Sorvolare sull’arcipelago di Solentiname ci ha permesso di vedere un altro pezzo della bellezza del Nicaragua, fatto di una natura rigogliosa e selvaggia. Quel luogo però non è solo questo. Riprendo quanto scritto alcuni mesi fa, quando la visitai per la prima volta.Ero quasi un ragazzino, quinta liceo, quando acquistai la prima edizione di Vangelo a Solentiname. Non avevo nemmeno idea di dove fosse quel posto. C’era una vaga idea di America Latina e di fascino per quel mix tra mistica, attenzione agli ultimi e spirito rivoluzionario. Figurarsi che erano passati solo dieci anni dalla morte del “Che”, e del fronte sandinista non ne sapevamo ancora niente.
Ernesto Cardenal, come Pedro Casaldaliga, Leonardo Boff, Frei Betto e altri entrava in alcune delle nostre case e con lui questa mitica isola: Solentiname.
La Cittadella editrice, che allora traduceva i libri di tanti dei teologi della liberazione, aveva permesso di entrare in contatto con quel sacerdote, poeta, mistico, seguace di un altro grande Thomas Merton.
Ci trovavamo a leggere insieme ad altri il libro di Cardenal. Ne nascevano riflessioni sulla vita, sul senso del definirsi cristiani, sull’impegno sociale e politico. Una militanza verso la cooperazione internazionale che era nata di istinto dopo il terribile golpe in Cile del settembre 1973.
Insomma, sono arrivato a Solentiname con un carico di ricordi lontani, ma mai sopiti. L’isola è ormai l’emblema delle contraddizioni, le nostre e quelle di una rivoluzione ormai lontana. La mitica chiesetta, a cui stanno lavorando scegliendo la stagione peggiore per rifare il tetto, è a pezzi e tutta la struttura ne sta pagando conseguenze forse letali.
Di quell’atmosfera con Cardenal che viveva tra la comunità di pescatori e contadini non restano che i ricordi lontani perché nel frattempo divisioni, ripicche, e profondi dissensi hanno cambiato totalmente le condizioni. Quella mistica sembra interrotta per sempre, ma fa pensare molto alla forza che aveva allora la Parola di Dio.
Ernesto Cardenal, da un’isola che allora richiedeva almeno 15 ore di viaggio, faceva parlare di lui in ogni zona del mondo. La stessa cosa succedeva, quasi negli stessi anni, a don Lorenzo Milani dalla sua Barbiana tra i boschi del Mugello.
Altro che internet, altro che potenza della comunicazione interattiva. Lì c’era qualcosa di più profondo e intenso. Messaggi che arrivano dritti ai cuori di milioni di persone portando speranza e fiducia.
Non sono sepolti, anche se non bastano certo rievocazioni o un semplice turismo a farli rivivere.
Sembrano dei bellissimi posti… Ma non è una terra difficile da raggiungere?