Malgrado l’arrivo del solito Cristoforo Colombo nel 1502 le Corn Islands, giusto il plurale perché le isole sono due, queste terre restarono incontaminate fino al 1660. Da li in avanti gli europei se le sono contese a suon di cannoni e pirati.
In ogni caso dal 1841 sono indipendenti e gli schiavi che vi furono portati per coltivare il grano, da qui il nome delle isole, furono liberi.La great Corn island è abbastanza grande da smarrirsi tra piccoli centri abitati e spiagge selvagge, ma anche abbastanza piccola da ritrovare con facilità la strada di casa. La popolazione è accogliente e come dice la mitica Lonely Planet, “il reggae e la musica country coesistono in totale armonia. Più a lungo vi si soggiorna meno voglia avrete di andarvene”. E quanto è vero. Ci ha accolto anche un tempo incredibile con un sole e una temperatura da incanto. Unico rammarico il divieto di pesca delle aragoste per tre mesi e la sospensione del campionato di baseball. Ma ce ne faremo una ragione anche perché qui le spiagge sono come nelle cartoline con le sole palme da cocco a fare da sceneggiatura.