Pizzolungo e l’incontro con il giornalista Giacalone


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Rino Giacalone lo incontriamo a Pizzolungo, nella sala dedicata al ricordo di Barbara Rizzo, Salvatore e Giuseppe Asta vittime della strage mafiosa del 2 aprile 1985. Un luogo inaugurato solo nella primavera del 2016, dopo più di trent’anni dai fatti.

«Guardate fuori, questo è un luogo bellissimo che la mafia ha sporcato con il sangue di una mamma e di due bambini di 6 anni. Una strage che ancora oggi non ha visto condannati i suoi esecutori».

img_2735Giacalone è il direttore di Alqamah.it, un portare di informazione che si occupa di Alcamo e dintorni, nato nel 2011 da ragazzi precedentemente impegnati nell’associazione Libera. Giacalone è anche collaboratore de La Stampa e del giornale cartaceo S- Live Sicilia (40mila copie).

Recentemente ha subito un processo per l’accusa di diffamazione per aver apostrofato un mafioso come “pezzo di merda”, dal quale è stato assolto.

Svolge il lavoro di giornalista da trent’anni, professione che l’ha portato a crearsi tanti nemici: «Una volta persone come me le avrebbero ammazzate, oggi invece si tende a delegittimarle e a screditare il loro lavoro. Si tende a mascariare, come si dice qua»

Da sempre infatti, racconta le storie della sua terra senza “peli sulla lingua”, cosa che l’ha reso famoso tra coloro che, al contrario, preferirebbero una stampa “amica”.

Giacalone ci parla sopratutto del suo territorio e della mafia trapanese: «la mafia é cambiata dagli anni ’80, ha saputo reinventarsi sempre e investire in diversi settori soprattutto quello imprenditoriale». Giacolone racconta diversi episodi che spiegano come sia cambiata la mafia trapanese e la commistione tra i poteri occulti massonici, politici ed imprenditoriali.

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