La mostra Aldo Tagliaferro. L’immagine trovata, inaugurata lo scorso 26 novembre, nasce dalla volontà dell’Archivio Tagliaferro di concedere in comodato d’uso gratuito al MAGA, un numero di opere dell’artista in modo da far conoscere e rendere fruibile il lavoro di uno dei principali artisti concettuali italiani nato a Legnano (Mi) nel 1936 e morto a Parma nel 2009.
Le opere che vanno ad arricchire la collezione permanente del museo sono inserite in un percorso rivolto a presentare la ricerca dell’artista attraverso le opere più significative dal 1970 al 2000.
Centro della riflessione e punto di partenza del progetto è Analisi del feticismo e le sue componenti, n. 1, 1977, opera esposta alla quarta mostra L’arte sperimentale dei nuovi mezzi espressivi e comunicativi del X Premio Nazionale di Pittura Città di Gallarate nel 1977 ed entrata a far parte della collezione del museo nello stesso anno, per donazione del Premio Gallarate.
Il sottotitolo della mostra L’immagine trovata è un rimando stretto al titolo del progetto complessivo, “Analisi del feticismo” da un’immagine trovata, di cui l’opera fa parte.
Il percorso della mostra ha inizio proprio da questa immagine “trovata” dall’artista su un muro in Waterlooplein ad Amsterdam e, successivamente, con una nuova soluzione formale, “trovata” dal pubblico. Infatti, come scrive Tagliaferro nel 1976 “questo lavoro è un’analisi sulle possibilità molteplici di lettura di un’immagine quando questa viene isolata dalla sua funzione specifica e si sviluppa in tre momenti: l’individuazione del “segnale” che sussiste oggettivamente, l’interpretazione soggettiva, l’evidenziazione e il coinvolgimento attraverso la soluzione formale”.
Il fulcro della mostra è quindi posto sulle molteplici possibilità di lettura di un’immagine e sulla sua interpretazione soggettiva da parte del pubblico, per questo, il contesto si apre con le due opere più importanti del 1970, Verifica di una mostra e Analisi di un ruolo operativo, che segnano un superamento della Mec art cui l’artista aveva aderito.
Il passaggio da una particolare attenzione all’obiettività del mezzo fotografico e alla spersonalizzazione del ruolo dell’artista, a uno sguardo sul coinvolgimento critico del pubblico avviene proprio nel 1970, quando Tagliaferro inizia a concentrarsi sulle reazioni e sui comportamenti del pubblico, definendo una nuova funzione dell’arte e spostando l’analisi proprio su quei meccanismi linguistici che attivano l’esperienza e la riflessione personale.
Il mezzo, la macchina fotografica, e il metodo, quasi scientifico dell’analisi e della verifica, vengono utilizzati per indagare temi universali, ma per questo vissuti da ciascuno in modo del tutto soggettivo, quali la morte, il tempo, la memoria, l’io.
Tagliaferro attua un rovesciamento che porta ognuno di noi a essere provocato dall’immagine e quindi ad avere verso di essa un pensiero critico, facendo diventare noi i veri protagonisti della mostra.
Nelle sale espositive e sul catalogo le opere sono affiancate ai testi che l’artista ha scritto, a volte, a più riprese, mentre realizzava i progetti. Le riflessioni metodologiche e gli statement del lavoro, redatti, esclusivamente a macchina da scrivere, con uno stile analitico e rigoroso, testimoniano la lucidità del processo creativo di Tagliaferro e ci fanno entrare a pieno nel suo modus operandi, rivelandoci il suo acuto e mai banale pensiero.
Le opere esposte provengono in gran parte dall’Archivio Aldo Tagliaferro e da gallerie e collezionisti privati che ringraziamo per la collaborazione.
A cura di Giulia Formenti
In collaborazione con
Archivio Aldo Tagliaferro
Catalogo a cura di Giulia Formenti
Laura Carrù
Organizzazione Giulia Formenti Laura Carrù
con la collaborazione di Leonora Petazzi
Didattica Dipartimento educativo del Museo MAGA
Orari
martedì-venerdì 10.30-18.30
sabato-domenica 10.30-19.30
ingresso intero euro 5,00 – ingresso ridotto euro 3,00