Ddl Zan: cosa dice l’Europa?
Ddl Zan: cosa dice l’Europa? Ecco alcuni dati che rispecchiano la situazione.
A luglio 2021 l’omosessualità è reato in 68 paesi del mondo, nel 2006 il numero era di 92, mentre nell’anno prima della declassificazione dell’omosessualità come malattia mentale (1989), i paesi erano circa 130.
In particolare, 5 nazioni attualmente puniscono i rapporti consensuali omosessuali con la pena di morte.
Si presenta così il mondo, per una persona LGBTQ, dove spesso anche lo scegliere la meta per il soggiorno delle vacanze estive diventa una questione di sopravvivenza, politica e di omo-bi-transfobia.
Secondo un report portato avanti nel 2019 dalla Commissione Europea per i diritti umani si è registrato un lieve miglioramento Europeo nell’accettazione della comunità LBGTQ+ infatti, i dati, hanno riscontrato un +0,5%, rispetto a 4 anni prima, secondo il quale le persone omosessuali dovrebbero avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali, anche se le persone appartenenti alla comunità transgender rimangono ancora in svantaggio registrando solo il 65% di pareri favorevoli, ossia un 10% in meno rispetto alle persone omosessuali.
I “però” purtroppo non mancano, infatti, sebbene i dati diano una visione Europea più aperta ed inclusiva rispetto alla comunità, è anche vero che questi dati cambiano di molto quando si chiamano fuori i singoli stati partendo da dei numeri molti confortanti come il 98% di risposte positive della Svezia, rispetto alla domanda “i diritti della comunità LGBTQ dovrebbero essere al pari di quelli eterosessuali?”, scendiamo ad un confortante 85% della Francia, un 80% della Finlandia per poi arrivare alla prima delle ultime con un 68% di risposte positive per l’Italia, senza contare i paesi dell’Est Europa che scadono addirittura sotto al 50%.
Ricordiamo che durante la campagna elettorale Polacca si istituirono le famose “LGBT free zone”, ossia intere zone della Polonia che si dichiaravano assenti da persone LGBT e che spesso hanno portato poi allo sfociare di persecuzioni a sfondo omo-bi-transfobico che hanno avuto risonanza anche durante i vari Pride Italiani, dedicando un minuto di silenzio anche qua a Varese durante la manifestazione.
L’Ungheria non ha voluto lasciarsi scappare questa occasione, così, lo scorso giugno ha indetto una legge che paragona l’omosessualità alla pedofilia, vietando qualsiasi tipologia di “propaganda pro LGBTQ” bandendo quindi tutti i riferimenti a persone, attori, film, serie tv che potessero essere lontanamente devianti dalla visione eteronormativa, racchiudendo il paese in una bolla che lascia sempre più soli ed impauriti i giovani, tutto questo all’ombra degli Europei di calcio.
In un Europa così sfaccettata, anche il Vaticano non è da meno, richiedendo il fermo al DDL Zan causa violazione del concordato Stato-Chiesa poiché intimorito che, se il DDL diventasse legge, i suoi esponenti non potrebbero più essere liberi di predicare la loro contrarierà rispetto alla comunità LGBTQ, ma non solo, anche all’interno del governo Italiano il DDL divide e fa paura tanto che oltre agli innumerevoli oppositori ed ostacolanti della legge, anche chi si diceva propenso per un appoggio sta vacillando.
Di pochi giorni fa le parole, dettate in Senato, dal Senatore Pillon “i giocatori di calcio dopo aver vinto gli europei hanno chiamato la mamma e non genitore 2/1”,”…vogliono un mondo più globalizzato per poter vendere lo smalto per le unghie degli uomini”: è evidente che i dibattiti in Senato rispetto al DDL Zan poco vertono sui veri temi dello stesso DDL.
Con una panoramica Europea così divisa ed un Italia da sempre posizionata tra le nazioni più conservatrici del continente rispetto ai temi a favore della comunità LGBTQ+, che speranze, che messaggi, che insegnamenti apprenderanno i giovani, che ancora una volta si ritrovano impotenti davanti agli organi governativi che decidono in loro vece.
di Isotta Panfilio