L’incanto di Ometepe

Ometepe lascia sempre un segno in chi la visita. La mia prima volta, un anno fa, quando ancora non vi avevo messo piede, ero scettico di fronte alla guida che la ritiene la settima meraviglia naturale del mondo. Mi ricredetti subito sul mio scetticismo e ora ne sono ancora più convinto.
Questa isola ti accoglie con tutta la sua bellezza e ti culla con un senso di pace.Sarà per la presenza dei due vulcani, il Concepción con la sua forma conica perfetta e i suoi oltre milleseicento metri, che esercita tutto il suo fascino, ma il Madera non è da meno. A far una relativa paura (non si corre alcun rischio per chi visita l’isola, salvo restar incantati dalla loro bellezza) però non è il primo, ancora attivo e i cui fumi spesso sovrastano la vetta, ma l’altro che nel cratere ha una piccola laguna ricolma di acqua. Nelle stagioni di pioggia record c’è il timore che le pareti impregnate non reggano e possano spaccarsi lasciando uscire tutto il liquido e trascinando così l’immenso materiale fino alle piccole comunità che vivono alle sue pendici.
Sull’isola si trova anche un piccolo museo El Ceibo, sperso nella campagna tra Moyogalpa e Santa Teresa che ha due sezioni: una dedicata alla moneta e l’altra a diversi reperti archeologici.
L’area numismatica è raccolta in quattro piccole stanze, ma la sua organizzazione è perfetta e permette di conoscere molto del nicaragua. A ogni cambio di presidente cambiano le banconote e così la visita parte con Ortega e si sviluppa fino al 1912 quando per la prima volta venne coniato il cordoba. Due tappe danno il senso di cosa sia stato il Continente latino: la prima è una banconota di dieci milioni di córdobas del 1989 nel pieno della guerra con la contra e con una inflazione galoppante a tre cifre. La seconda poco più di un anno dopo quando Violeta Chamorro decise un nuovo corso della moneta portando a parità il cordoba con il dollaro. Due immagini della distanza dalla vita reale dei nicaraguensi. Basti pensare che quel governo iperliberista privatizzò tutta l’economia e annullò tutta l’azione rivoluzionaria dei sandinisti. Venne smantellata l’intera rete ferroviaria.
Tornando a Ometepe, appena si sbarca appare un gigantesco cartello che dà il benvenuto alla “isla digital”. L’isola così alla fama di riserva naturale e biologica vuole aggiungere anche quella tecnologica. Così colpiscono altri giganteschi manifesti posti all’esterno di alcune scuole. Grazie ai contributi della Parmalat, tutti i bambini dell’isola avranno un proprio computer con cui poter lavorare. E le scuole sono un segnale tangibile su Ometepe. Ce ne sono tante e alcune nelle comunità più sperse, anche se per raggiungerle spesso i bambini devono camminare per oltre un’ora.
L’isola si sta riempiendo anche di offerte turistiche. Ai classici giri sui due vulcani, impresa comunque impegnativa per le lunghe ore di cammino che richiede, si stanno aggiungendo tante attività e anche l’apertura di nuovi locali.

Ometepe cambierà in fretta perché arriva l’aeroporto. La pista è quasi terminata e c’è da scommettere che questa darà un impulso forte al turismo. Una pista che sarà essa stessa motivo di viaggio perché corre tra il lago e il vulcano Concepción. Una striscia di asfalto in mezzo a platani e banani. Nel frattempo proseguono i lavori per sistemare l’inaccessibile (o quasi) strada che corre intorno al Madera. In un anno sono stati ultimati oltre due chilometri e sistemati altri 4-5.
Ci si innamora di Ometepe e con questa di alcuni posti. Villa Paraiso è uno di questi. L’hotel non è certo popolare, ma mantiene intatto il suo carattere nicaraguense fornendo comunque un servizio impeccabile. Malgrado il lago si porti via pezzi di spiaggia, questa resta ampia e molto simile a quella marina.