La Festa dei Lavoratori: storia e giovani considerazioni

Dal 1890 nella giornata del 1° Maggio si festeggia la Festa dei Lavoratori nata dalle rivolte dei cittadini per ottenere dei diritti che oggi sembrano scontati.
Dal 1890 nella giornata del 1° Maggio si festeggia la Festa dei Lavoratori nata dalle rivolte dei cittadini per ottenere dei diritti che oggi sembrano scontati.

Proprio in questa data infatti alcuni americani condussero uno sciopero generale per riuscire ad abbassare ad otto ore il limite massimo di lavoro giornaliero. I più rivoltosi furono anche impiccati a Chicago, uccisi per quei diritti che oggi sono troppo spesso dati per scontati. Indipendentemente dal giorno della settimana in cui ogni anno cade questa festività alcune attività sono comunque aperte e i loro dipendenti sono obbligati a lavorare per tutto il giorno come se fosse uno qualunque.

Come si può pensare di ottenere un clima lavorativo migliore quando si deve lavorare l’unico giorno dell’anno in cui dovrebbe essere lecito non farlo, non per pigrizia o disinteresse, ma per dei valori condivisi? I racconti dei nonni e bisnonni iniziano sempre con una situazione economica di precarietà e anni in cui i diritti dei lavoratori erano minimi eppure, nonostante avessero una famiglia da mantenere hanno manifestato e scioperato, rinunciando alla paga giornaliera e talvolta rischiando anche il posto di lavoro, per poter assicurare a noi, le generazioni successive, il salario minimo, la pausa pranzo e un massimo di ore lavorative a settimana. Ormai siamo nel 2021, abitiamo un mondo globalizzato e innovativo in cui non esistono più le piccole attività e i negozietti caratteristici, sostituiti da mastodontici centri-commerciali che assomigliano a catene di montaggio: luoghi anonimi dove vige l’individualismo e dove si è obbligati a lavorare per ore anche nei giorni festivi come macchine. Luoghi in cui non esiste Natale, Capodanno, Pasqua ma soprattutto non è riconosciuto il 1° Maggio come una festa degna di questo nome. Però questa situazione può cambiare, se noi giovani provassimo a lottare come i nostri genitori e nonni per ritrovare quell’umanità che ci contraddistingue potremmo tornare a credere che ci sia qualcosa per cui valga la pena impegnarsi.

Dovremmo rispettare tutte le persone che lavorano il 1° Maggio non per loro volere, ma soprattutto dovremmo fare in modo che questo non capiti più. Dovremmo poi aiutare i lavoratori che ancora questi diritti non hanno come, per esempio, i rider che non ne hanno di alcun tipo. Può succedere di dimenticare un ingrediente per il pranzo di Pasqua oppure dover fare un regalo last minute per Natale per cui i negozi devono essere indispensabilmente aperti, ma quello che non dobbiamo mai dimenticare sono i nostri diritti.

 

3 Maggio 2021

di Valentina Gelati

Articolo postato in Cultura | Evidenza