“Si è incendiato il Nord Africa e brucia l’Egitto, Paese arabo da sempre considerato perno dell’amicizia con l’Occidente: un incendio che, per una miriade di fondate ragioni, fa paura, specie all’Europa, così geograficamente vicina, così politicamente (e culturalmente) lontana. Soprattutto colpevolmente distratta. Distrazione non solo europea. E non solo politica. Ma distrazione colpevole su tutta la linea. Perché, anche stavolta, di questo improvviso irrompere sulla scena di una rivolta popolare così ampia, così densa di allarmanti interrogativi per il futuro, quasi nessuno degli ‘esperti’ s’era accorto, lo aveva previsto. E adesso, di fronte all’eruzione in corso, non trovano nulla da dire se non quello che qualsiasi profano vede a occhio nudo: è un rivolgimento, una rivoluzione, che resterà sui libri di storia. Ma in che modo, con quali conseguenze, nessuno lo sa. Eppure, averlo capito in tempo sarebbe stato necessario e utile, anche se non sufficiente. Così non è stato; […] Dunque, perché mai gli ‘esperti’ non riescono a fare il loro mestiere? Per fortuna, qualcuno, fra loro, si pone onestamente la domanda. E dà risposte convincenti: se gli esperti non riescono più a vedere ‘avanti’ come sarebbe loro compito, forse è perché si concentrano nello studio degli Stati, (governi, capi di stato, strutture economiche, politiche, culturali e simili), trascurando però quello dei popoli che li abitano. Sembra l’uovo di Colombo, ma probabilmente è vero. Tanto più in tempi di internet, di globalizzazione, ecc… In altre parole: se non ti sforzi di andar a vedere, a sentire come vive e cosa pensa la massa delle persone, quella reale, non quella che ti passa il circuito dell’informazione più o meno ‘ufficiale’, più o meno paludata, non potrai mai capire dove e come sta andando il mondo.[…]” di Gabriella Sartori
Ognuno di noi vorrebbe capire l’andamento nazionale e internazionale, comprendere le cause delle rimostranze di interi popoli e le conseguenze dei fatti di questi giorni.
Si tratta di situazioni in apparenza uguali, ma profondamente diverse per la tipologia di interlocutori che si affrontano, il loro effettivo potere la loro effettiva cultura. Tunisia, Algeria, Egitto: movimenti di popolo sembrano replicare quelli della storia recente, di Stati soggetti a dominio dittatoriale. Comunque sia, siamo spettatori di iniziative dove tante persone sono disposte a ribellarsi fino a dare la propria vita.
Rivoluzione – cioè cambiamento radicale – non è solo il frutto di un rovesciamento di potere, solitamente accompagnato da spargimento di sangue. È soprattutto presa di coscienza della propria dignità. Questo significa che la rivoluzione culturale precede quella politica. L’augurio è che in questi Paesi sia data l’occasione di una vera rivoluzione culturale.