Nella base di San Giuseppe Jato ci accolgono i protagonisti delle cooperative antimafia. Il primo incontro è con Salvatore Gibiino, il presidente della “Pio La Torre” di San Giuseppe e con Stefano Palmeri responsabile delle cantine della “Placido Rizzotto” e Angelo Sciortino, responsabile dei vigneti della “Placido Rizzotto”. Ci sarebbero tantissime cose da dire, e le diremo nei prossimi giorni.
Ma basta qualche flash per capire di cosa stiamo parlando. Angelo ha sempre fatto l’agricoltore. Quando iniziò a seminare nel 2001 con la Rizzotto in un bene sequestrato alla mafia, ci vollero i carabinieri per trovare qualcuno che mettesse a disposizione una trebbiatrice. Nessuno voleva affittare i mezzi. Oggi invece si sono guadagnati il rispetto del territorio, creando lavoro, pagando stipendi e contributi. I ragazzi di Corleone bussano alle porte delle cooperative portando un curriculum. Si stupiscono perché loro pagano i contributi, fino all’ultimo centesimo. Il rispetto della legalità ha creato una rivoluzione. All’ultimo bando per lavorare nei campi con la Pio La Torre c’erano 300 ragazzi. Salvatore parla con una passione fuori dal comune. Fa sentire tutta la consapevolezza di stare compiendo un cambiamento epocale per la Sicilia, a prezzo di grandi sacrifici. I rischi che ti incendino tutto, i mesi senza stipendio quando parte un nuovo lavoro. Lui è un agronomo e fare il suo lavoro lo realizza. Creare altro lavoro pagare i contributi è combattere la mafia, è c’è orgoglio e speranza in quello che dice. Angelo ci racconta un particolare: mettere la maglietta di Libera in questi paesi era quasi una sfida, venivano sotto il balcone e ti prendevano in giro chiamandoti “magliettina”. Francesco Citarda di Libera Terra ci racconta che il nome Placido Rizzotto venne scelto perché motlo ragazzi erano di Corleone, e avevano il mito del sindacalista ucciso per la giustizia sociale. C’è un filo rosso con chi da un secolo combatte la mafia su queste terre. “Noi ci sentiamo gli eredi di quella storia”. E vengono i brividi a sentire il tono con cui pronuncia queste parole. Ci danno appuntamento all’indomani alle 5 e 30, inizia la vendemmia.