Beni sequestrati, un lavoro difficile

img_2732«In questi sei anni ci siamo trovati a gestire imprese sequestrate ma con tante difficoltà».

Questo pomeriggio abbiamo incontrato il giudice Pietro Grillo, Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani. Si occupa da anni di beni sequestrati e confiscati alla mafia cercando di farli rivivere con i mezzi della legalità. «Non è facile ma ci sono esperienze positive» spiega Grillo che negli anni, oltre a case e beni mobili e immobili, ha visto rivivere imprese prima di priorità di mafiosa.

Aziende di trasporto, supermercati, hotel, gioiellerie, imprese di costruzione sono solo alcune delle realtà che lo Stato ha sequestrato alla mafia. Uno degli esempi positivi che ci racconta il Giudice Grillo è quello dalla Calcestruzzo Ericina, un’azienda in provincia di Trapani che oggi, nonostante le difficoltà, riesce a lavorare nella legalità. (Leggete qui se volete saperne di più).

Ma gli esempi sono tanti: basta pensare ai campi agricoli sequestrati come quello in cui abbiamo raccolto le olive stamattina o le case date in gestione a cooperative sociali.

Un lavoro difficile, in tutte le sue fasi. Dal sequestro (che richiede tempi lunghi), all’assegnazione e la riorganizzazione del bene, quindi la scelta della cooperativa o di un buono (e giusto) amministratore delegato nel caso di un’azienda. Senza contare i grossi “intoppi” che si incontrano lungo la strada: atti intimidatori e collusione. Grillo quando parla è diretto e sincero, ci regala una visione completa del suo lavoro e di quella che è la situazione oggi. Lo Stato ha fatto dei passi avanti nel combattere la mafia ma c’è ancora tanto da fare.

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