(d. f.) Secondo dei tre appuntamenti con “Perle di Leggenda”, la nostra rubrica che intende raccontarvi episodi inediti – o quasi – accaduti negli anni più belli e vincenti della storia della Pallacanestro Varese. Come settimana scorsa, a guidarci è il veterano del giornalismo Pier Fausto Vedani che ci racconta i primi due aneddoti. Il terzo lo abbiamo recuperato da una nostra intervista, ormai datata (2004), a Claudio Piovanelli che a fine anni Settanta era la voce con cui Radio Varese raccontava le partite della squadra. QUI il link per aderire al programma Varese Leggenda (online è possibile solo attraverso VareseNews).
SCARPE A BRNO – Di notte, negli alberghi in cui alloggiava, la banda gialloblù della Ignis spostava – addirittura di alcuni piani – decine di paia scarpe messe dai clienti davanti alla porte delle camere per la lucidatura. Un giorno a Brno i giocatori videro che per preservare il pavimento in legno del piccolo impianto di gioco bisognava lasciare fuori le scarpe dalla palestra. Dopo la partita Valerio Vatteroni, toscano dall’aplomb nobile, guardando la immensa distesa di scarpe ebbe un pensiero per i suoi cari plebei dello scherzo: “Deh, questa sì che è un’occasione persa, anzi in assoluto la migliore di una vita!”
BIANCOROSSO: LATTE E VINO – Precampionato Ignis, anno di grazia 1968-’69, Appennino reggiano: match amichevole e visita a un podere dove ci fu la conferma dell’anima biancorossa di Varese (nonostante i colori ufficiali fossero quelli dell’azienda di Borghi). Aldo Ossola chiese di bere latte appena munto e fu subito accontentato con diverse scodelle della bianca delizia. Il massaggiatore Marino Capellini (a destra nella foto) scelse invece di essere guidato in cantina per fare conoscenza del rosso locale. Tra lui e il vignaiuolo ci fu collaborazione e conversazione per poco più di un’ora; al piano di sopra però si udirono esclamazioni di gioia all’apertura di ognuna delle cinque bottiglie esaminate a fondo. E tutte naturalmente promosse.
L’EMERSON VESTE PRADA – Madrid 1979, il Real pensa di poter mangiarsi l’Emerson nella semifinale di ritorno di Coppa Campioni (Varese vinse di 4 all’andata) vista anche l’assenza dell’infortunato Meneghin. Però si va al supplementare, i biancorossi arrivano agli sgoccioli della gara con un punto di vantaggio, 82 a 83. A soli 2″ dalla fine lo spagnolo Prada tentò il tiro della disperazione da molto lontano, il chiacchierato arbitro Arabadyan vide un fallo di Ossola e concesse i tiri liberi. Prada si presentò in lunetta potendo sfruttare la regola di allora: chi sbagliava il primo libero poteva contare su altri due tentativi (il “2+1”). Lo spagnolo sbagliò il primo, poi fallì pure il secondo e si mangiò anche il terzo tentativo. Il povero Prada fu costretto a chiedere perdono ai compagni per quegli errori incredibili. I tifosi del Real si scatenarono immediatamente con un lancio di oggetti di ogni tipo (lattine, giornali…) e poi, dopo lo “sfogo”, si alzarono in piedi a tributare un interminabile applauso ai giocatori della Pallacanestro Varese».
Grande articolo, grazie!