“Che culo che hai” “bellissima” “che fai stasera?” parole, frasi buttate al vento da chi le dice, ma custodite da chi le ascolta. Sono solo complimenti, dicono, ma provate voi alla sera tornare a casa da sole dopo un’uscita con gli amici, con le chiavi in mano temendo che vi possa capitare qualcosa. Adesso non li chiamate più complimenti, vero?
Dopo la denuncia tramite storie Instagram di Aurora Ramazzotti, sempre più persone esprimono la propria opinione e raccontano le proprie esperienze riguardo al catcalling.
Di cosa si tratta?
Il termine deriva dall’ unione delle due parole inglesi ‘cat’, ovvero ‘gatto’, e ‘calling’, ‘chiamare’.
Ha origini antiche: nel ‘700, infatti questo termine si utilizzava per indicare l’atto di fischiare a teatro agli artisti sgraditi. Dal 1956, invece, la parola cambiò il suo significato originale e la si iniziò ad usare come la intendiamo noi oggi. Con il termine catcalling, infatti, s’ intende l’atto di rivolgersi pubblicamente a ragazze o donne solitamente sconosciute tramite fischi o complimenti non richiesti. Può infatti colpire chiunque e in qualsiasi momento: non importa se si è da sole o con amici, se si è vestite in maniera provocante o sportiva, se si sta andando a scuola o a una festa. L’ unico requisito per essere vittima del catcalling è quello di essere femmine.
Nonostante sia un’aggressione e una molestia verbale a tutti gli effetti, sono ancora presenti persone che la ritengono un’esagerazione del politically correct. Se le cose stanno veramente cosi, se davvero nel momento in cui riceviamo un apprezzamento non richiesto da uno sconosciuto non abbiamo diritto di lamentarci in quanto stiamo semplicemente ricevendo un complimento, perché nessuno si azzarda a dire nulla quando ci troviamo in compagnia di un genitore o di una persona molto più autoritaria?
Secondo noi il problema non sta nell’ approccio iniziale, ma nell’ insistenza. Nel momento in cui si capisce che la persona che sta ricevendo le avance si trova a disagio, continuare non è solo irrispettoso, ma anche terribilmente fuori luogo e maleducato.
Questa pratica, tra l’altro, è diffusa prevalentemente nel genere maschile. Supponiamo infatti di trovarci in compagnia di una ragazza omosessuale: difficilmente la sentiremo assumere questo tipo di comportamento, per il semplice fatto che lei stessa saprà come ci si sente ad esserne vittima.
Nel 2018 in Francia è stata approvata una legge che punisce il catcalling su strade o su mezzi di trasporto con multe che arrivano fino a 750 euro. Anche in altri paesi, come il Perù e alcuni stati degli USA il reato è punito. In Italia invece non è ancora presente una legge specifica.
La creazione di una norma aiuterebbe sicuramente a contenere questo fenomeno, ma per sradicarlo completamente dalla nostra società è necessario educare in primo luogo la popolazione!
Articolo profondo, fa riflettere e pensare che, è vero, l’educazione in primis familiare, aiutati anche dalle nostre istituzioni, la scuola è non per ultimo sapere reagire anche tra noi maschietti, quando un nostro “amico” fa considerazioni improprie rivolgendosi ad una ragazza. Brave