Il diario di 25 anni fa: introduzione di Michele Serra a “Tutti al mare”
L’idea che un giornalista debba produrre “notizie”, pur nella sua evidente bizzaria (è noto che le notizie sono prodotte dalle telescriventi), mi sembra tutto sommato lecita. Per questo i giornali si leggono: per avere notizie.
Il mio sarà una specie di diario di viaggio lungo le coste italiane, da Ventimiglia a Trieste, da dettare in presa diretta durante tutto il mese d’agosto, un articolo al giorno. La fretta, la mole di lavoro, la varietà delle situazioni , impedendomi di «dire tutto» sull’oggetto del mio reportage (per «dire tutto» di ogni angolo d’Italia non basterebbero cento vite), mi ponevano in una situazione in cui dovevo scrivere tutte le sere fidandomi solo della mia sensibilità, non avendo altro filo conduttore che il dovere-piacere di scrivere.
Il rischio (non evitabile e forse non evitato) del pressappochismo e della superficialità mi sembrava ampiamente compensato dall’onestà dell’intento: non mi sognavo neppure di sfornare un’inchiesta con tutti i crismi della cosiddetta completezza; solo di trasformare in articoli di giornale impressioni, riflessioni e piccole avventure di un italiano che viaggia in Italia.
I vicedirettori dell’Unità Renzo Foa e Giancarlo Bosetti furono subito entusiasti del progetto. Ascoltarono con vivo interesse le motivazioni personali e umane della delirante proposta, le approvarono con amichevoli grugniti e bofonchiarono quasi all’unisono “centocinquanta righe, altrimenti tagliamo”, massimo grado di approvazione e solidarietà cui può assurgere un vicedirettore.
Lo comprerò e lo leggerò!
Ciao, non so se tu ti riferisca a quello di Serra o al mio. In ogni caso grazie per il tuo commento