E’ ancora nella mente di tutti la due giorni di studio e confronto sul tema “L’etica dell’intervento nello stile di Progetto Uomo”. Molti gli interventi sul tema, molti gli spunti di dibattito e riflessione.
Siamo rimasti molto coinvolti in un dibattito sull’ ”etica nel mondo della comunicazione”: due giornalisti, Pino Ciociola – inviato di Avvenire e Rosario Carello del programma “A Sua immagine” di Rai 1 a confronto su uno dei temi più attuali e difficili di oggi.
Un discorso molto complesso, che coinvolge rapporti di potere, etica, libertà personale…
Sono tanti i giornalisti che sanno scrivere bene. Ma come lo fanno?
Sono inviati che vanno sul campo per cercare la Verità, per se stessa? Per “annusare l’aria”, per sentire, vedere e toccare e raccontare semplicemente cosa hanno sentito, visto e toccato? O forse la maggioranza è composta da coloro che vanno a cercare elementi per suffragare “le verità” che vogliono raccontare?
E’ un dato di fatto che la Verità non viene cercata in se stessa, ma vengono usate “tante verità” come strumento contro qualcuno, contro degli avversari politici, culturali, … La Verità usata come campo di scontro, come mezzo e non come fine…
Siamo tutti coinvolti in una sfida di potere che ci ha fatto perdere ogni sicurezza e ogni fiducia nei mezzi di comunicazione. Oggi non abbiamo più fiducia nei media, la categoria dei giornalisti ha perso credibilità…
Ma il discorso sembra essere più complesso.
Noi lettori. Noi pubblico. In apparenza sembriamo la parte debole della Società… Quella che viene ingannata, …
Alcune considerazioni. Attorno alle grandi testate giornalistiche c’è una Comunità di lettori che vuole sentirsi dire certe cose e non altre. Chi legge molte volte non sceglie di cercare la Verità per se stessa, ma sa di trovarsi schierato da una parte che è contro un’altra.
Tante domande. Perché in Italia ci sono 6 milioni di persone che guardano il Grande Fratello? Come mai sappiamo tutto dei tanti “casi Avetrana” che popolano televisioni e carta stampata, mentre su tante altre questioni sappiamo molto poco?
Nelle scuole di giornalismo insegnano che un programma, una testata ha successo se parla di sesso, sangue, soldi… Forse anche il pubblico ha un suo potere… Forse esiste anche una nostra responsabilità come lettori…
Se è vero che i giornalisti spesso scrivono mezze, se non “false verità”, è anche vero che i lettori non contribuiscono a ricercare la Verità per se stessa….
E allora?
Forse occorre, ancora una volta, fare appello alla responsabilità personale, all’etica personale. Del giornalista. Del lettore. Andare contro corrente, ognuno nel contesto in cui si trova.
Che per il giornalista può voler dire fare la “prima mossa”, proponendo un titolo che ha a che fare con la Verità, anche se può risultare impopolare. Mettere al primo posto la ricerca della Verità per se stessa e non il consenso.
Che per il lettore può voler dire decidere ogni tanto spegnere la televisione. Può voler dire scegliere una testata o guardare un programma che cerca di fare cultura, che si impegna nel ricercare la Verità delle cose. Può voler dire approfondire una notizia, discuterne, in casa, con gli amici, con i colleghi.
Forse, ancora una volta, occorre fare il passaggio da una critica lamentosa fine a se stessa ad un impegno personale. Io dove guardo? Cosa mi interessa veramente? Come mi muovo?
Ma chi forma l’etica del lettore? Sicuramente non i media, non gli strumenti di informazione.
Ecco l’emergenza della questione educativa, che ancora oggi è responsabilità personale delle famiglie, delle scuole, degli ambienti di formazione dei ragazzi. Introdurre le nuove generazioni alla realtà con un criterio, con un senso critico, con una chiave di lettura che permetta loro di leggere, ascoltare, vedere, sentire,… dando un senso.