Il sacrificio degli studenti

Il 23 luglio 1959 Erick Ramurez, Josè Rubì, Mauricio Martinez e Sergio Saldana caddero sotto i colpi della guardia nazionale.
“Gli studenti, come ogni anno, stavano manifestando. – Racconta Josè Eloy Sanchez Arguello, socio del Rio Indio Ecolodge e nostro accompagnatore nel tour. – Fino ad allora questa iniziativa era di burla, di gioco. Si chiamava “la manifestazione de los Pelones” perché era abitudine che i ragazzi che entravano all’università si tagliassero i capelli. La rivoluzione a Cuba aveva rinforzato il desiderio di liberazione di tutto il continente e anche in Nicaragua nacquero le prime cellule di rivolta. Il fronte sandinista iniziava ad esser attivo nelle università e proprio in quell’anno ci fu la prima svolta”.
Il dottor Sanchez aveva quindici anni. “Vivevo a due quadre da dove passava il corteo e ricordo benissimo quanto desiderassi partecipare, ma mia mamma non me lo permise. Gli studenti avevano subito fatto capire che sarebbe stata una manifestazione diversa. Stavolta la protesta era politica e con il rischio di scontri. Però poi non successe niente e una volta arrivati nella zona della cattedrale anziché marciare verso il presidio della Guardia nazionale, svoltarono per rientrare all’università. Fu allora che i militari aprirono il fuoco alle spalle degli studenti uccidendone quattro e ferendo molti altri”.
Il Fronte sandinista era ancora un’idea di Carlos Fonseca e pochi altri, ma il germe della liberazione dalla dittatura era piantato. Ci vollero ancora vent’anni, alcuni di questi terribili e sanguinosi, prima che Somoza venisse costretto ad abbandonare il potere e il paese.
Per capire bene cosa sia stato e sia il sandinismo è necessario conoscere la storia di Sandino e quella di alcuni comandanti. Per dare solo un’idea è interessante leggere lo statuto del Fronte, redatto nel 1969, segno della volontà di essere una vera organizzazione politico militare per sconfiggere la dittatura. Gli articoli 23 e 24 parlano del diritto di critica all’interno del fronte e recitano testualmente: “La critica debe ser: justa, politica, seria, oportuna, fraterna, energica. La critica deve esser sempre accettata con serenità, soddisfazione e firmata”. 
Niente male per un’organizzazione che stava combattendo una lotta impari e che era composta di poche decine di persone.