi dalla mafia. Oggi ne abbiamo conosciuta una grazie alle parole di Antonella Borsellino, sorella di Paolo Borsellino e figlia di Giuseppe Borsellino. Non stiamo parlando del Magistrato ma di una famiglia di Lucca Sicula, un paesino in provincia di Agrigento, distrutta dalla mafia.

Antonella Borsellino ci racconta la sua storia con le lacrime agli occhi. La commozione e il dolore non passano mai, nonostante siano passati quasi 25 anni dall’uccisione di suo fratello e suo padre. Di storie simili ce ne sono tante ed è proprio per questo che la testimonianza di Antonella vuole ricordare tutte le vittime innocenti di mafia, spesso dimenticate.

Paolo Borsellino è un giovane imprenditore che avvia un’attività, vuole lavorare nella sua terra e fare un lavoro onesto. Affronta difficoltà economiche ed imprenditoriali ma il vero male arriva quando la mafia inizia ad infiltrarsi nella sua azienda. A piccoli passi, un pezzo alla volta. Paolo viene ucciso prima di rendersi conto di quanto stesse succedendo. A ritrovare il suo corpo martoriato, sdraiato in una macchina, sono i familiari. Dopo la morte di Paolo, il padre inizia una battaglia per chiedere che venga fatta luce su quanto successo ma dopo otto mesi verrà ucciso anche lui, davanti al suo bar nella piazza del paese. Siamo negli anni ’90. Paolo è stato ucciso il 21 aprile del 1992, il padre Giuseppe il 17 dicembre dello stesso anno.

Antonella Borsellino adesso racconta la storia della sua famiglia nelle scuole, incontra persone in tutta Italia. E’ entrata nell’Associazione Libera qualche anno fa e continua a portare avanti la sua battaglia. «Raccontare la storia di mio padre e di mio fratello è importante, è un modo per ricordare due persone dimenticate da tutti e chiedere che venga fatta giustizia».

Antonella racconta che dopo gli omicidi del padre e del fratello, la sua famiglia è stata lasciata sola dallo Stato, dagli amici, dal paese in cui vivevano: «La paura è più forte del voler bene. Lo Stato non ci ha aiutati e ancora oggi mi sembra di portare avanti una lotta contro i “mulini a vento”. Io voglio solo la verità».

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