Sei fresca come l’aria…

Permettete se vi propongo una merenda a base di frivolezze? Dovunque leggerete di Steve Jobs, di crisi economica o – ad andar bene – del mancato ombelico della Ferrari (e sia chiaro: per me i geni Yamamay l’hanno cancellato apposta per farne parlare. Oppure il chirurgo che, dopo la liposuzione, faceva tardi all’apericena, si è scordato di riattaccarlo…), ma qui non vogliatemene se vi segnalo la notizia del giorno: Alba si è sposata.

Alla faccia di escort e di veline quindicenni che ne dimostrano trentacinque portati male, la vecchietta è convolata a terze (giuste) nozze. Marito di tutto rispetto (secondo me, anche testato ben benino) e una look che la Perego, da poco convolata con il Lucio, se lo sogna…

Che dire: auguri!

Questo lo dedico alla mia cuginetta Chiara e a tutti quelli che ogni tanto hanno bisogno di pane e argomenti futili. E, infine, a tutte quelle che hanno perso ogni speranza :-). C’è sempre tempo!

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Sentenze e vita reale

Ieri sera la guardavo. Con quel bel faccino pulito e gli orecchini della Prima Comunione, cercavo di immaginarmi cosa pensasse, mentre aspettava la sentenza. “Dai che li frego tutti?” oppure “Riavrò la mia vita, finalmente?”. In ogni caso, colpevole o innocente, non credo la riavrà più come prima.

Conta poco cosa pensa una blogger tacco 12 su una questione così seria.  Certo un giudizio è duro farselo – nonostante ovunque se ne possa leggere uno – anche ad essere dei dottoroni. Non, però, su un Sistema, che ci fa meno onore della faccenda delle escort… Un po’ di vergogna l’ho provata ieri sera per questo. E anche per aver pensato: “Speriamo che si sbrighino che c’è il finale di stagione di Falling Skies” sull’altro canale. Alle volte, varrebbe la pena di darsi un pizzicotto e ricordarsi che quella è la vita reale.

E che a casa c’è qualcuno che piange una figlia morta ammazzata. Chissà perchè. E chissà da chi.

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Nel tunnel dei neutrini tenere i fari accesi

Posso dirlo visto che agisco dietro pseudonimo e che le mie due o tre lettrici devono essere piuttosto fedeli se continuano a commentare le mie cavolate??? Dunque rischio e azzardo: a me piace la Gelmini. Maria Star, a dire della Luciana. Mi piace la sua compostezza, la sua risposta pronta e sicura anche quando è alle strette che più strette non si può e anche l’evidenza è contro di lei. Ha tutta la mia simpatia una che va in tv slavata come un cencio, con tailleurini che mia nonna al super non avrebbe messo mai, ma che fanno tanto vintage appena prestato da Barbara Bush. E gli occhiali? Che dire? l’unico vezzo in tanto anonimo formalismo. Adorabile coraggiosa.

Ora, perdonatemi se – riguardo ai neutrini – il mio istinto da ghost writer, pseudogiornalista e pseudopseudoaddettostampa mi fanno piangere di compassione per il/la poveretto/a che le ha suggerito cotanta minch…ehm… minuscola imprecisione. Perdonatemi anche se solo la parola neutrini mi manda in sbattito il cervello e non me ne vogliate se non mi interessa capire da dove passano…

Ma rifletteteci: l’enorme cassa di risonanza di certe scemenze dette o fatte da singoli, ci fa spesso perdere di vista i problemi reali. Beccatevi questa: Ministro Gelmini, Lei si vergogna qualche volta? Noi spesso. 

Letta? Ora ditemi se le barzellette sui neutrini vi fanno ancora ridere.

 

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Un sacco di bei vestiti. Vuoti…

Nonostante io, Vichy, sia una signorina di buona famiglia e abbia chiare alcune regole basilari della buona convivenza, sono una sostenitrice convinta dei diritti altrui. Non sono la tipa che scende in piazza con la maglietta “senonoraquando” contro la strumentalizzazione della donna, perchè penso che se vuoi darla via (tout court, tanto per rialzare il livello della prosa) per una buona sommetta, sono fatti tuoi e incolpare l’altra metà del cielo, perchè noi siamo incapaci di intendere e di volere, è un filino furbetto. Ognuna è libera di fare le proprie scelte e di sbagliare (secondo me e secondo la morale condivisa, che se è condivisa, pensate un po’, ci sarà un motivo…) e di accettarne le conseguenze, e io sono libera di farmi venire un conato.

Quest’intervista alla Terry gira da qualche giorno. L’ho ascoltata, come davanti a una commedia o meglio sperando che lo fosse: è surreale. Sia chiaro non mi frega del discorso politico, parlo della Terry e di quello che dice: “quando sei onesto non fai un grande business: è la legge di mercato“. E perplessa anche lei mentre lo dice!

La farei ascoltare a scuola e al catechismo. La terrò per le mie figlie quando ne avrò e chiederò loro: voi vorreste veramente essere così? Per un bicchiere di bollicine e un (bel) vestito (di Prada, ci tiene a sottolineare! Io le farei causa se fossi la Miuccia)?

Forse è il momento di riflettere, di capire di chi è la responsabilità e ammettere che magari è anche nostra. Forse è il momento di spegnere il pc, staccare il telefono e prendere per mano le bambine e insegnar loro che oltre l’apparenza, c’è un mondo di gioie da conquistare che appartiene solo a chi se le merita.

E che le altre, invece, avranno un sacco di bei vestiti. Vuoti.

Intanto, penso alla Terry, alla sua mamma (se non se l’è già venduta!) e a chi le vuol bene. Un’intervista così (sempre che sia spontanea) è come un suicidio. Non si torna mica indietro.

 

 

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Sorrisi in tasca (della borsa)

Sono passati i tempi in cui qui sopra mettevo le foto di Elisabetta e George, per sorridere un po’: ora tirar fuori un tema che faccia sorridere, a guardare le notizie di attualità e cronaca, pare proprio impossibile. Persino il pettegolezzo è di basso profilo: l‘estate 2011 scivola via con il triangolo Fede, Luca, Filippo, che, perdonate la libertà, sa un po’ troppo di pane casereccio e prosciutto cotto, mentre – almeno nel gossip – ci piace la tartina col caviale sbocconcellata a Beverly Hills. Va benissimo anche se si chiama Paris.

E, invece, crisi e devastazioni, tagli di qui, aumenti di là, avvocati e controavvocati in pole, veline rosse e veline verdi (ma una velina fucsia non sarebbe molto più chic?)… Una certa depressione, a capirne qualcosa, ti viene. Altro che pensieri (sconnessi).

L’altro giorno ero ad una manifestazione importante, in un contesto importante, presenze importanti e arredo importante. Impossibile non trovare qualcosa di importante su cui riflettere o di cui parlare. Mi si avvicina una signora (importante?) e mi sorride, decisamente compiaciuta. Anch’io lo sono: sta decisamente per dirmi qualcosa di importante. “Meravigliosa la sua borsa!” sussurra. E se ne va, lasciandomi senza parole.

Come dire, le cose che contano…

Però, mi ha fatto pensare alla fortuna di nascere donne: il mondo è in crisi, ma ci sarà sempre una bella borsa a farci sorridere un po’.

 

 

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Marco se n’è andato…

Caro diario, caro zainetto… Archiviati – ma non troppo – i consigli per il caldo (bevete e state in casa!… praticamente un elogio all’alcolismo) parte la notizia del momento: caro materiale scolastico, quanto mi costi!?

Quest’anno, sarà la cartella delle Fairies a mandare in rovina il budget familiare? Bene di sicuro non fa. Ma voi mamme e papà varesini della mia generazione, al di là degli opportuni conti in tasca, non sentite un po’ di… nostalgia?

Tornavo dalle vacanze con un unico pensiero. Rivedere Marco. Marco era lì, come sempre, ad aspettarmi in Corso Matteotti. Bello come il sole. Pronto ad offrirmi tutto quello che aveva. A sorprendermi. A farmi felice.

Marco non mi deludeva mai. La mia centesima cosa da fare a Varese. Ma, in ordine, la prima.

Marco non era una un negozio. Era un mondo di fascino, profumi e colori. Una specie di parco dei divertimenti della cartolibreria.

Ora il diario dei Gormiti per vostro figlio lo prenderete all’Iper. I tempi cambiano, gli amori pure. Ma Marco, in questo periodo dell’anno, mi tornerà sempre in mente, con la sua pila di Smemo. E mi mancherà.

 

 

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Pensieri in HD

Da tanto non vi scrivo più una delle mie… frivolezze :-), ma ieri sera mentre leggevo un libro (a proposito, lo presenta alle 18.30 al MiaBeach di Busto la mia amica Silvia Giovannini con l’autrice, Elena Orlandi, niente di meno che life trainer!) pensavo che dovevo assolutamente parlarvene: anche questo è blog power, decidere di sporcare la pagina di un libro con una freccina e la scritta blog, come se questo fosse senza dubbio parte della mia vita… reale :-)!

Il pensiero è potente” scrive la nostra autrice. “Stabilito questo di tratterà di imparare ad usarlo nel modo corretto. Obiettivo: pensieri di alta qualità… perchè… noi siamo ciò che pensiamo.” Bei pensieri e buoni propositi (non benpensantismo e buonismo, si intende): qui ne parliamo spesso alla faccia di chi vuol essere infelice a tutti i costi (se poi è felice di essere infelice, buon per lui…).

Io ve lo segnalo: il libro si intitola Licenza di Chissenefrega! di Elena Orlandi (Buffo che qualcuno di mestiere faccia la Allenatrice alla felicità…). Con tutto il rispetto, liberissimi di pensare: Chissenefrega! Ma intanto mi piace augurarvi buoni pensieri di qualità!

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Mutante…e fiero! (+SUPERsondaggio)

Me-ra-vi-glio-so.  Certo, vale solo se la frase “grandi poteri implicano grandi responsabilità” vi dice qualcosa e se vi piacciono le lotte tra il bene e il male, in cui i buoni vincono sempre ma i cattivi sono i più carini… Ma se vale questo anche per voi – mi perdoni il Lupastro se gli rubo il lavoro – andate a vedere l’ultimo Xmen.

Premetto che non adoro i prequel (di una storia voi volete sapere come va a finire. Da dove parta cosa vi interessa se già sapete che poi muoiono tutti?) e dopo un po’ le saghe mi stufano (soprattutto quelle di pirati, fantasmi e Johnny Depp, peggio che mai se in 3d) ma questo è veramente un bel film.

Una storia sensata, attori azzeccati (dite la verità: voi fareste mai arrabbiare Kevin Bacon?), effetti  speciali all’altezza e, ovviamente, la morale buonista, ma senza troppo miele. Una metafora estetica molto effetto lifting: se volete farvi accettare dagli altri, dovete prima accettarvi voi stessi.

E poi un cameo che da solo vale tutto il film. Hugh Jackman, Wolverine prima degli artigli. Dice una sola parola, ma come la dice lui… ti scioglie! Mi perdonino le persone perbene, ma cito testuale: “vaffanculo”. Credetemi, ogni tanto ci sta!

Se la pensate come me, e se ogni tanto volate con la fantasia, vi propongo un supergiochino: siete più i tipi che vorrebbero saltellare da un grattacielo all’altro da mattina a sera o preferireste fermare i cattivi (o i buoni, a vostra discrezione) con la telepatia? Eccovi un super sondaggio su Varesenews! fateci sapere…

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Il mondo è… un blog

“Cerco un’America che forse non c’è nemmeno più/Cerco un nastro d’asfalto che corre dritto verso il blu/E cerco le risposte che non troverò/Le cerco perché l’importante è il viaggio, non dove andrò”. Chi conosce questo blog lo sa: non sono versi di fine ‘800. E’ una canzone di Max Pezzali.

Perfetta per parlarvi di pensieri di viaggio, un po’ sconnessi. Tra le emozioni del nostro diretùr in un viaggio nel mondo Whirlpool, e le suggestioni pazzesche, consigli di viaggio, che arrivano da ogni dove in questa stagione (le avete viste le foto del parco dei divertimenti total pink dedicato niente di meno che a Hello Kitty? ma io posso non farci un pellegrinaggio?)

Tra desiderio profondo di andare lontano, scoprire, approfondire, sapere, conoscere e conoscersi, e semplice, ma legittima, voglia di mete lontane, un po’ sogni americani, un po’ oasi di relax e di divertimento.

Oggi con Whirlpool (e con Marco che gioca ancora la magica carta del blog, per me lo strumento più affascinante per trasformarci in un attimo in compagni di un viaggio virtuale), alla scoperta dell’America, ma anche della nostra identità. Domani… chissà!

“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”. Cito Sant’Agostino – che dopo Pezzali ed Hello Kitty – fa molto ragazza culturalmente impegnata… perchè lo dice meglio di me.

Buon viaggio, dovunque voi siate!


 

 

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L’identità

“Cos’è l’identità?” Mi chiede mio nipote dopo la festa dell’asilo. Io guardo in giro tesa, cercando con gli occhi un appiglio o un consiglio e poi deglutisco: sono sola. Devo rispondere. Almeno non è una domanda sul sesso.

L’identità – rispondo geniale – è quello che sei veramente. Come ti chiami, dove vivi, cosa fai: insomma, chi sei. C’è anche la carta di identità.

Mi sembra sufficientemente soddisfatto e, comunque, ha già perso troppo tempo: deve giocare con le figurine.

Ma io ormai sono persa nei massimi sistemi. In questo 150esimo, la parola identità è un jolly che fa figo in ogni discorso. Ma l’identità è anche appartenenza a qualcosa di diverso: ieri un articoletto sulla scuola che ho frequentato, ha risvegliato nei mie “compagni” un affettoso senso di identità. E mi ha fatto riflettere…

Se quello che sei veramente è l’identità, non è solo un jolly, ma una roba complessa, straricca. Che va conosciuta e apprezzata bene.

Un po’ troppo per un blog effetto lifting, in effetti… Ma se c’è una cosa che ho imparato è: le domande dei bambini sono sempre fighe.

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