La primavera inizia con una giornata dedicata alla poesia. Genere bistrattato, abusato, incompreso, travolto da un modo bulimico e isterico di vivere e assumere la cultura. La poesia ha i suoi tempi e i suoi ritmi, in genere, in sintonia con quelli della natura. Vorrei proporvi qui, due poesie sulla natura di un tale Salvatore Quasimodo, autore che grazie ai programmi avallati e approvati dal nostro, mai rimpianto, ex ministro Gelmini, sarebbe superfluo o secondario.
Sull’argomento, interessante l’articolo firmato da Roberto Russo sul Corriere della sera di stamattina:
Nella giornata della poesia, io italiano del Nord, sono grato a un maestro del Sud.
Le gemme
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa…
E tutto mi sa di miracolo.
Un’antichissima primavera
Già sulle rive del fiume ritornano i cavalli,
gli uccelli di plude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l’acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.