Riuscire a raccontarvi tutto ciò che abbiamo fatto durante questa giornata è difficile. Il programma è intenso e le realtà che abbiamo incontrate hanno tutte storie che meritano attenzione. Mentre vi scrivo siamo alla cantina Centopassi, nella zona dell’Alto Belice Corleonese. E’ una cantina nata su un bene confiscato alla mafia, costruita su iniziativa del Consorzio Sviluppo e Legalità e data in gestione alla cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra. E’ qui che si lavorano le uve che arrivano da tutti i vigneti gestiti dalle cooperative siciliane di Libera Terra, si parla di 94 ettari in totale. Una produzione che segue i principi della legalità ma non solo. Qui l’obiettivo è anche quello di fare un vino di qualità che rispecchi i sapori della Sicilia e che abbia uno sbocco concreto sul mercato, così come tutti i prodotti a marchio Libera Terra.
Ma facciamo un passo indietro. La giornata è iniziata alle sei, dopo la colazione ci siamo diretti a Corleone, paese di Totò Riina e Bernando Provenzano ma anche di un grande movimento antimafia. Tra le vie di questo paese infatti, è nato il CIDMA- Anti-Mafia, il Centro Internazionale di Documentazione sulla mafia e del Movimento Antimafia. Un luogo che ci ha permesso di capire molto del movimento mafioso ma sopratutto che esprime la volontà dei giovani corleonesi di riscattare l’immagine di un paese che, ancora oggi, è conosciuto in tutto il mondo per la ferocia del suo movimento mafioso.
Uso le parole di Emma Sansone, una socia e dipendente Coop in viaggio con noi, per raccontarvi la sensazione che abbiamo vissuto: “Una mattina intensa e piena di emozioni indescrivibili. E’ un posto che dovrebbero visitare tutti, una realtà portata avanti da giovani che credono molto nel loro territorio. Un augurio che questo progetto possa crescere sempre di più”.
A pochi passi abbiamo visitato il Laboratorio della Legalità, un bene confiscato alla famiglia Provenzano. Francesco Citarda, vice presidente della Cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra, ci ha accompagnato in un percorso-mostra che racconta gli episodi più salienti della storia della mafia dalle origini ai giorni nostri attraverso delle tele di Gaetano Porcasi. Tante le storie raccontante, a partire dal movimento contadino che lottò per l’assegnazione delle terre, al sindacalista Placido Rizzotto, fino ad arrivare alle stragi del ’92 dove caddero Falcone e Borsellino.
Il pranzo (olive, panelle, pasta alla modica, cannoli siciliani tra le altre cose) si è svolto all’Agriturismo Le Terre di Corleone, un altro bene confiscato alla mafia che da stalla e magazzino per gli attrezzi è divento un agriturismo tra le campagne gestito da una cooperativa Libera Terra.
Tutte realtà che ci hanno permesso di capire quanto è importante il lavoro di queste cooperative per costruire sempre più alternative al sistema socio economico mafioso. «Dare valore ai beni confiscati che gestiamo significa ridare dignità alla nostra terra, passando dalla riscoperta dei sapori tipici dei territori con produzioni di alta qualità» spiega Valentina Fiore, Amministratore Delegato del Consorzio Libera Terra Mediterraneo. La giornata non è finita. Questa sera ceneremo a San Giuseppe Jato, in un altro bene confiscato, apparteneva alla famiglia Brusca. Domani vi raccontiamo come è andata.