Buon compleanno Emile

Riprendo ad aggiornare il blog, con il ricordo di un grande maestro nato 172 anni fa. Se avete un vostro contributo in memoria di Emile Zola, aggiungetelo nel commenti:

“Lungo il viale deserto, nel profondo silenzio della notte, i carri degli ortolani, diretti verso Parigi, percuotevano con l’eco dei loro monotoni scossoni, a destra e a sinistra, le facciate della case immerse nel sonno dietro i filari confusi degli olmi. Un carro di cavoli e un altro di piselli si erano riuniti sul ponte di Neully ad otto carri di rape e di carote calati da Nanterre; ed i cavalli procedevano a testa bassa, con andatura pigra e uguale rallentata dalla fatica della salita. Su in alto, sdraiati bocconi, sul carico dei legumi, sonnecchiavano i carrettieri coi loro mantelli a righe nere e grigie, le redini arrotolate al polsi”.

(da “Il ventre di Parigi” di Emile Zola)

L’ordinamento del regno

“La dottrina d’assoluto accentramento, ora posta inanzi da’ suoi avversarii come cosa propria, stringe tutta l’azione legislativa in un solo parlamento. Da questo, come nell’antica costituzione data novecento anni fa dagli Ottoni, si balza senza intermezzo ai municipii. ch’erano allora le attuali provincie. Ma non si badò per nulla che le provincie sono da secoli aggruppate in sistemi legislativi, sovra principii capitalmente diversi. rappresentanti nei singoli Stati della penisola e nelle tre isole ordini molto diversi di civiltà. Perioché, mentre negli Stati Romani, in Sardegna, in Sicilia, in Corsica, sopravivono molte tradizioni del medio evo, la Toscana in molte cose, la Lombardia in alcune altre, sono veramente all’avanguardia del progresso. Il Piemonte afferrando l’egemonia militare, doveva porsi in grado di precedere anche coll’egemonia civile. Ma gli uomini che si fecero per dodici anni arbitri delle cose, paghi d’esercitar la potenza e non curanti di farsene strumento di progresso, si lasciarono sopragiungere dagli eventi. Quindi la necessità d’applicare in fretta e in furia i pieni poteri a riparare i danni dell’ostinata inerzia, e di moltiplicare li atti legislativi, intantoché non vi erano i legislatori. Ma il Piemonte, anche addensando in sei mesi i progressi d’un secolo, si trovò inferiore in diritto penale alla Toscana, in diritto civile a Parma, in ordini comunali alla Lombardia; ebbe la disgrazia d’apportare ai popoli, come un beneficio, nuove leggi ch’essi accolsero come un disturbo e un danno. Li assennati riputarono un vituperio che il popolo preferisse le leggi austriache alle italiane, e non si avvidero che il vituperio era che le leggi italiane potessero apparire peggiori delle austriache. Ogni mutazione di leggi, che non sia un vero miglioramento, è un danno; perché sospende il rapido corso delle transazioni, diffonde una dubiezza universale, rende insufficienti tutte le cognizioni pratiche, costringe gli uomini a rifar da capo tutti i loro giudizii e calcoli”.

Carlo Cattaneo, da Il politecnico, luglio 1860