Ramadan: un invito per tutti alla coerenza

.

Cari amici di Varese Terra Santa Blog,

dopo tre mesi di silenzio torno a farmi vivo, soprattutto per rassicurare quelli si chiedevano che fine avessi fatto. È presto detto: ho lavorato, pregato e basta; sempre piegato su dettagli di poco interesse per voi e sempre chiuso dentro, ma senza la voglia e il tempo di guardare fuori.

In realtà ieri notte la testa fuori l’ho messa; o, più esattamente, ho curiosato dalla finestra della mia stanza per capire chi facesse tutto quel casino. Era una manifestazioni di ebrei nazionalisti che in gran numero sfilavano verso la Porta di Damasco gridando slogan che inneggiavano a Gerusalemme. Qui avranno incrociato i musulmani che si recavano alla preghiera durante il mese di Ramadan, per poi fare il giro esterno delle mura fino al Muro Occidentale (o “del pianto”, come dite voi in Occidente). In questo giorno (per gli ebrei Tisha Beav, che quest’anno cade il 29 luglio) entrambi i gruppi religiosi sono in digiuno, i musulmani perché siamo nel mese di Ramadan e gli ebrei perché ricordano la distruzione sia del primo che del secondo Tempio (586 avanti Cristo ad opera di Nabucodonosor e 70 DC ad per mano delle truppe di Tito). Perché vi dico questo? Solo perché ho fatto la foto che vedete. Però questa potrebbe essere l’occasione anche per una breve riflessione sul digiuno.

 Il digiuno è una confessione di fede fatta col corpo, come risposta d’amore alla grazia di Dio, che ci ha amato per primo. In questo senso è anche una sorta di dichiarazione d’amore. Ci può essere vero amore laddove si rifugge da rinuncia e sacrificio? Facciamo un test: sposereste un “lui” o una “lei” che vi dicesse: “Ti amo, ma non chiedermi di dimostrarlo”? Così il digiuno è come una prova di amore che si fa con amore. Il digiuno (come le altre forme di penitenza) è segno ed esercizio della propria volontà di conversione. Ma la conversione è un’esperienza religiosa e umana, che in quanto tale richiede la partecipazione anche del corpo.

A seconda delle tradizioni religiose il digiuno assume anche altri significati, come quello di purificazione e di espiazione. Il digiuno, in quanto segno di una volontà di conversione, di purificazione, di espiazione, ha anche un forte valore di testimonianza. Come non rimanere impressionati ed edificati dalla costanza di questi musulmani che in questo mese di Ramadan stanno senza mangiare e senza bere dall’alba al tramonto, tantopiù in un periodo così caldo dell’anno?

Qui in Terra Santa, a seconda della ricorrenza, digiunano tutti: ebrei, musulmani e cristiani. Purtroppo proprio qui a Gerusalemme è più facile constatare che quelli che digiunano di meno –e che quindi danno su questo punto meno testimonianza- siamo proprio noi cattolici. E, tra i cattolici, i religiosi. Forse perché studiamo troppo. Quelli che hanno studiato ti spiegano che penitenza significa conversione, che nel vangelo conversione è una parola greca che si chiama metànoia e che la metanoia è il cambiamento del cuore e della mente dal male al bene: insomma, tutto un giro di parole che per qualcuno teorizza l’illusione di potersi convertire senza fare penitenza.

La Chiesa italiana poi ci mette del suo e ammette e dispone come “digiuno” addirittura un atto che è il suo contrario, cioè il mangiare (cfr. la nota pastorale “Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza” del 1994). Si tratta di un mangiare regolamentato: un solo pasto al giorno con eventuali piccole integrazioni al mattino e alla sera: faccio notare che nessun vocabolario registra questa accezione di “digiuno” come valida per la lingua italiana, e che se tutto il mondo digiunasse in questo modo il problema della fame nel mondo non esisterebbe.

Sotto sotto c’è forse anche la preoccupazione del pastore di non essere più seguito dalle proprie pecore; ma a Gerusalemme sembra che le cose non stiano così, e che dove la fede è vissuta con maggior coerenza e radicalità (una radicalità semplice, antropologica, non fondamentalista, non cieca) la religione torna ad interessare, perché rappresenta maggiormente l’uomo, fatto di anima e di corpo.

Io comunque sono tornato a 110 kg di ciccia e di peccati, e voglio prendere stimolo da questo Ramadan per un recupero sia fisico che spirituale.