Il sistema della politica in Italia è come un padre impazzito che comincia a spendere in modo forsennato per regali e regalini per riuscire a conquistare l’amore dei suoi figli poiché ha smarrito la via maestra della sua autorevolezza e carisma. L’amore che il padre compera è speculare al consenso che l’amministratore cerca per restare in sella, per salvaguardare il suo potere, la sua poltrona e i suoi privilegi. La competizione dunque si fa sleale e chi più offre più potere conserva. Il sistema si corrompe e diventa marcio al suo interno. Non è più possibile agire diversamente poiché chi dispensa favori è più eleggibile di chi cerca di governare con autorevolezza, attenzione e rigore. La saggezza non paga, paga invece la scorciatoia. Ma questo lo si sapeva. Quello che invece sembra una novità è che questa modalità diventa sistema, i partiti sono una macchina per rastrellare soldi pubblici che vengono distribuiti senza controllo e senza una giustificazione legata al bene comune. Il denaro pubblico diventa mattoni per costruire la propria visibilità. E la visibilità sta a significare rielezione. Il sistema non funziona perché non mette in competizione la virtuosità ma il suo contrario, la menzogna costruita sul marketing elettorale costosissimo. Allora forse si spiega perché la politica, anziché essere il luogo privilegiato per gestire la cosa pubblica, diventa il luogo sporco dell’affare e del compromesso truffaldino. Chi è pulito se ne sta alla larga, chi ci crede nono riesce a condividere le regole, tutti coloro che hanno rigore, competenze e passione scelgono di fare altro. La politica finisce per attirare tutti coloro che accettano il sistema per poi scaricare la propria responsabilità sul sistema e non sull’agire del singolo. “Ma così fan tutti” dicono……. nutrendo l’antipolitica che cresce di giorno in giorno come schifo e nausea nel vedere i propri soldi gettati nelle tasche di loschi individui. Poi si comincia l’opera del rigore, si taglia sulla scuola, si riempiono le classi fino a trenta alunni, si riduce la spesa per servizi e si comincia a prevedere di lasciare ai privati quello che lo Stato lentamente non potrà più permettersi di pagare aumentando il tasso di disuguaglianza.
Ma il sistema nessuno lo cambia perché dopo “mani pulite”, l’unica cosa che è cambiata e che la tangente prima finiva nelle casse dei partiti mentre ora finisce direttamente nelle tasche del furbacchione di turno: case comperate ad insaputa del proprietario, terrazzi risistemati a mo’ di complotto, vacanze lussuose senza spendere un euro, feste con caviale e champagne, e poi mazzette su mazzette con lievitazione dei costi standard dei servizi (basta comparare il costo standard dei servizi con il resto d’Europa per rendersi conto del prezzo che paghiamo quotidianamente per la corruzione).
Chi riforma allora il sistema? Chi è in grado di cambiare le regole o di mettere delle regole là dove non ci sono? Ecco, questa è la domanda! Però si abbia il buon cuore di non dire che sono coloro che abitano ora i palazzi perché altrimenti una risata ci seppellirà.
Probabilmente non sbagliano coloro che vedono come unica soluzione del problema la rivoluzione. A meno che qualche politico non rinsavisca, e capisca che cosi’ non si puo’ continuare. Ma sara’ molto difficile. G. Dotti – Varese